di Paolo Di Maira
Il 2009 è stato un anno importante per le Film Commission italiane”, dichiara Maurizio Gemma alla sua prima uscita pubblica come presidente dell’Associazione Film Commission Italiane.
In questa pagina pubblichiamo un giudizio estremamente positivo sulle Film Commission italiane, rilasciata a Cinema & Video International da un produttore importante come Carlo Degli Esposti. Onori ma anche una grande responsabilità “¦
Le parole di Carlo Degli Esposti sono un’importante testimonianza del lavoro che svolgiamo.
Del resto, i numeri che sono venuti fuori dal Film Commission Day lo scorso giugno, ma anche gli argomenti discussi, dimostrano che malgrado la diversità delle organizzazioni e delle loro dimensioni, queste realtà costituiscono un sistema integrato di servizi ed agevolazioni per l’intero Paese, anche grazie al lavoro dell’Associazione che le rappresenta.
Le FC hanno incrementato la qualità delle produzioni nei territori, e soprattutto ne hanno favorito il decentramento, promuovendo anche lo sviluppo dei comparti locali e la crescita tecnologica, lo scambio di esperienze e di know how.
Disomogeneità significa mancanza di uno standard di servizi comune a tutte le FC: sembra essere questo il maggior problema della realtà italiana
E’ nostra intenzione fare incontri periodici tra le FC e gli enti locali ad esse collegate per sollecitare una maggiore omogeneità di finanziamenti e di attività , perché difatti, l’affidabilità dei servizi è spesso connessa alla disponibilità di risorse oltre che alla professionalità dei singoli addetti. Ottenere una maggiore omogeneità di risorse e di attenzione da parte degli enti collegati, ci permetterebbe di porci con ancora più autorevolezza all’esterno. Va chiarito comunque che uno standard di servizi comune esiste, poiché tutte le organizzazioni già garantiscono con successo i servizi tipici, anche se è opportuno ribadire che ciascuna organizzazione rispondendo ad un preciso mandato territoriale, regionale o locale, è espressione delle caratteristiche, delle politiche, nonché delle vocazioni e delle priorità del territorio di riferimento.
Come si muoverà il nuovo consiglio direttivo?
Vogliamo promuovere un migliore rapporto con le associazioni di categoria e con le istituzioni nazionali, affrontando sia i nodi delle politiche audiovisive, sia le questioni più tecniche e professionali, legate al nostro core business: mi riferisco ad esempio alle autorizzazioni e alle agevolazioni per le riprese sul territorio.
Ciò richiede, una maggiore fluidità nei rapporti con il Demanio, le Ferrovie dello Stato, Forze Armate. Insomma, tutte le istituzioni e le loro declinazioni territoriali, da cui dipende la disponibilità di ambienti e soluzioni per le varie esigenze produttive a cui una troupe va incontro soprattutto lontano dai centri di produzione tradizionali.
Il nostro obiettivo è stabilire con questi interlocutori degli accordi, delle alleanze per ridurre, o meglio ancora abbattere, le burocrazie al fine di permettere alle singole Film Commission di offrire ai produttori un servizio ancora migliore, ma anche di garantire il giusto ritorno ai territori assicurando che nel rapporto fecondo e ormai ben noto tra produzione audiovisiva e regioni, vengano garantite tutte le parti.
Tra i principali compiti dell’associazione da lei presieduta c’è la rappresentanza e la promozione delle Film Commission italiane all’estero. Finora questa azione è stata condotta in modo frammentario. Cosa vi proponete di fare?
Il vero valore aggiunto della nostra azione sta nell’attrazione di investimenti dall’esterno. Faremo bene il nostro lavoro quando riusciremo a fare veramente squadra con Cinecittà Luce, Enit, Ministero del Turismo.
Con questi enti abbiamo messo in calendario una serie d’incontri. Sarà un test importante.
Al momento stiamo lavorando molto bene con l’ICE, un partenariato all’insegna dell’internazionalizzazione.
Stiamo facendo un lavoro importante e di qualità .
Ma non basta: occorre favorire la percezione di un sistema coeso, ovvero un comparto competitivo.
Mettere assieme le Film Commissions, “fare sistema”, si scontra con la tendenza centrifuga delle diverse regioni”¦
Una cosa è certa: l’audiovisivo non è soltanto strumento di promozione territoriale, ma anche elemento per lo sviluppo del territorio, lavoro, tecnologia, identità .
Non tutte le regioni hanno la stessa vocazione: per il Lazio l’audiovisivo è un presidio strategico, la Campania ha dato all’audiovisivo una vocazione turistica, il Piemonte industriale, la Puglia culturale e via discorrendo.
Tuttavia è importante far crescere in tutte le regioni la capacità di accoglienza e qualità del comparto locale, per incoraggiare investimenti e decentramento.
Se da una parte la sana competizione dei territori può andare nel senso di questa crescita, non bisogna dimenticare che l’industria internazionale difficilmente intercetta il singolo territorio, se non come parte di una brand Italia che tutti insieme dobbiamo sostenere. Pertanto, la crescita delle singole realtà locali va incoraggiata nella direzione di una crescita comune all’interno di una unica strategia che ambiremmo condividere con un sempre miglior dialogo sia con i produttori che con le istituzioni.
Carlo Degli Esposti/Film Commissions, uno spazio di libertà
“L’attenzione delle Regioni e delle Film Commission al prodotto televisivo e cinematografico è uno dei pochi spazi, se non l’unico, di libertà di mercato in Italia”.
Non ha dubbi il produttore Carlo Degli Esposti. “Proprio per questo “” continua Degli Esposti nella dichiarazione rilasciata a Cinema & Video International – le regioni dovrebbero trovare gli strumenti per instaurare rapporti diretti con le produzioni indipendenti, e non limitarsi a comunicare con le emittenti, che già dominano il mercato e non hanno davvero bisogno di sostegno economico. Le regioni stanno sempre più creando ricchezza di prodotto e aprendo uno spazio di libertà nel mercato: speriamo che questo trend continui”.
(a cura di Michela Greco)