direttore Paolo Di Maira

ANIMAZIONE / Linda, Mary e i nuovi progetti di Malta e D’Alò

“L’animazione non è un genere!”: questa è la frase, citazione  di Guillermo del Toro, che il regista spagnolo Pablo Berger ha ripetuto come un mantra nel discorso di ringraziamenti per l’European FIlm Award vinto per il miglior film di animazione con il suo Robot Dreams.

La stessa cosa che ha ribadito con forza Chiara Malta,  anche lei candidata nella stessa categoria assieme a Sebastien Laudenbach con  Linda veut de Poulet, che è ‘arrivato’ a Berlino fresco del premio alla miglior sceneggiatura al Festival di Torino. Non il primo, perché il film, produzione maggioritaria  francese (Dolce Vita Films) e minoritaria italiana (Palosanto), fra i circa  20 premi ottenuti nei Festival International du Film Francophone di Namur: “questo  mi fa estremamente piacere, perché non è un premio all’animazione, ma al film. Infatti, l’animazione non è un genere ma una tecnica.” 

Tecnica peraltro usata da Malta in molti dei suoi film, a partire dal documentario Armando e la politica, la cui sceneggiatura, racconta la regista, fu sviluppata all’interno della residenza del Moulin d’Andè, “un luogo ricco di storia, dove fra l’altro è stato girato Jules et Jim, e dove, grazie ad un ‘credito’ di giorni  che mi era rimasto dalla scrittura del documentario, è nata anche la storia di Linda e il pollo (questo il titolo con cui uscirà il film in Italia, a maggio con I Wonder Pictures, n.d.r.)”. Una gestazione lunga, anche perché, continua Malta, “con Sebastien abbiamo messo il film nel cassetto per un po’, proprio in cerca della giusta tecnica di animazione: volevamo infatti, mantenerci all’interno di un budget contenuto, anche in coerenza con i temi affrontati dal film, dove si parla di sciopero generale, di persone che non vogliono essere sottomesse: con un budget di milioni di euro magari avremmo dovuto anche noi piegare la nostra creatività ai diktat di qualcun altro, e forse anche delocalizzare l’animazione.” 

Chiara Malta e Sebastien Laudenbach

Così non è stato: “l’abbiamo realizzato in studio a Parigi, con un’equipe di sette animatori (fra cui gli italiani Matteo Ricci, Carlotta Vacchetti e Simona Bursi), e la decoratrice Margaux Duseigneur a cui il film deve tutto perché se i personaggi riposano sul tratto poiché sono sempre in movimento, l’unica cosa che resta fissa e risalta sono gli sfondi, molto d’effetto, sintetici e falsamente naïf:  avevo l’impressione di lavorare con Picasso!”

Il film uscirà prossimamente in Giappone in America, in Spagna, Belgio.

Intanto, in Italia, rivela la regista, “I Wonder ha avuto l’idea di far uscire in concomitanza con il film, anche il libro illustrato di Chiara e il Pollo.” A scriverlo sarà probabilmente Carlotta Corradi, che ha già lavorato con Chiara Malta sulla serie alla sceneggiatura di Antonia, una serie commedia sull’endometriosi, prodotta da Groenlandia e Fidelio per Prime Video, con protagonisti Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea, che ne curerà anche la supervisione creativa. Corradi (“con cui è nato un grande sodalizio”, afferma Malta) ha scritto la sceneggiatura assieme a Licia Casseri e a Chiara Martegiani.  Antonia uscirà in febbraio.

NEl frattempo, conclude la regista, “sto adattando Con le peggiori intenzioni, il primo romanzo di Alessandro Piperno” Diventerà unlungometraggio, prodotto da Indiana e da Francesco Melzi.

Anche l’altro film in animazione candidato agli EFA, Mary e lo Spirito di Mezzanotte di Enzo D’Alò (uscito nelle sale italiane il 23 novembre con BIM), ha per protagonista una bambina e il suo rapporto con gli adulti della sua famiglia, che passa per la cucina, veicolo di memoria emotiva e testimone della tradizione che si tramanda di generazione in generazione. In Mary e lo Spirito di Mezzanotte, fra l’altro, quella di inserire il cibo come tema centrale è un’idea originale di D’Alò e del co-sceneggiatore, David Ingham, che i due hanno aggiunto all romanzo di Roddy Doyle, adattandolo per lo schermo. Inoltre, entrambe le produzioni, pur avendo strutture completamente diverse, (quello di Malta e Laudenbach è un piccolo film francese con una co-produzione minoritaria italiana, mentre quello di D’Alò è una grande co-produzione europea che ha coinvolto Italia, Irlanda, UK, Lussemburgo,  Germania, Latvia e Estonia), hanno coinvolto e dato spazio a giovani talenti. 

Enzo D’Alò

Tutti i disegni sono realizzati dall’illustratore del New Yorker, Peter De Sevè (che ha curato l’ animazione de L’Era Glaciale ed ha lavorato con Disney su Mulan e Ratatouille) come schizzi non animabili che quindi dovevano essere modificati. Ci ha pensato una squadra composta da circa 55 animatori sparsi per l’Europa, e all’interno di due importanti e promettenti poli italiani.

“In Toscana abbiamo aperto uno studio dentro Manifatture Digitali Cinema Prato, spazio messo a disposizione da Toscana FIlm Commission che ci ha dato anche un finanziamento. Lì abbiamo lavorato con  una quindicina di animatori giovani, tutti alla prima esperienza nel lungometraggio, e alcuni alla prima esperienza come animatori.
A Napoli, invece sei animatori sono stati soprattutto impegnati in un grande lavoro di scenografia. La Campania  è una regione ricca di talenti che hanno bisogno di crescere professionalmente, e che spesso sono scollegati dalle realtà produttive estere. In accordo con la Film Commission (altro finanziatore del film, n.d.r.), stiamo pensando a come implementare queste professionalità all’interno del nuovo polo del cinema che ha uno spazio dedicato all’animazione, in modo da poter gestire in modo più continuativo quest’industria industria creativa della regione.”

Mentre il film sta per uscire in Spagna in Portogallo e prosegue il tour nelle sale italiane (“non è semplice, – dice D’Alò, – perché ci troviamo un po’ ‘schiacciati’ dalle grosse produzioni americane, che investono in promozione l’equivalente di quello che per noi è il budget del film”), il regista sta lavorando ad un’altra storia di formazione, che mette al centro il rapporto fra una bambina e il nonno. “É una storia ambientata in Africa, ispirata a “Il Principe della città di Sabbia” un libro che ho scritto assieme a Pierdomenico  Baccalario e Gaston Kaboré, un autore del Bourkina Faso, molto conosciuto e stimato in Africa. La sto sviluppando con i fondi selettivi che abbiamo ricevuto dal Ministero.”

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