La prima è il restyling di Cinema & Video International. Una impaginazione più moderna e accattivante dà forma alla ricerca di un modo nuovo di affrontare i temi dell’audiovisivo .
Siamo attenti a individuare e valorizzare connessioni con altri settori produttivi.
Il cinema, o meglio, il film, straordinario contenitore di storie, è un formidabile luogo di transito che moltiplica il valore di ciò cui da visibilità .
Il nostro giornale si è occupato per primo, in modo non occasionale, dell’ audiovisivo come luogo di promozione del territorio e delle sue risorse. Cogliere, approfondire le nuove opportunità da cui l’audiovisivo può trarre linfa – non solo economica, ma anche creativa -è il nostro progetto.
La seconda buona notizia è il potente cartellone annunciato da Cinema “” Festa Internazionale di Roma. Un programma che promette un grande evento.
In questo Festival si gioca tanto.
La bonomia di facciata si è spesso increspata in scatti che hanno svelato obiettivi molto ambiziosi. Inevitabilmente questo evento è lo specchio dell’immagine che Roma vuol dare di sé: una città che “proietta il futuro”, per usare una felice espressione del suo sindaco.
Una partita già vinta è quella del finanziamento “” arrivato, sembra, a dieci milioni di euro – che, caso unico in Italia, non attinge (direttamente) ai fondi dello Stato.
Ma ci sono altre sfide da vincere, nell’altalena di intenti apparentemente contraddittori. La Festa vuole rappresentare l’eccezione alla regola che nessuna capitale può essere sede di un autorevole festival internazionale (Berlino quando creò il Festival era un luogo di frontiera).
Si potrebbe maliziosamente aggiungere che è stata la “ragionevole distanza” di Roma da Venezia e Milano, ad assicurare lunga vita alla Mostra e al Mifed (il quale, non dimentichiamolo, ha chiuso con 71 edizioni alle spalle).
La Festa si rivolge prioritariamente al pubblico, si presenta come un’inedita operazione di marketing territoriale, e nello stesso tempo vuole sedere allo stesso tavolo dei grandi festival internazionali.
Lavora di fatto a un evento capace di generare business, al di là degli esorcismi che impediscono di pronunciare parole quali Mifed o Mercato (ma l’idea della Festa non è forse nata “” spesso Veltroni lo racconta “” da un pranzo con alcuni produttori romani ?).
Generalmente, le esigenze del pubblico mal si conciliano con quelle degli operatori professionali. Con i buyers e i sellers, la cui partecipazione è facile immaginare sia frutto di un importante investimento economico, non si può fallire, perchè su di loro si costruisce il rapporto di fiducia con il mondo dell’industria. Insomma, sarà Festa o Festival? C’è chi “” tra autorevoli opinion leaders – non ha dubbi, sostenendo che finalmente gli organizzatori hanno gettato la maschera e corrono con tutti i requisiti di un grande Festival.
Chi, invitando ad uscire dall’ambiguità , consiglia di togliere i premi, cosicché la Festa potrà interamente consacrarsi alla festa. In ambedue i casi ci si rifà a modelli già visti.
Ma proprio Veltroni ha messo il dito sulla piaga: “In questo paese c’è paura del nuovo”, ha detto. “Il cinema non è un panda da salvare”, ma una risorsa e una grande ricchezza di Roma e di tutto il paese, verso cui bisogna guardare con ottimismo.
Il laboratorio veltroniano ha generato un evento la cui identità è nell’ibridazione di Festa e Festival. Può creare un modello inedito (qualcuno lo ha definito “internazional- popolare”), e per questo merita attenzione e simpatia. Il rischio “” non nuovo in Italia “” è che il nuovo venga calato in logiche vecchie, vecchi apparati che lo gestiscono, e possono paralizzarlo.
Il traffico di Roma, principale avversario che sta davanti agli organizzatori di questo evento policentrico, potrebbe esserne la metafora.
di Paolo Di Maira
Cinema&Video International 9/10-2006