“Nel contratto di servizio Rai non troviamo quell’attenzione che la vitalità e l’importanza del documentario riveste per la cultura di massa nazionale e per la filiera produttiva. Per Doc/it si apre una fase di attività volta a sensibilizzare i vertici Rai ad adottare politiche più aderenti ai bisogni del pubblico e delle imprese di settore.”
E’ quanto ha dichiarato Francesco Virga, presidente di Doc/it, a margine del panel Il contratto di servizio Rai e il documentario, svoltosi ieri al MIA.
L’incontro, moderato dal giornalista Marco Mele, si è avvalso di qualificati interventi.
Matteo Orfini, deputato del PD e membro della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, ha definito la bozza definitiva del nuovo contratto di servizio “conservativo” (“per questo non l’abbiamo votato”); mentre Gianandrea Pecorelli, membro del consiglio direttivo dell’APA, constatando che il mercato del documentario è in grossa espansione, ha indicato la Rai quale punto di riferimento obbligato per una corretta regolamentazione del sistema. “Il documentario – ha aggiunto – non deve seguire solo logiche di mercato, occorrono pluralità delle imprese e maggiore innovazione creativa che solo la produzione artigianale può garantire”. Chiamato in causa, Fabrizio Zappi, direttore di Rai Documentari, ha elencato i risultati della giovane struttura, costituita nel 2020: in due anni il budget è raddoppiato e i progetti triplicati; nel 2023 sono stati finanziati 68 titoli di cui 62 di produzione esterna con 56 società di produzione: “garantiamo il massimo della accessibilità”. Positivo anche il bilancio delle “collocazioni”, che quest’anno sono state 75 di cui 40 in prime time sulle reti generaliste, anche se, ha riconosciuto, “credo vada fatto un lavoro di ottimizzazione”.
La Rai è l’unico interlocutore, ha detto Enrico Bufalini direttore Archivio Luce, Cinema e Documentaristica di Cinecittà SpA, storicamente “la casa del documentario”, con un archivio di circa cinquemila titoli. Ogni anno, ha detto, arrivano 150 proposte, e con 1 milione e mezzo di budget “riusciamo a finanziare solo 30 progetti”. Il tema delle risorse è centrale, e dovrebbero essere dedicate solo alla sperimentazione, perché “ il documentario fa cultura e va tutelato”.
Per assicurare risorse al documentario “il discorso delle sottoquote è centrale”, ha ribadito in conclusione Francesco Virga, così come “il rispetto delle quote d’investimento da parte degli streamers”.
Ma su tutto il dibattito è gravata l’ombra della prossima legge di bilancio che, prevedibilmente, vedrà diminuite le risorse anche per tutto il comparto audiovisivo : “corriamo il rischio di desertificare il pluralismo culturale e produttivo del Paese”, ha vaticinato Matteo Orfini.