C’è ancora un domani, il film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi, che aprirà il 18 ottobre la diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è “un titolo che adottiamo per la nostra Festa”, ha commentato il presidente di Fondazione Cinema per Roma, Gian Luca Farinelli.
Sarà una festa senza business.
Sì, perché il MIA, evoluzione del concetto di Mercato che nacque con la Festa del Cinema nel 2006 (si chiamava The Business Street) quest’anno, per la prima volta, si è distanziato dalle date del Festival (si svolgerà dal 9 al 13 ottobre), rompendo una tradizione che vedeva i due eventi in date coincidenti, o quasi, pur godendo il MIA, alla sua istituzione nel 2015, di una propria autonomia – frutto della partnership tra ANICA e APA – oltre che di un nuovo nome, acronimo di Mercato Internazionale dell’Audiovisivo.
Una direzione, questa, controcorrente rispetto alla convinzione, affermatasi in anni recenti, che i Mercati, sempre meno puri luoghi di compravendita, per vivere/sopravvivere avessero bisogno del glamour che solo lo star system dei Festival può garantire; e che, nello stesso tempo, uno spazio per gli affari potesse dare solidità all’evento festivaliero.
Il modello, insuperato, è il Marché du Film di Cannes, sempre coeso con il suo Festival; ma una conferma viene anche dalle metamorfosi di Mercati “puri” come il Mip e il Mipcom, sempre più ricchi di iniziative in cerca di visibilità, e – nel segno opposto – le difficoltà che attraversa un Mercato storico, rimasto “puro”, come l’American Film Market.
Sembra invece che la sfida del MIA 2023, forte di una carica innovativa accelerata dalla direzione di Gaia Tridente, sia quella di voler/poter rinunciare alle sinergie con la Festa del Cinema.