10 milioni di euro da mettere a disposizione di una campagna Oscar che porti ogni anno un film italiano in cinquina: è l’idea lanciata da Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema dal palco di Ciné, dove è intervenuto all’interno del convegno organizzato da Box Office, Produzione italiana e nuovi linguaggi narrativi che ha aperto la manifestazione
Una somma che mette assieme risorse di aziende pubbliche e private e del Ministero della Cultura: “Facendo le ultime due campagne, ho visto quanto conta per entrare in cinquina una campagna ben fatta, come è stata ad esempio quella realizzata da MUBI per il film danese The Girl with the Needle. Il film di Paolo (Sorrentino, n.d.r.) ha dimostrato che vincere un Oscar crea un interesse enorme per il cinema italiano, e andare tutti gli anni in cinquina è cosa che gioverebbe a tutto il sistema.”
La proposta di Del Brocco seguiva il ragionamento di Annamaria Morelli di The Apartment, CEO di The Apartment, per cui “ è necessario far riappassionare le persone al cinema, lavorare sulle diverse comunità. Un po’ come è accaduto con il tennis di cui per lungo tempo nessuno parlava già mentre ora non si fa altro”
“Una passione che però si riconquista con i vari Sinner i Mosetti Berrettini” sottolinea scherzosamente Giampaolo Letta, vicepresidente e AD di Medusa proseguendo la metafora tennistica. Legando la questione qualità al fattore tempo, e al coraggio, perché : “ Alla pigrizia dello spettatore corrisponde quello dei produttori di sedersi un po’ su certi meccanismi, cast storie. Quindi bisogna iniziare a dire anche dei no a produttori e autori, avendo il coraggio di rischiare e eventualmente cambiare strada.
E di pretendere da loro quel controllo totale che è ciò che possiedono i veri autori, contrariamente a quello che si è portati a pensare. Lo sostiene la sceneggiatrice Isabella Aguilar: “In Italia c’è questa convinzione radicata e erronea per cui “l’autore” non fa cinema per il grande pubblico, ed è una sorta di genio psicotico, improvvisamente investito da un’idea che lo porta a creare senza sapere neanche bene come.”
Tutto il contrario. “Un autore è colui che ha il controllo dei mezzi con cui raggiungere il proprio pubblico o i propri pubblici, perché il pubblico non è una massa indistinta ma un insieme di nicchie che a volte si intersecano… e” a volte convivono anche nella stessa persona!”
Lo stesso controllo deve avvenire sul lato della comunicazione del film, della distribuzione:
“Sono d’accordo con la cura e l’investimento sul tempo di cui parla Giampaolo, e anche se questo dal punto di vista dei produttori indipendenti comporta un problema di competitività, perché il tempo costa, questo fa parte del nostro rischio. – dice Marta Donzelli, produttrice di Vivo Film. – Qui però vorrei spezzare una lancia contro la convinzione che il cinema italiano non rischia più: Noi per primi lo facciamo, ma è chiaro che rischiare è più semplice se ci sono le condizioni di mercato per pensare di poter recuperare il rischio ad esempio avere un distributore a monte.”
Per questo Donzelli è convita della bontà del nuovo tax credit produzione, laddove prevede la necessità di avere distributore a monte “per quanto difficile, è importante per vincere la sfida di investire sui giovani talenti permettendogli di fare il secondo e il terzo film. Parte del problema, infatti sono quei 149 film che escono in meno di 50 sale: se fossero un terzo avrebbero la possibilità di giocare una partita che invece è impedita da sovraffollamento.” Letta concorda che il rapporto vincolante con distributore sia importante per “bonificare il contesto”. E sottolinea anche l’importanza del tax credit distribuzione, che è “fondamentale per assicurare la giusta spinta di comunicazione al film”. E che, aggiunge Del Brocco: “è strumento che ha solo l’Italia, una cosa stramba perché sembra che vada solo al distributore, invece va al produttore.”