direttore Paolo Di Maira

FONDI/Il ruolo emergente delle Regioni

di Alberto Pasquale


Le Regioni, ma anche i distretti amministrativi più circoscritti (Province, Comuni) stanno assumendo un ruolo crescente nel finanziamento delle opere audiovisive.
Il tentativo di attrarre finanziamenti sul territorio, sia in virtù dei “moltiplicatori” della spesa diretta per la produzione, sia nella prospettiva di valorizzare l’immagine del territorio, sta affiancando ai tradizionali canali di finanziamento pubblico “” centralizzati “” un insieme di risorse messe a disposizione dagli enti pubblici territoriali, in primis le Regioni.


Il fenomeno non è solo nazionale.
Solo a livello europeo, fanno parte di Cine Regio, il network che li raccoglie, ben 33 fondi appartenenti a 12 Paesi membri dell’UE, più Norvegia, Svizzera e Serbia.
Per l’Italia ci sono Filas (Lazio) e Apulia Film Commission (Puglia).


Nel nostro Paese, oltre ai due fondi citati, vanno segnalati tra gli altri il Film Investment Piedmont (Piemonte) e il FVG Film Fund (Friuli Venezia Giulia).


L’elenco non finisce qui, in quanto altre Regioni, tra cui la Sicilia e da fine maggio la Toscana, hanno fondi dedicati a questi fini.

Al momento non esiste uno studio aggiornato, completo e sistematico per stabilire quanto sia stato impegnato e quanto sia stato erogato su questi Fondi Regionali.
Si tratta però di cifre che nel complesso, approssimativamente, superano i 10 milioni di euro all’anno.
Teniamo presente che nel triennio 2007-2009 il FUS, Fondo Unico per lo Spettacolo, per quanto riguarda il cinema ha avuto la seguente ripartizione:


 


Ben diversa era la situazione negli anni precedenti. Se guardiamo al periodo 2003-2007:



STANZIAMENTI A VALERE SUL FONDO UNICO PER LO SPETTACOLO AL SETTORE CINEMATOGRAFICO, ANNI 203-2007 


Ci sono dunque per il 2009 circa 20 milioni di euro in meno rispetto al 2008 e 10 milioni in meno rispetto al 2007. Il FUS 2009 viene così ripartito:


 


Come si vede, più del 40% viene destinato a “premiare” i migliori incassi.
Solo 11,4 milioni vanno alla produzione e distribuzione di nuovi film. Infatti, sul totale di 69.746.497 euro del FUS cinema, 30 milioni di euro sono destinati ai contributi sugli incassi e 11.446.497 vanno al Fondo per le attività  cinematografiche previsto dalla Legge per il Cinema.
La ripartizione assegna 7 milioni di euro alle attività  di promozione cinematografica in Italia, 2 milioni e 500 mila euro ai contributi per i cinema d’essai, 1 milione di euro a quelli per le associazioni culturali e 500 mila euro alle attività  di promozione cinematografica all’estero. Ammontano, infine, a 10 milioni e 500 mila euro le risorse per i contributi destinati al Centro sperimentale di cinematografia e a 6 milioni e 800 mila euro quelli per la Fondazione “La Biennale di Venezia”. Da questo punto di vista, appare evidente la necessità  per i produttori di ricorrere a forme di finanziamento “Extra- FUS”, quali i Fondi Regionali, in attesa che vengano emanati gli attesissimi decreti attuativi per il credito d’imposta.


A margine di questo discorso, vale la pena osservare la seguente tabella:



DISTRIBUZIONE REGIONALE DEI FONDI DESTINATI DIRETTAMENTE ALLA PRODUZIONE, ANNO 2007


 


Si tratta dei contributi “automatici” sugli incassi, definiti “sostegno diretto” alla produzione.
Si concentrano quasi per intero sul Lazio, il distretto audiovisivo al quale facevamo riferimento in apertura.
Questa circostanza ha generato qualche reazione politica da parte della Lega Nord.
Sostenendo infatti che il cinema italiano non può rimanere «un affare ristretto» riservato alla città  di Roma che esprime il maggior numero di autori e artisti «anche se gli va riconosciuto il merito di aver espresso in passato un patrimonio culturale importante nella formazione di un’identità  nazionale condivisa», è stata avanzata al Senato dalla Lega Nord una proposta di legge sul cinema, presentata dai senatori Irene Aderenti, Rossana Boldi e Luciano Cagnin.
Vengono evidenziati nella proposta «notevoli storture nel sistema» individuabili in una gestione fortemente politicizzata dei fondi destinati al cinema, «con forti interessi legati alla Capitale, in un significativo nepotismo a livello artistico nella formazione delle professionalità  che ha comportato delle forti barriere rispetto ai nuovi ingressi, in un predominio culturale che troppo spesso si declina in chiave romano- centrica e che ha finito per relegare in un angolo folkloristico le ragioni e le tradizioni culturali del Nord».


Dai senatori proponenti arriva la richiesta di riforma del FUS con una distribuzione per l’80% alle regioni e il restante 20% gestito dalla Commissione per il mantenimento di opere prime e seconde di interesse culturale nazionale.
Nella loro proposta si introduce la stabilizzazione degli incentivi fiscali quali il tax credit e tax shelter per i privati che vogliono partecipare alla produzione della cultura in qualità  di soggetti paritari e con la possibilità  di usufruire di ritorni economici e di immagine significativi.
Gli strumenti adatti a gestire le risorse a livello regionale sarebbero le Film Commission Regionali, «fatta eccezione per le Film Commission Piemonte e Friuli Venezia Giulia che già  rappresentano l’applicazione virtuosa della capacità  culturale ed imprenditoriale delle strutture».


Sarebbe dunque giunto il momento di «trasferire dal ministero dei Beni culturali alle Regioni una parte dei ruoli e delle competenze in materia creando, di conseguenza, importanti opportunità  lavorative dislocate in più territori e non solo a Roma, aiutando le giovani imprese di produzione ad affacciarsi sul mercato».


A nostro parere, questo movimento dal centro alla periferia, sta già  avvenendo spontaneamente.
Tuttavia, per quante buone ragioni ci possano essere in questa proposta, eper quanto possa essere ritenuta valida a livello produttivo (meno, forse, a livello distributivo), resta qualche dubbio in merito alla effettiva possibilità  di moltiplicare indefinitamente e su vasta scala i “distretti dell’audiovisivo”, che necessitano comunque di agglomerazione e concentrazione dei talenti nei luoghi che offrono le migliori condizioni per lo sviluppo della creatività .

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