Venti nuovi dall’Europa.
Nel 2014 il programma MEDIA sarà integrato all’interno del nuovo programma Europa Creativa, presentato in occasione dell’ultimo festival di Roma nell’ambito di TBS.
Abbiamo chiesto a Giuseppe Massaro, direttore MEDIA Desk Italia, di riassumere le linee guida della manovra, che per il settore Media – che ingloba anche l’esperienza di MEDIA Mundus – prevede lo stanziamento di 819 milioni di euro (il 56% delle risorse) lungo sette anni.
Votato a grandissima maggioranza dal Parlamento Europeo, il Programma attende ora l’adozione da parte del Consiglio Europeo (entro il 10 dicembre), passaggio conclusivo cui seguirà la pubblicazione dei primi bandi entro fine anno.
Massaro, da cosa si comincia?
Dal settore dello sviluppo e dai festival. Il bando sviluppo verrà pubblicato a dicembre, mentre quello sui festival, normalmente semestrale, uscirà con un mese di ritardo, ma non ci saranno buchi di finanziamento, perché andrà a coprire il periodo dal 1° maggio al 31 ottobre 2014. A gennaio, poi, seguiranno gli altri bandi.
L’impressione è di una forte continuità con il Programma MEDIA 2007, fatta eccezione per due o tre punti inediti…
In effetti è così, ma questo Programma è frutto di una lunga battaglia.
La prima proposta della Commissione, a fine 2011, era di totale rottura: si voleva fare un “programmone” che, mettendo insieme Cultura e Media, di fatto toglieva identità a ciascun segmento.
Da lì una vera e propria levata di scudi da parte degli addetti ai lavori che ha portato a ricondurre il Programma sulla retta via grazie al formidabile lavoro dell’onorevole le Silvia Costa, relatrice del Programma all’Europarlamento, che è riuscita anche a difendere il budget complessivo, incrementato anzi di un 9% rispetto ai programmi passati.
Questa la genesi. Poi, finalmente, il Programma è stato adottato, ma la misura più innovativa che lo caratterizza – uno strumento finanziario transettoriale gestito dal FEI – Fondo Europeo per gli investimenti, cui vengono destinate il 13% delle risorse complessive – non partirà prima del 2016.
Parliamo delle novità.
Le principali sono due. Primo: l’istituzione di un fondo di coproduzione internazionale (1,5 milioni di dotazione per il 2014) che ha come obiettivo ultimo il finanziamento di 25 film attraverso 4-7 fondi.
Condizioni essenziali: la coproduzione europea con Paesi extra europei e la presenza di fondi preesistenti da almeno 12 mesi. Un paradosso per noi italiani, che non ne disponiamo. Per fruire dei fondi almeno a partire dal 2015, sarà quindi necessario costituirli subito.
L’altro strumento?
Un supporto diretto all’audience development allo scopo di stimolare l’interesse di un nuovo pubblico europeo composto in particolare da giovani e giovanissimi.
Due le sottolinee di intervento: attività abbinate a festival e ad eventi ad hoc e lo sviluppo della film literacy, una disciplina a cavallo tra settore audiovisivo ed istruzione dedicata all’alfabetizzazione cinematografica.
Una pratica molto diffusa nel Nord Europa ma in Italia ancora poco affermata, che tende alla formazione di una coscienza critica cinematografica fra i giovani. Organi deputati, la scuola e l’università, ma anche i festival finanziati, che dovranno attrezzarsi in questo senso.
Si è fatto riferimento anche all’universo dei videogames: in che modo entrano nel Programma?
I videogiochi prendono il posto delle opere interattive, ma senza la complementarietà con un’opera audiovisiva o di animazione, con uno stanziamento di 2,5 milioni per il 2014. L’aspettativa è di finanziarne circa 20, senza limiti di supporto. Le risorse sono distribuite tra lo sviluppo del concept e la messa a punto del prototipo finale.
Nel giro di boa, cosa abbiamo perso?
La prima formazione non esiste più: c’è solo quella professionale continua. E poi è stata abolita la linea di accesso al credito che consentiva di recuperare gli interessi passivi.
Come si preannuncia il nuovo Programma per gli italiani?
Esiste una criticità forte, oggetto di una probabile revisione nel prossimo futuro.
Europa Creativa contiene al suo interno delle norme di “discriminazione positiva” per i Paesi cinematograficamente “deboli”.
L’Italia rientra (con Germania, Spagna, Francia, Regno Unito) tra quelli ad alta capacità di produzione audiovisiva, mentre tutti gli altri Paesi potranno godere – specie per il settore dello sviluppo – di agevolazioni senza precedenti: fino a 10 punti su 100.
Per il 2014 i giochi sono fatti, ma l’obiettivo è affrontare l’argomento per il 2015.
Poi c’è un’altra questione: sui finanziamenti allo sviluppo, i festival e la distribuzione selettiva è stata istituita la “somma forfetaria”, che significa, per lo sviluppo di singoli progetti, uno stanziamento standard (25mila per i doc; dai 30 ai 50mila per film e tv; 60mila per l’animazione) senza tener conto del budget e senza necessità di alcuna rendicontazione.
Un meccanismo che si auspica venga utilizzato in modo virtuoso.