Ecco, forse la nuova frontiera per le FC italiane è da ricercarsi in una maggior condivisione dei programmi e delle best practices; la concorrenza tra noi, pur innegabile, non deve compromettere ciò che di virtuoso può nascere dall’unione delle forze e delle intelligenze.
Lo abbiamo provato in prima persona: la nascita di 2 fondi nostri “vicini di casa” come quelli di Trentino e Alto Adige, così autorevoli, anche dal punto di vista quantitativo, non ha affatto nuociuto al nostro Film Fund primogenito, tutt’altro.
Detto in soldoni: meglio avere 30 film da dividersi in tre, che averne 5 da tenere gelosamente per sé: è quello che è successo a nord-est, è quello che succede in tanti angoli d’Europa, e l’auspicio è che possa accadere anche nei rapporti tra le altre regioni italiane”.