Con un budget di 3 milioni di euro e una squadra di 10 persone, Film Commission Torino Piemonte attraversa il suo quindicesimo anno di attività. Dal quartier generale di Via Cagliari, ex fabbrica divenuta “la casa dei produttori”, il direttore Davide Bracco sottolinea con orgoglio: “Il territorio ora è in grado di fornire maestranze per almeno tre/quattro produzioni contemporaneamente, cosa che difficilmente si verifica in altre ragioni italiane, se escludiamo il Lazio. Credo sia questa una delle offerte più interessanti che riusciamo a fare ai produttori “.
Torino, come sappiamo, ha una storia importante in fatto di cinema e televisione. 15 anni di Film Commission hanno capitalizzato questo patrimonio, disegnando il perimetro di un “sistema” che ha i suoi lati nel Museo del Cinema, nel Torino Film Festival, nel Centro di Produzione Rai di Torino, e che ha fatto sì che la regione sia percepita come secondo polo audiovisivo nazionale.
La collaborazione della Film Commission con il Centro di Produzione Rai di Torino, storico avamposto della televisione italiana, è divenuta più intensa e si concretizza quest’anno con l’avvio della produzione della lunga serie tv “Non uccidere”(titolo provvisorio).
Con un budget di 7 milioni e 800 mila euro, “Non uccidere” è diretta da Giuseppe Gagliardi su sceneggiatura di Claudio Corbucci, prodotta da Fremantle Media per Rai Fiction. Protagonista è Miriam Leone nei panni di Valeria Ferro, una detective dal passato oscuro.
Per il Centro di Produzione Rai di Torino la posta in gioco è alta: “ E’ importante – conferma il direttore Pietro Grignani – sia per la durata dell’impegno che non sarà meno di sei mesi, essendo una fiction di lunga serialità, sia perché ha una vocazione di alta gamma, con l’ambizione di vivere anche oltre il mercato italiano”.
Internazionale è infatti la logica produttiva, a cominciare dal formato che sarà di 100 minuti, invece dei consueti 50, per 12 episodi, ma lo è anche la forma narrativa (un modello: la serie HBO “True Detective”). “Le figure tecniche chiave saranno quasi tutte interne all’azienda, ed è stato molto bello vedere il desiderio di ciascuno di rimettersi in gioco, aggiornare, quando necessario, le proprie competenze”.
Un patrimonio di competenze che negli anni 70/80, lo ricordiamo, dettero vita a quelli che all’epoca si chiamavano “sceneggiati” (“I Buddenbrook” o “Le tigri di Mompracen” o “Bel Ami”, solo per fare qualche titolo).
La preparazione al 2 marzo, inizio delle riprese, ha comportato uno scambio di persone e competenze con la sede di Roma e il Centro di Produzione Rai di Napoli, quest’ultimo già collaudato alla lunga serialità (“Un posto al sole”).
“C’è il ritorno del senso di squadra, della complicità”, commenta Grignani: “una bella pagina per la Rai. Ritornano quei valori identitari che sono necessari in momenti non facili come questo, non solo per l’azienda ma per tutto il Paese. Merito anche della lungimiranza di Tinni Andreatta alla guida di Rai Fiction e della rete, Rai Tre, che manderà la serie in onda in prima serata”.
E’ parte del nuovo clima il più stretto rapporto con la Film Commission, “capace di creare comunicazione tra i diversi attori di questa impresa, esterni ma anche interni”.
“Per il territorio – concorda il direttore della Film Commission Davide Bracco – è una nuova importante opportunità, non soltanto per l’investimento economico: la produzione sarà un grande laboratorio di innovazione e formazione”.