Molte delle conquiste europee del cinema (dalla legge sull’eccezione culturale al circuito Europa Cinema di sale d’essai) derivano dalla politica francese, che è all’avanguardia proprio perché tutte le categorie sono unite e coinvolte nel sostegno al cinema, anche se rappresentano interessi diversi. Pensare a sostenere solo la produzione è riduttivo- Ha dichiarato Domenico Dinoia, presidente FICE, intervenendo al convegno “Belle Toujours”, dedicato alla Legge sul Cinema in Francia, che si è tenuto oggi, 31 ottobre a Firenze, nell’ambito di France Odeon, il Festival di Cinema francese di Firenze, diretto da Francesco Ranieri Martinotti.
Con i suoi 193 milioni di biglietti staccati (in Italia 106) e oltre 5500 sale distribuite sul territorio nazionale (in Italia meno di 4000), il sistema audiovisivo francese gode di ottima salute, tanto che ogni anno il comparto produce complessivamente l’1% del Pil e impiega 340 mila professionisti (l’1,3% dell’occupazione generale). Questo si deve in larga misura dalla legge sul cinema (pensata nel 1947 ma poi rinnovatasi nel tempo, seguendo l’evoluzione della tecnologia), che si basa sul semplice meccanismo secondo cui tutti coloro che traggono profitto dallo sfruttamento di un’opera cinematografica debbano necessariamente reimmettere una parte di quel profitto nel settore.
Il 10,72% di ogni biglietto staccato in sala, il 5,5% del fatturato delle televisioni, il 2% del prezzo di vendita/affitto di DVD e film su internet: tutti insieme costituiscono il nocciolo duro delle risorse a sostegno del cinema.
690 milioni di euro nel 2013, che vanno a finanziare sviluppo delle storie, scrittura, produzione, distribuzione (nazionale e internazionale), esercizio, conservazione del patrimonio, insegnamento di cinema nelle scuole.
“In Italia le categorie del sistema preferiscono avere un contatto diretto con il Ministero per prendere ognuna la propria parte. – Prosegue Dinoia -Basti pensare alla Festa del Cinema, che abbiamo tanto voluto importare dagli altri paesi. Peccato che poi, durante quella settimana, i distributori più grossi abbiano tolto i film che potevano attirare più pubblico. E’ necessario costruire un percorso nuovo che tenga conto delle eccellenze che abbiamo; penso ad esempio alle tante sale d’essai e alla loro capacità di portare pubblico al cinema, di far vedere film d’autore. Proprio ieri sera ho inaugurato una nuova sala a Milano, il Palestrina, che era chiusa da qualche mese e che seguirà le orme del cinema Messico (non a caso l’ho aperta con il suo direttore, Antonio Sancassani) , film indipendenti e di qualità, incontri con gli autori, teniture più lunghe. Insomma, ieri c’erano 300 persone a vedere “Still Life”, e questo significa che abbiamo ancora bisogno della magia del cinema. Dobbiamo dar il via ad un percorso nuovo, dove tutti gli attori della filiera si uniscano: servirebbe che qualcuno si prendesse la responsabilità di questo, e che credo che ce l’abbia il Ministero dei Beni Culturali per primo.”
Chiamata in causa anche da Enrico Caria, regista e associato ANAC: (“sappiamo che il Ministro Franceschini sta lavorando alla nuova legge del cinema, a cui vorremmo dare il nostro contributo”), la politica ha risposto, attraverso le parole della senatrice Rosa Maria Di Giorgi, membro della 7° Commissione Istruzione pubblica, Beni Culturali, che ha annunciato una nuova Legge sul Cinema: ”a gennaio presenteremo il testo, che avrà il contributo di tutti voi: è stato fatto un collegato alla Legge di Stabilità sul cinema e lo spettacolo, questo dimostra la volontà del ministro di realizzare la legge in tempi brevi. Prossimamente alcuni di voi saranno ascoltati in commissione e poi procederemo con il primo testo.”