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direttore Paolo Di Maira

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Franceschini sulle windows : “Sono pronto a rivedere il decreto anche prima del termine fissato. Fate un accordo e io lo ratifico”

Come previsto e auspicato, l’incontro istituzionale Ritorno al Cinema che questo pomeriggio ha ufficialmente chiuso le Giornate Professionali di Cinema Reload, è stato prezioso per chiarire i rapporti tra le categorie della filiera e soprattutto tra queste e il MIC.

Soprattutto per quel che concerne il “famigerato” decreto del MIC del 1o maggio, che ridefinisce l’obbligo di uscita in sala per i film italiani introducendo, fino al 31 dicembre, nuove disposizioni che consentono per l’uscita in streaming e televisione, una finestra di 30 giorni dalla data di prima uscita al cinema.

La prima notizia è che il decreto, fortemente avversato dagli esercenti nella persona del suo presidente Lorini, non l’hanno chiesto né i distributori né i produttori ( lo hanno detto, nell’incontro, i presidenti Francesca Cima e Luigi Lonigro).

Se ne è assunto la responsabilità il Ministro della Cultura Dario Franceschini: collegatosi con la manifestazione, ha giustificato il decreto sottolineandone le buone intenzioni ( “diminuire il differenziale tra film italiani e film stranieri”), ma soprattutto la natura transitoria della misura.

Con prontezza Franceschini – questa è la seconda e più importante notizia – si è rivolto ai tre presidenti (degli esercenti, dei distributori e dei produttori), e, ispirandosi al modello francese, ha rilanciato: “sono pronto a rivedere il decreto, anche prima del termine fissato. Aspetto da voi una proposta: fate un accordo tra le parti e io la ratifico con decreto ministeriale”. Ha aggiunto poi altri nodi da sciogliere, come la concentrazione dei film a Natale, e gli incentivi che “vanno aggiustati”. Anche qui l’invito: “Fate una proposta”.

Tutto cambia, Franceschini ne è convinto, e chiede retoricamente: “siamo sicuri che piattaforme e sale siano in competizione?”. L’obiettivo, ribadisce, è “allargare la platea”. Ma , ricollegandosi ai sostegni di cui ha beneficiato il settore, ha assicurato che questi non cesseranno con la fine della pandemia; rispolverando l’eccezione culturale rispetto alle logiche di mercato, ha detto: “tutte le attività vanno aiutate, ma alcuni settori come le sale cinematografiche (e le librerie) hanno un valore sociale che giustifica l’aiuto dello Stato”. Infine, sul controverso orario del coprifuoco ( la richiesta è spostarla di un’ora), il Ministro della Cultura non ha infiammato gli animi, limitandosi a dire che anche il cinema dovrà adeguarsi alle regole generali le quali, come è noto, dipendono dall’andamento della pandemia.

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