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direttore Paolo Di Maira

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EDOARDO WINSPEARE/Galantuomini

Il nuovo film di Edoardo Winspeare, “Galantuomini” è incentrato su una vicenda d’amore che vede coinvolti un magistrato, figlio di buona famiglia leccese, e una ragazza, figlia di contadini.
I due, che sono cresciuti insieme negli anni ’70, si incontrano nuovamente negli anni ’90, quando lei è diventata una criminale e ha sposato un affiliato della Sacra Corona Unita.


“Il tema del film la è contrapposizione fra legge interna e legge scritta, – racconta Winspeare, – è una storia inventata che si svolge fra Lecce, la campagna salentina e un paese, che ho “˜ricreato’ girando fra Specchia, Felline (un piccolo paese vicino al comune di Alliste), Corsano, Novaglie, Tricase, Salve, Taurisano, Torre San Giovanni”¦”


C’è un Salento molto diverso da quello rappresentato nei suoi primi due film ,”Pizzicata” e “Sangue Vivo””¦
Sì, perché qui si parla di Sacra Corona Unita, quindi di un Salento che ha rotto con la tradizione.
Fino a poco tempo fa la Puglia era la regione del Sud senza mafia, la Californa del Sud, l’isola felice.
Tutto è cambiato agli inizi degli anni ’70, quando la mafia si è sostituita al mondo contadino che stava finendo e che fondamentalmente era stato sempre vissuto come sinonimo di sfruttamento, povertà , sottosviluppo, analfabetismo.
Non c’era l’ orgoglio di questo mondo, soprattutto nella generazione dei figli dei contadini.

Infatti, il suo cinema è stato definito anche come una forma di recupero delle tradizioni e della cultura popolare”¦
In realtà  quello non era il mio scopo, io volevo raccontare storie salentine per parlare però di storie universali, perchè questo alla fine è il compito del cinema: raccontare storie universali, anche se poi queste hanno una forma locale.
Per questo utilizzavo la lingua, la tradizione, le canzoni, i paesaggi. Il fatto di aver contribuito ad un recupero delle tradizioni è stata una conseguenza di tutto ciò.
Il Salento è una penisola nella penisola, è una terra che è stata isolata per molto tempo, dove ti senti in Italia ma anche all’estero, è forte la presenza della Grecia, del Levante.
Adesso è molto cambiata, ma fino a poco tempo fa c’erano modi di dire arcaici, e tutto era dilatato: il tempo, i ritmi, gli appuntamenti.
Esisteva una cortesia contadina.
“I Galantuomini” racconta di una terra che ha rotto con tutto questo ed è diventata terra di mafia, anche se poi la mafia qua non è riuscita ad attecchire veramente: è stato un processo che ha avuto un inizio, uno svolgimento molto cruento, ma anche una fine.


Perché dice che la mafia in Salento non ha attecchito?
Perché in Salento non esisteva una tradizione in questo senso, la gente non aveva il mito del boss e la diffidenza totale verso lo stato che c’è nelle altre regioni meridionali, non si respirava una vera cappa di paura. Questa mafia che ho ritratto poi nel film è cruenta, cialtrona, stupida, il boss non ha niente di affascinante, spesso dorme, il suo sogno è quello di comprarsi il Lecce e vincere la coppa dei campioni, i vari picciotti parlano sempre di donne in maniera volgare, sono personaggi ridicoli.


Ci sono state difficoltà  a girare il film?
Assolutamente no!
Succedeva proprio il contrario di quello che accade altrove, dove magari vengono a chiederti il pizzo”¦
Da noi la gente veniva invece a raccontare gli aneddoti, a parlarci dei personaggi che conosceva: spesso gli affi liati erano ex tossicodipendenti o comunque “mezze calzette” manipolati da pochi personaggi purtroppo molto seri e intelligenti


Ha visto qualche cambiamento nel corso degli anni nell’accoglienza che il territorio riserva al cinema?
Sono stato forse il primo pugliese che ha girato in Salento, e all’epoca c’era una totale ignoranza nei confronti del cinema, che adesso non c’è più.
Io personalmente, girando nei “miei luoghi”, in un perimetro di 20 km, non faccio molto ricorso all’aiuto della Film Commission, che però sta svolgendo un lavoro egregio di supporto alle produzioni.

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