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direttore Paolo Di Maira

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FONDI REGIONALI/Alla scoperta dell’altro

“ I fondi regionali contribuiscono almeno quanto il FUS al sostegno dell’audiovisivo italiano, eppure di loro non c’è traccia nello studio presentato da ANICA e MiBAC”.

Silvio Maselli, presidente dell’Italian Film Commissions esprime la “perplessità” degli associati rispetto “alla scelta metodologica di avere omesso completamente dalla valutazione dei numeri del cinema italiano il peso sempre più rilevante dei sistemi dei Fondi regionali nella composizione del sostegno pubblico al cinema”.
Anche se non è possibile  un’esatta comparazione tra FUS e Fondi Regionali, in quanto quest’ultimi si riferiscono all’intero comparto dell’audiovisivo e non soltanto al cinema, Maselli non teme smentite: “Sono sufficienti i Fondi di 4 regioni – Lazio, Puglia, Piemonte, Alto Adige – a raggiungere i circa 24 milioni di euro cui ammonta l’importo del FUS nel 2012”.

L’omissione lamentata da Maselli è particolarmente “visibile” nel grafico sulla composizione dei capitali italiani dei film prodotti, dove i Fondi regionali vengono compresi “sotto l’onnicomprensiva e difficilmente intelligibile voce ‘altro’” (una macroarea di quasi due terzi dell’intera “torta”, 224 milioni di euro, che comprende “fondi comunitari, fondi locali,apporti societari, prevendite diritti etc.”). Ricompare, l’assenza, nel grafico concernente gli investimenti pubblici, dove accanto alla fascia del Tax credit interno alla produzione ( 37,1 milioni) e Tax credit investitori esterni ( 19,3 milioni) figura solo l’investimento pubblico nazionale diretto ( cioè il FUS) pari a 24,4 milioni di euro.

Sulle ragioni di questa “scelta medotologica” il presidente dell’Italian Film Commissions prova a dare una valutazione: “spero che questa omissione non favorisca l’ideologia secondo la quale è sempre bene dire che la modernizzazione è fatta dagli investitori privati, e che il fatto che il sostegno pubblico si stia contraendo è un bene. Questo è un falso, perché sempre più le produzioni audiovisive si rivolgono ai territori per coprire il loro gap finanziario”.

La “omissione” viene ammessa  dalla Direzione Cinema, ma in Via del Collegio Romano assicurano che non c’è alcun retropensiero: più semplicemente, si giustificano,  nello studio è stata riproposta  una formula standard utilizzata negli anni scorsi. Nei prossimi mesi l’indagine sarà pubblicata in un volume e sarà arricchita di tutta una serie di dati che non hanno trovato spazio nella presentazione alla stampa. Nell’occasione saranno quindi inseriti anche i dati concernenti i Fondi Regionali. E comunque, si assicura, questi dati saranno regolarmente inclusi a partire dalle prossime edizioni del rapporto annuale, a conferma del peso che l’apporto del territorio ha conquistato nella produzione cinematografica nazionale.

 

 

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