Dahomey era il nome che fu dato al Benin dai colonizzatori francesi nel 1892, anno in cui vennero sottratte al paese 26 opere d’arte. Il loro viaggio di restituzione, partito da Parigi nel 2021 è lo spunto da cui parte Mati Diop per parlare dei rapporti ancora difficili fra i due paesi nel suo documentario Dahomey, che ha vinto l’Orso d’Oro della 74° Berlinale.
Il film è l’opera seconda della regista francese di origini senegalesi, che nel 2019 era stata premiata con il Grand Prix della Giuria a Cannes per il suo esordio, Atlantique.

É anche la seconda volta consecutiva che l’Orso d’Oro è conquistato da un documentario: l’anno scorso era stato Sur l’Adamant di Nicolas Philibert a trionfare: si conferma dunque la predilezione per questo genere da parte di un festival che spesso fa dei suoi palmares anche un’affermazione politica.
Nel 2016 era stata la volta del racconto dei migranti a Lampedusa di Fuocoammare di Gianfranco Rosi a vincere il festival: quest’anno i due film italiani in gara (Gloria! di Margherita Vicario e Another End di Piero Messina) non hanno ottenuto riconoscimenti, anche se l’Orso d’Argento Premio della Giuria alla parodia di Star Wars, L’Empire di Bruno Dumont, girata anche alla Reggia di Caserta e co-prodotta da Ascent Film, non ha lasciato completamente a bocca asciutta il nostro paese, molto celebrato invece nel focus dedicato all’European Film Market.

A A Traveler’s Need del regista coreano Hong Sangsoo, interpretato da Isabelle Huppert va il Silver Bear Grand Jury Prize, mentre il Miglior Regista è il domenicano Nelson Carlos De Los Santos Arias, che mette al centro del suo Pepe, l’ippopotamo dello zoo privato di Pablo Escobar.
Sebastian Stan, protagonista di A Different Man di Aaron Schimberg ha ricevuto l’Orso d’Argento alla miglior interpretazione nel ruolo di protagonista, mentre quello di non protagonista è andato a Emily Watson nei panni della Madre Superiora delle Magdalen’s Sister in Small Things Like These il film che ha aperto il festival, diretto da Tim Mielants.
L’Orso d’Argento alla Migliore Sceneggiatura è per Dying (Sterben) di Matthias Glasner, che ha conquistato anche il premio dell’Associazione dei Cinema Arthoiuse tedeschi, e dei lettori del Berliner Morgenpost.
Martin Gschlacht, direttore della fotografia di Des Teufels Bad (The Devil’s Bath) di Veronika Franz & Severin Fiala ha ricevuto l’Orso d’Argento per l’Eccezionale Contributo Artistico.
Al centro dell’attenzione il film iraniano in Concorso, My favourite Cake, oggetto anche di un focus al Co-Production Market della Berlinale (leggi qui), i cui registi, Maryam Maghadamm e Behtash Saneeha, non hanno potuto essere presenti a Berlino perché i le autorità iraniane non gli hanno concesso il passaporto. Ha ricevuto due premi delle giurie indipendenti (Giuria Ecumenica e Fipresci).
I riflettori sulla Palestina sono stati accesi attraverso molti dei vestiti passati sul Red Carpet e sulla kefiah dell’americano Ben Russell, regista assieme a Guillaume Cailleau del Best Action, vincitore della sezione collaterale Encounters, altro documentario, per altro, che ha ottenuto anche la Menzione Speciale dalla Giuria del Berlinale Documentary Award (il premio principale è andato invece a No Other Land, realizzato da un collettivo di registi israeliano-palestinesi che documenta la distruzione dei villaggi palestinesi di Masafer Yatta e l’improbabile sodalizio fra un attivista palestinese e un giornalista israeliano).
Un appello al cessate immediatamente il fuoco è arrivato anche da Jasmine Trinca, membro della Giuria Internazionale, capitanata da Lupita Nyong’o.

Il miglior esordio alla regia arriva dal Vietnam: è Phạm Ngọc Lân, premiato con il GWFF Best First Feature Award (Gesellschaft zur Wahrnehmung von Film- und Fernsehrechten, società dedicata alla salvaguardia dei diritti cinematografici e televisivi) del valore di 50 mila euro per Cu Li Never Cries, co-produzione fra Vietnam, Singapore, Filippine, Francia e Norvegia, presentato in Panorama.
Miglior cortometraggio è Un movimiento extraño (An Odd Turn) dell’argentino Francisco Lezama, Orso d’Argento è andato invece al cinese Remains of the Hot Day di Wenqian Zhang. Menzione speciale per il tedesco That’s All from Me di Eva Könnemann, che sarà anche candidato per gli European Film Awards.
Infine, Generation KPlus: la Giuria dei bambini ha premiato It’s ok! di Kim Hye-young; mentre la Giuria Internazionale Reinas di Klaudia Reynicke. La Giuria Giovani di Generation 14plus ha assegnato l’Orso di Cristallo a Last Swim diSasha Nathwani, mentre il Gran Premio della Giuria Internazionale è andato a Comme le feu (Who by Fire) di Philippe Lesage, un odio cinque film del festival passato dal Berlinale Co-Production Market.