Aprirà il 23 marzo al Palazzo Blu di Pisa la mostra Tirrenia città del Cinema. Pisorno-Cosmopolitan 1934-1969, che ricostruisce la storia degli studi cinematografici Pisorno, (ome che univa idealmente le città di Pisa e Livorno), creati nella pineta di Tirrenia nel 1934, i primi stabilimenti in Italia ad essere attrezzati adeguatamente per affrontare la produzione di film sonori.
Dalla fondazione della città e degli stabilimenti, ricostruita attraverso tavole, progetti, assonometrie e documenti originali, alla ricchezza della macchina-cinema, mostrata attraverso costumi, macchinari, sceneggiature, brochure pubblicitarie, ritratti di divi, foto di scena e manifesti, le diverse stagioni di Tirrenia, città del cinema prendono corpo insieme ai protagonisti di questa avventura, agli artefici, agli interpreti e ai testimoni.
Grazie a preziosi materiali originali provenienti da collezioni pubbliche e private e dagli archivi del Museo Nazionale del Cinema, la mostra offre inoltre una riflessione sui mestieri del cinema celebrando artisti riconosciuti e celebri, tra cui Renato Guttuso, di cui sono esposti disegni originali e inediti, tra i quali quelli realizzati per “I sequestrati di Altona” di Vittorio De Sica, e nomi meno noti eppure importanti, come quello del fotografo Emilio Gneme.
L’esposizione, curata da Giulia Carluccio, è organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu di Pisa in collaborazione con il Museo Nazionale di Cinema di Torino e costruisce un percorso in cui le vicende del nostro cinema si intrecciarono, in un costante dialogo, con quelle della storia italiana.
“Il cinema a Tirrenia, fra gli anni Trenta ed i Sessanta del secolo scorso, è un fenomeno nel quale confluiscono molti elementi della nostra storia di quegli anni non solo di storia del cinema, ma di quella che si usa chiamare la grande storia e di storia del costume.”– dichiara il Presidente della Fondazione Palazzo Blu Cosimo Bracci Torsi.
“Il caso degli studi di produzione Pisorno di Tirrenia, poi ribattezzati Cosmopolitan con l’arrivo di Carlo Ponti all’inizio degli anni Sessanta, è tra le esperienze storicamente più rilevanti di decentramento della produzione cinematografica italiana – aggiunge il Direttore del Museo Nazionale del Cinema Alberto Barbera -. La mostra, curata da Giulia Carluccio con passione e competenza, si propone come un’occasione importante per riaccendere i riflettori su un’esperienza che soltanto una colpevole disattenzione aveva sinora incomprensibilmente relegato tra le pagine minori scritte dall’avventurosa storia del cinema italiano”.