direttore Paolo Di Maira

EFF / Tra pochi mesi, il calcolatore europeo

Uno strumento di calcolo delle emissioni di CO2 nel settore audiovisivo online, userfriendly, a cui possa accedere il maggior numero di produttori europei vedendo immediatamente i risultati e che garantisca la comparabilità.
È questo l’obiettivo che fra pochi mesi, dovrebbe garantire un settore audiovisivo climate-neutral, promette la Commissione Europea, che da giugno ha attivato un gruppo di lavoro tecnico per la messa a punto di questo colcolatore, e che ha ribadito il suo impegno a sostenerlo finanziariamente all’interno dell’European Film Forum che si è svolto oggi all’EFM della Berlinale (con il titolo, appunto, di Towards a climate-neutral audiovisual sector)

Lucia Recalde, Deputy Director, Head of Unit Audiovisual Industry and Media Support Programmes at the European Commission  e Martin Dawson, Deputy Head of the MEDIA programme, European Commission, hanno sottolineato l’urgenza di questo percorso, soprattutto per le coproduzioni europee, che ne sono all’origine, e che hanno bisogno di incrementare la fiducia verso una strategia di sostenibilità condivisa, che integri i sistemi già esistenti, armonizzandoli e permettendo di confrontarli facilmente

Sì perché ad oggi, “calcolatori diversi danno risultati anche molto diversi sulla quantità di emissioni”, spiega Luz Molina, a capo dell’European Green Screen Project all’interno di Promálaga.

Le disparità fra paesi è un elemento sottolineato anche da Philip Gassmann, regista e produttore tedesco, esperto di green film, uno dei partecipanti alla messa a punto del calcolatore europeo, che rileva come “in Germania abbiamo circa 300 consulenti green ma non è lo stesso dappertutto. Dunque, questo strumento prevedrà livelli identici di CO2 per i principali parametri internazionali, e livelli specifici per parametri nazionali, quali l’elettricità ad esempio.”

Gassmann ha citato, inoltre, la nuova Ministra della Cultura tedesca, Claudia Roth, che “ha sottolineato la necessità di avere numeri precisi dall’Europa”, ricordando come recentemente in Germania i più grandi broadcasters, produttori e società di streaming, hanno sottoscritto la cosiddetta Green Shooting Initiative, che li vede allineati sul raggiungimento di standard ecologici minimi, e che “Il prossimo anno sarà esteso a tutti gli altri media”. 

L’importanza dei dati è cruciale, ed esistono importanti database, come quello del calcolatore Albert, “usato da più di 200 società in 40 paesi, che conta circa 11.000 ‘footprints’”, rivela la  consulente per la sostenibilità di Bafta-Albert Roser Canela Mas, ma fondamentale è analizzarli ed interpretarli, visto che tutti i numeri non sono uguali, sottolinea Luz Molina: l’uso di plastica e il riciclaggio della carta, ad esempio, non hanno lo stesso peso, a livello di emissioni, dei trasporti, dell’elettricità, dell’ospitalità, del catering e della scenografia.
“Il Covid ha dimostrato come le imprese di produzione si adattano con una certa flessibilità a nuove metodologie di lavoro che comportano anche budget crescenti: se certi accorgimenti son state incorporati per le disposizioni Covid, potranno esserlo anche per rendere il set più sostenibile.” Conclude Molina.

E in ogni caso, adattarsi alla transizione ecologica costerebbe molto di più fra dieci anni, quindi farlo adesso è già un risparmio: è l’opinione del produttore polacco Tomasz Morawski, di Haka Films, che precisa, comunque, che “ogni soluzione verde che abbiamo trovato e implementato sui set non ci è costata più soldi. In Polonia c’è un grande movimento per la sostenibilità, e le regioni ne sono i leader, con idee e iniziative per incentivarla.”

La necessità impellente, al di là dei calcolatori, sostiene la francese Alexandra Lebret, Managing Director di European Producers Club, è un cambio totale di paradigma, a partire dalle singole società di produzione che devono impegnarsi in prima persona: “molti produttori hanno inventato soluzioni innovative dal punto di vista della produzione dei costumi, dell’uso dei generatori: è necessaria una figura nell’industria che rilevi, riunisca e renda pubbliche queste innovazioni”

E soprattutto, sottolinea “credo credo che sia fondamentale ripensare anche alle modalità di finanziamento dei film legate ai fondi locali: il sistema degli obblighi territoriali non è affatto green!.”

Eppure sono proprio i fondi regionali e le film commission a trovarsi in prima linea per la battaglia verso la sostenibilità: le parole di Morawski sono condivise, nella tavola rotonda All about green training organizzata sempre oggi all’EFM da Ecoprod e Green Film Shooting, dalla produttrice polacca Alejanda Leszczynska (La Polaca Production): “con la Mazovia Warsaw film commission pubblicheremo una guideline per la produzione sostenibile, e lanceremo una serie di inziative di formazione sul green shooting.”

A questo proposito Giovanni Pompili, a capo di Kino Produzioni, ha parlato del nuovo Green Film Lab, organizzato da Torino Film Lab e Trentino Film Commission, e di cui è Head of Studies (leggi qui), ribadendo come i fondi regionali siano davvero i ‘game changers’ di questa partita. “Il mio impegno nella produzione green è iniziato circa 7 anni fa, grazie ad una conferenza organizzata a Cagliari dalla Sardegna Film Commission. Da allora cerco di seguire la massima: basso impatto ambientale, alto impatto sociale”.

E Nevina Satta, responsabile della film commission sarda, ha stressato la necessità per le istituzioni di promuovere anche una scrittura audiovisiva sostenibile, citando la recente iniziativa di Screen in Green, il concorso di sceneggiature dedicato proprio a questo, sostenuto dal Ministero della Transizione Ecologica e nato dalla collaborazione fra Sardegna Film Commission e Premio Solinas, proprio dal bisogno consistente di produrre contenuti legati alla transizione ecologica e che creino positività attorno al significato di sostenibilità della vita (leggi qui).

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