“Quello che stiamo vivendo è un momento di transizione. Uno dei temi è la multiprogrammazione, che ridisegnerà i rapporti tra distribuzione ed esercizio. I vantaggi? Direi che vanno in primo luogo al prodotto e dunque a chi lo distribuisce e a chi lo fruisce. Oggi siamo in presenza di un’estrema selettività da parte degli spettatori, che in molti casi non premiano film di valore che avrebbero forse meritato di più. Individuando con l’esercente le fasce di pubblico per film, si avrebbe il doppio vantaggio di riempire le sale e di accrescere la varietà dell’offerta. L’obiettivo è centrare il pubblico.
Come riuscirci? A breve sarà avviato un tavolo interassociativo per la definizione di un modello da applicare alla multiprogrammazione (con la creazione di un decalogo, come già per la VPF), a partire dal piccolo esercizio, quello in maggiore sofferenza. Certo, sarà necessario un banco di prova per capire come far funzionare il sistema, perché le novità non sono poche. Una per tutte: la multiprogrammazione sposterà parte del marketing e della comunicazione sul film dal distributore all’esercente, che dovrà attivarsi con operazioni di marketing locale sul singolo titolo, avendo cognizione del bacino di pubblico del suo territorio. Ma la strada da seguire, dal nostro punto di vista, non va nella direzione di un alleggerimento delle tariffe di noleggio, che in questi mesi sono peraltro scese. La copertura economica della distribuzione avviene tramite il noleggio del film, a cui è legata la sua sopravvivenza. Vanno cercate altre vie. Intanto, la multiprogrammazione comporta che il pubblico dedicato a quel dato film si esaurisca meno velocemente, con la conseguenza di un aumento della tenitura, che si traduce in un taglio del costo del noleggio. Tra le altre cose, in sede associativa abbiamo approntato delle soluzioni che prevedono dei livelli di intervento VPF anche in caso di multiprogrammazione, uno schema nuovo (da non confondersi con la VPF light) che annunceremo a breve”.