E’ il team creativo di BBC Studios per la campagna di Doctor Who: Flux il vincitore del primo Creative Campaign Award, istituito quest’anno da Series Mania e consegnato oggi a Phil Ball, a capo della divisione creativa e a Sarah Bold, alla guida della divisone Brand and Marketing, Scripted.
L’idea alla base della campagna è stata quella di portare i ‘disturbi di flusso’ della serie (un mystery, dove un evento cosmico cambiai il corso della storia, cosicché le diverse dimensioni si fondono assieme e le linee temporali si dissolvono) nella realtà, rendendo labili i confini fra questa e l’universo finzionale della serie.
E’ stata messa a punto un’ambiziosa caccia al tesoro on e offline, partita da un messaggio segreto nel teaser trailer e composta di tredici indizi nascosti ovunque nello spazio e nel tempo, perfino in un dipinto del 19° secolo in mostra a Liverpool. L’ultimo indizio forniva la password per sbloccare il trailer e un messaggio dall’attrice Jodie Whittaker. E questo, che ha assicurato un’enorme copertura mediatica e la creazione di una solida fan base, era solo l’inizio: lo step successivo è stato la cancellazione di tutti gli account social e del sito ufficiale della serie, che racconta anche di un black out a seguito di un’invasione aliena.
Dopo 24 ore, il ‘ritorno’ online con nuovi artwork e un nuovo trailer.
Il successo è stato enorme, con oltre un milione di visualizzazioni che si sono aggiunte a quelle delle campagne precedenti.
C’è stata anche una Menzione Speciale, andata al marketing Manager di Netflix Matthieu Abadon per Lupin: l’idea vincente è stata quella di trasformare Lupin stesso, l’attore Omar Sy, in uno dei lavoratori impegnati nella metro di Parigi proprio ad affiggere i poster della serie. Giocando sulla logline Hai visto ma non hai guardato (You saw but you didn’t look), che è la stessa attorno a cui ruota il concept della serie, che accende una luce su gli invisibili della società.
Mettere in evidenza con stile è un’arte che Series Mania ha deciso di premiare in un momento in cui il numero esorbitante di serie disponibili ogni giorno rischia di appiattire la produzione e confondere lo spettatore