Favorito da 15 candidature, “Volevo nascondermi”, il biopic sul pittore Antonio Ligabue, trionfa nella serata dei David di Donatello con 7 statuette: miglior film, miglior regista (Giorgio Diritti), miglior attore protagonista ( Elio Germano), migliore fotografia ( Matteo Cocco) migliore scenografia (Ludovica Ferrario, Alessandra Mura, Paola Zamagni) miglior acconciatore ( Aldo Signoretti) miglior suono (presa diretta: Carlo Missidenti, microfonista: Filippo Toso, montaggio: Luca Leprotti, creazione suoni: Marco Biscarini, mix: Francesco Tuminelli).
Tre premi a “Miss Marx”: miglior produttore (Marta Donzelli e Gregorio Paonessa per Vivo Film con Rai Cinema, Joseph Roushop e Valérie Bournonville per Tarantula Belgique), miglior compositore (Gatto Ciliegia contro il grande freddo – Downtown Boys) miglior costumista (Massimo Cantini Parrini). Tre premi anche a “L’incredibile storia dell’isola delle rose”: a Matilda De Angelis (miglior attrice non protagonista), a Fabrizio Bentivoglio (miglior attore non protagonsita), a Stefano Leoni e Elisabetta Rocca ( migliori effetti visivi vfx).
Con l’impeccabile conduzione di Carlo Conti, la cerimonia dell’11 maggio, trasmessa in diretta su Rai Uno, quest’anno ha “raddoppiato” nella location, divisa tra lo studio “Fabio Frizzi” e il Teatro dell’Opera di Roma, per permettere a tutti, divi e “invisibili” tecnici, di partecipare “in presenza”, a risarcimento della mesta serata del 2020 confinata ai volti più noti, concessi “da remoto” causa lockdown.
Fatta eccezione per un momento di grande intensità, quando il David alla migliore sceneggiatura originale per “Figli” a Mattia Torre, morto due anni fa, è stato raccolto dalle parole semplici e autentiche della figlia, la piccola Emma (“complimenti a mio padre che è riuscito a vincere anche se non c’è più”), la serata è scivolata via con prevedibili sorprese, ad iniziare dall’incontenibile emozione di Sophia Loren, miglior attrice protagonista per “La vita davanti a sé”, diretto dal figlio Edoardo Ponti. Dopo un paio di simpatici luoghi comuni (“non è mai troppo tardi per ricevere un premio”, ha commentato Sandra Milo, premio alla carriera, comunque meglio di “i premi è meglio prenderli che non prenderli”, frase scolpita dal premio David speciale Diego Abatantuono), l’altro David speciale è andato all’irraggiungibile bellezza di Monica Bellucci, in collegamento da Sofia, dove è impegnata nelle riprese di un film. Ormai consueta l’assenza di Checco Zalone (non si era mosso da casa nemmeno per i Biglietti d’Oro alle Giornate di Cinema, una settimana fa), premiato per la canzone “Immigrato”del film “Tolo Tolo” ( il film ha vinto anche il David dello spettatore), si è fatta invece sentire la presenza di Laura Pausini ( candidata per la canzone “Io sì” nel film “La vita davanti a sé”, cantata in apertura dal Teatro dell’Opera), con l’outing “ mi cago sotto”, volendo, probabilmente, sottolineare la grande emozione che non l’aveva posseduta nemmeno nella notte degli Oscar ( “ è vera, è vera”, saltellava uno sconcertato Carlo Conti). Altro registro per il Riconoscimento d’Onore istituito quest’anno ( e, auspicabilmente, irripetibile) ai professionisti sanitari Silvia Angeletti, Ivanna Legkar e Stefano Marongiu per l’importante contributo alla ripresa in sicurezza delle attività delle produzioni cinematografiche e audiovisive a Roma e in Italia durante la crisi Covid-19.
Da segnalare, infine, l’appello dell’attore Francesco Favino perchè si insegni il cinema nelle scuole, “ma non di pomeriggio”, rilanciato dalla presidente dell’Accademia del Cinema italiano, organizzatore dei David, Piera de Tassis.