direttore Paolo Di Maira

EUROPA GREEN / Una cultura nuova da costruire

“Implementeremo le azioni del Media Action Plan, focalizzandoci sulle best practices alla produzione sostenibile, e stiamo portando avanti una discussione, con i fondi regionali e l’industria, per individuare strumenti comuni e standard green: inzieremo dal calcolatore di CO2, e vorremmo arrivare ad avere un qualcosa di stabilito all’interno dell’ecosistema audiovisivo entro la fine dell’anno” Così ha dichiarato Lucia Recalde, alla guida del programma di supporto ai Media e all’Industria Audiovisiva dell’Uinione Europea, nel suo intervento all’interno dell’incontro Boosting sustainable film through international collaboration organizzato dall’Osservatorio Europeo per l’Audiovisivo.

La necessità di armonizzare i differenti schemi europei per la sostenibilià, magari attraverso un maggiore dialogo fra industria e istituzioni è infatti una delle questioni più calde emerse dal panel.  La fiducia c’è: “basta pensare a dove eravamo cinque anni fa in tema di diversità in UK, mentre oggi è diventato un criterio imprescindibile per tutti coloro che ambiscono ad accedere ai fondi.” Ha detto la produttrice Pippa Harris, (Neal Street Productions). “Se in tre mesi di pandemia si è riusciti a creare protocolli comuni con regole standardizzate per far proseguire la produzione, si riuscirà ad armonizzare le pratiche per il green shooting!” ha aggiunto Adrian Wootton, CEO di Film London e moderatore dell’incontro. 

Sono stati presentati due esempi di certificazione e armonizzazione nell’interpretazione dei dati nel corso dell’incontro: Eureca (European Enviroment Calculator), che ha ‘riunito’ i calcolatori dei tre partners, PromálagaSlovak Film Fund e Flanders Audiovisaul Fund, di cui ha parlato Luz Molina, e il Green Film di Trentino Film Commission, illustrato dal direttore  Luca Ferrario, che è stato riconosciuto come modello standard nazionale dall’IRPA (Istituto per Protezione ambientale e la ricerca,) ed è stato successivamente  adottato da Italian Film Commission e da Cineregio. 

Mancano i dati, dice Ferrario, (il consumo di anidride carbonica delle produzioni – il carbon footprint-, o l’impatto economico dell’adozione di pratiche sostenibili); a raccoglierli sta provvedendo il Progetto di ricerca Green Film Lab, finanziato dal Ministero della Cultura. Mentre sul fronte della formazione di green producers e green managers, altro step cruciale, “stiamo costruendo un training paneuropeo con Torino Film Lab ed EAVE

Sul fronte della condivisione delle pratiche e dello scambio di idee tra professionisti europei, è interessante l’esempio dell’hub informativo Evergreen Prisma, presentato da Dietlind  Rott, di Lower Austria Film Commission.

“Sono molto orgogliosa perché le presentazioni di oggi sono il risultato delle condivisione delle esperienze, delle pratiche e dell’impegno fra molti dei fondi regionali che fanno parte di Cineregio, -dichiara Charlotte Applegren, segretario generale dell’associazione che riunisce i fondi regionali europei- Ci siamo sentiti soli a lungo, ma oggi siamo felici dell’interesse che tutti i fondi pubblici che supportano il cinema e l’audiovisivo stanno dimostrando verso la sostenibilità ambientale nel settore.  Abbiamo parlato con Eurimages e con altri fondi pubblici per suggerire di accettare i costi green nei budget di produzione: credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che tutto questo non si debba tradurre in un peso finanziario per i produttori, ma debba essere invece sostenuto dai fondi per l’audiovisivo.”   

Una via potrebbe essere quella di rendere obbligatoria l’adozione di un disciplinare green per accedere ai fondi pubblici? Chiede Wootton. Ma per ora la soluzione che appare più praticabile è quella della gradualità, con una premialità crescente negli incentivi, come quella che metterà a punto MEDIA, sottolinea Recalde: “perché il lavoro da fare è quello di costruire una mentalità, una cultura.” Un lavoro culturale dunque, che non può prescindere da un approccio globale, che non si limiti, cioè, alla fase della produzione, ma abbracci anche quella dello sviluppo (stanno nascendo workshops  dedicati alla sceneggiatura green), della postproduzione e introduca dunque la sostenibilità negli Studios, e della distribuzione, sia per ciò che concerne le iniziative di sostenibilità delle sale, sia per tutto il mondo delle piattaforme streaming (a questo proposito è spuntata una domanda dal pubblico, forse non troppo ironica: Jeff Bezos, il proprietario di IMDB, non potrebbe pensare di far qualcosa sulla sua piattaforma, come, ad esempio, indicare il costo ambientale di ogni film, ma anche il carbon footprint di una singola visione del film online?).

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