di Adriana Marmiroli
Berlino, prima festival (dal 1951), poi mercato cinematografico ma “di nicchia”, destinato ai film d’autore, sostanzialmente gli stessi del festival o produzioni similari.
L’Internationale Filmfestspiele Berlin, noto anche come Berlinale (8-18 febbraio 2007), ha conquistato una nuova sede e un nuovo status, un po’ come la città che lo ospita, un tempo terra di frontiera, “fortilizio capitalista assediato dai bolscevichi”, e ora capitale della Germania unificata. I film sono nel corso del tempo cambiati, gli americani hanno cominciato a dimostrarsi interessati alla manifestazione (trampolino di lancio per i titoli “in odore” d’Oscar in occasione dell’uscita europea) e il mercato parallelo a crescere.
I mutati equilibri avvenuti con lo spostamento da marzo a novembre dell’AFM e la morte del Mifed hanno fatto il resto. Il mercato berlinese domina incontrastato nel lungo periodo vuoto di eventi che va tra la manifestazione losangelina a novembre e Cannes a maggio. Cosa è cambiato o sta cambiando per l’European Film Market, mercato fino ad ora con una sua netta caratterizzazione “d’autore”? Secondo gli esportatori italiani, molto, tanto che se ne potrebbero snaturare le caratteristiche fino ad ora vincenti.
In ballo una crescita numerica delle aziende espositrici, un cambiamento della tipologia loro e del prodotto presentato, che potrebbero (e forse già lo fanno) trasformare radicalmente l’importanza strategica della manifestazione.
Pur con i dovuti distinguo, naturalmente, ma il coro è sostanzialmente unanime: Berlino si appresta a diventare un mercato “generalista” dominato dagli americani e dalla produzione più commerciale, come Los Angeles e Cannes, sempre meno interessante quindi per “il resto del mondo”. “Berlino è un mercato in crescita “” secondo Sesto Cifola di Rai Trade -, collocato in un periodo strategico, all’inizio dell’anno, equamente lontano da Los Angeles e da Cannes.
Quest’anno avremo un nostro spazio espositivo alla Martin Gropius Bau, dove mostrare uno showreel dei film in preparazione, delle fiction (“Caravaggio”) e dei cartoon (“Gino il pollo”, doppiato in inglese) che abbiamo in catalogo, mentre i film finiti verranno proiettati al mercato. Sono previsti 20.000 visitatori, il che significa che “” data la sua specificità di mercato per il prodotto europeo “” per noi italiani ha un’importanza paragonabile a Cannes e Los Angeles.
Anzi, per noi conta più dell’AFM, che secondo me, è sempre meno importante, vista la crisi e lo strapotere degli americani. Ovvero al AFM si va per vedere e trattare i diritti dei film americani; gli altri sono un contorno, un di più. Tant’è vero che da anni non faccio più proiezioni a Los Angeles, come Rai Trade sono presente in uno stand collettivo, ma sono pronto anche a non andarci proprio più. Insomma, l’AFM vive in questo momento, secondo me e malgrado abbia ucciso il Mifed spostandosi dalla primavera all’autunno, una crisi profonda. Berlino invece ha questo specifico, insito nel suo nome, che rende festival e mercato unici nel loro genere”.
La novità di quest’anno è che Rai Trade si presenta al mercato, oltre che con i tradizionali prodotti theatrical “d’autore”, con opere televisive “” fiction e cartoon “” e con film “direct to video” made in Italy. “Ormai tra cinema e televisione c’è poca differenza, i diversi prodotti si trattano comunque nei mercati.
Quanto ai film per il video, si tratta di un prodotto per noi nuovo, che stiamo testando: il ritorno al cinema di genere e a basso costo, che in passato ha fatto la fortuna del cinema italiano e di cui c’è una forte richiesta sul mercato, destinato all’homevideo e alle cable tv. Si tratta di film da 1-1,5 milioni di euro, girati in lingua inglese, di cui in Italia c’è ancora una tradizione produttiva.
Per ora abbiamo due titoli, coprodotti con Luciano Martino, il thriller “Deadly Kite Surf “, girato in Kenia, e l’action “Due Tigri”, girato a Shanghai”. Rai Trade presenta inoltre a Berlino ” Ma che ci faccio qui” di Francesco Amato, vincitore del NICE USA 2006, e ripropone “La vera leggenda di Tony Vilar” e “Uno su due”, che ebbero la loro premiere alla Festa del Cinema di Roma.
Il cinema di genere direct to video è presente anche nel listino berlinese del Filmexport Group di Roberto Di Girolamo, con l’horror “L’isola dei morti viventi” di Vincent Dawn (alias di Bruno Mattei) e i thriller “Psycho Game” e “The Jail”, questi già presentati a novembre all’AFM. “Film di genere e film “da festival”, come “Liscio”, molto apprezzato alla Festa del Cinema di Roma. Tra quelli ancora in post produzione “Fanny Hill”, dal romanzo omonimo, e il cartoon “L’ Arca di Noé”, una coproduzione cui teniamo molto anche per la sua qualità , testimoniata dal fatto che ha come coproduttore e distributore per l’America Latina Buena Vista”. Sul mercato del cinema direct to video, dice Di Girolamo: “30 anni fa quando abbiamo iniziato, il theatrical era il 100 per cento del mercato.
Ora non arriva al 30 per cento del prodotto trattato. I costi distributivi rendono sempre più arduo inserirsi su un mercato dominato dalle major hollywoodiane. Per il low budget esiste però ancora il mercato del homevideo e delle tv.
Mattei/Dawn è uno specialista del genere. I suoi film si vendono anche solo sulla carta, ha un club di estimatori paragonabile a quello che avevano i Bava e i Fulci ai tempi”. Secondo Di Girolamo, Berlino sta vivendo in questa fase di passaggio un grosso rischio, ovvero quello di trasformarsi in un mercato “generalista” alla Cannes e Los Angeles, rinunciando al suo specifico e alle potenzialità che ha, di essere l’unico mercato dove portare un certo tipo di prodotto: “Non puoi non esserci se hai film d’autore o di produzione non americana.
Se invece perde la sua specializzazione, si snatura e diventa meno interessante. Inoltre le sue strutture non sono all’altezza di questo ampliamento; meglio restare nel proprio specifico “di nicchia” e rafforzarlo. Anche perché qui non c’è concorrenza”.
Anche per Paola Corvino di Intramovies Berlino ha nel suo specifico di unico mercato del cinema di qualità ed europeo il suo vero valore. Anche lei teme la possibilità che il mercato venga fagocitato dagli americani, a cui continua – secondo lei – a non andare bene l’AFM così come è, sia per organizzazione che per collocazione temporale. “La trasformazione dell’EFM non è ancora avvenuta, ma si vede che questa è la tendenza e nel giro di un paio d’anni potrebbe portare a uno snaturamento del mercato tedesco.
Dopo averlo fin qui snobbato a favore di Cannes, già nel 2006 gli americani sono venuti in forze. Per noi europei Berlino ha sempre funzionato, anche quando a ridosso c’era Los Angeles. Ma d’ora in poi?”. Fedele al cinema d’autore, quest’anno a Berlino Intramovies presenta un solo film nuovo, quello di Giacomo Campiotti, “Mai più come prima”. “Non è un momento di grandi numeri questo per il nostro cinema.
Ma la qualità ne trova giovamento.
C’è più convinzione da parte dei produttori quando arrivano a produrre un film: mentre prima si faceva un film perché c’erano i fondi, ora è il momento di giovani produttori che hanno un film e per quel film vanno alla ricerca dei finanziamenti. E’ un rapporto molto più sano”. Ha un listino come sempre molto vario Adriana Chiesa: film italiani d’autore come “La sconosciuta” e “Viaggio segreto”, “La strada di Levi” e “Le rose del deserto”, ma anche produzioni straniere (il greco “Dying in Absence” di Nicos Panayotopoulos e il cubano “Quando la verdad despierta” di Angelo Rizzo) “per avere un pacchetto più ricco da offrire”.
E poi, novità assoluta, a Berlino annuncerà la raccolta in collezione dei documentari di Gianni Minà dedicati a Cuba. “Si tratta di sei film di assoluto interesse, materiale inedito e di valore storico: “Un giorno con Fidel”, sintesi di un’intervista di 16 ore in cui Castro ripercorre 50 anni di storia del suo paese; “Fidel incontra il Che”; “Il Papa e Fidel”, in due parti da 90 minuti, sul viaggio di Wojtyla a Cuba; “Cuba 30 anni dopo”; “Il Che 40 anni dopo”; “Marcos, aqui estamos”.
Anche per lei Berlino è fondamentale per il cinema: non solo italiano ma europeo in generale. “I compratori vengono con questo obiettivo. Non sono distratti da altro. Certo, se noi italiani ci presentassimo con una promozione mirata e ben gestita – troppe e quasi in concorrenza le sigle sotto il cui ombrello si muove il nostro cinema, tali da disorientare i nostri interlocutori stranieri -, sarebbe molto meglio. Berlino inoltre è un momento importante per incontrare gli altri esportatori europei che fanno parte dell’Associazione e i colleghi dell’Accademia Europea, di cui faccio parte, e definire strategie comuni, pur nella salvaguardia degli specifici culturali.
La natura e la forza di Berlino stanno proprio nel suo essere passerella del cinema indipendente e d’autore. Los Angeles per noi europei è ormai priva di interesse. Penso di non andarci più. Come terzo appuntamento dell’anno, con Berlino e Cannes, a questo punto potrebbe accreditarsi Roma, se continua sulla strada tracciata quest’anno”.
Cinema&Video International 1/2-2007
BERLINALE/COSTANZO IN CONCORSO
“In memoria di me” di Saverio Costanzo è il film italiano in concorso alla 57° Berlinale che si svolgerà dall’8 al 18 febbraio. Interpretato da Hristo Jivkov e ispirato al romanzo “Il gesuita perfetto” di Furio Monicelli (Mondadori), il film racconta l’ingresso in noviziato di un giovane intellettuale senza vocazione. A Berlino ci saranno anche, fuori concorso, i fratelli Taviani ,presenti nella sezione “Berlinale Special” con “La masseria delle allodole”. Coproduzione tra Italia (Rai Cinema), Francia, Spagna, Bulgaria, Gran Bretagna, il film è tratto dal romanzo omonimo di Antonia Arslan sul genocidio degli armeni. Marco Simon Puccioni ( vedi intervista a p. 41) con “Riparo”, concorre nella sezione Panorama, mentre Jasmine Trinca è “Shooting Star” di questa edizione della Berlinale. Infine, un omaggio al capolavoro di Giovanni Pastrone, “Cabiria”. Saranno proposte le due versioni a cura del Museo Nazionale del Cinema di Torino che ha restaurato la versione originale muta del 1913-14 e la versione sonora del 1931.