“Dal punto di vista tecnologico e della domanda le possibilità sono infinite, se ci mettiamo assieme siamo in grado di creare un grande mercato per il cinema, e non in un futuro lontano, ma già nei prossimi due anni” ha iniziato così Piero De Chiara, responsabile della programmazione di Cubovision, (la Tv on Demand di Telecom Italia), il suo intervento al convegno dedicato alla presentazione della seconda parte della ricerca “Sala e Salotto”, realizzata da Ergo Research per ANICA e Univideo, in collaborazione con Agis e Anec, che si è tenuto oggi, 16 ottobre, a Firenze, all’Auditorium di Sant’Apollonia, in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana.
Il dato più rilevante che è emerso dalla ricerca è che il drastico calo della vendita dei biglietti (20 milioni in meno) dal 2010 al 2012, non va di pari passo con la diminuzione degli spettatori. Questa si è verificata nel 2011, ma nel 2012 le persone fisiche che sono andate al cinema almeno una volta l’anno sono aumentate di un milione rispetto al 2010.
La ricerca ha anche evidenziato che la maggior parte del consumo cinematografico viene effettuata da una cerchia molto ristretta di individui: il 19% della popolazione che si è recata in sala durante il 2012 ha acquistato il 69% dei biglietti. E che nel 2012 erano ben 23 milioni gli individui che non avevano mai messo piede in una sala cinematografica.
Proprio questa fascia, come anche quella degli italiani che al cinema vanno una o due volte l’anno, costituisce un target molto interessante secondo De Chiara, che argomenta così la sua proposta per incrementare il mercato del cinema, aumentando il numero di abbonati alla Tv on Demand (l’11 dicembre, tra l’altro, arriverà anche quella di Mediaset):
”E’ necessario realizzare immediatamente il collegamento fra le tv e la rete ADSL. Il 40% delle persone che non vanno mai al cinema ha una linea ADSL. Quelli che al cinema vanno molto poco, vivono prevalentemente in centri che hanno fra i 10 mila e i 30 mila abitanti, l’offerta delle sale di questi luoghi è necessariamente molto ristretta: questi utenti troverebbero nei 5000 titoli di Cubovision una scelta enormemente più ampia. Perché questo collegamento venga realizzato in tempi brevi non c’è bisogno di altro che dell’interesse e della collaborazione dei broadcaster. 20 anni fa anche i PC non erano collegati alla rete, poi tutto è successo nel giro di due anni.”
De Chiara si dice anche ottimista circa la possibilità che il pubblico delle sale non diminuisca, e questo non è in contraddizione con le sue riflessioni sulle potenzialità della televisione non lineare, visto che, altro risultato della ricerca, i navigatori di Internet sono anche quelli che vanno più spesso al cinema, oltre a essere i maggiori noleggiatori e acquirenti di film in home video. In effetti, la via ipotizzata da De Chiara, (che “è quella percorsa da Netflix in America, che con i suoi 30 milioni di abbonati a dato 2 miliardi di dollari all’industria del cinema in due anni.”), agisce nella direzione dello sviluppo della cultura cinematografica, che, secondo l’opinione condivisa dai relatori, è una delle leve più importanti su cui insistere.
“Se facciamo un paragone con la musica, vediamo che le generazioni di oggi ne ascoltano molta di più rispetto a quello che facevamo noi,- afferma Stefano Parisi, presidente di Chili TV, – ma le maggiori possibilità offerte dalla tecnologia, dai siti come Spotyfy vanno di pari passo con un aumento della partecipazione agli eventi live, ai concerti. Questo perché è cresciuta la cultura musicale.”
“E’ chiaro che Netflix e gli altri ‘giganti’ come Apple, Google, arriveranno anche qui e cambierà tutto, ma è proprio per questo che dobbiamo agire prima, perché a quel punto saremo marginali”. Prosegue De Chiara, e conclude con un’altra proposta su come combattere il download illegale:
“Se, come ha ribadito anche questa ricerca, la vita di un film in sala non supera le 2, 3 settimane, perché poi ‘metterlo in frigo’ per 4 mesi? In questo modo si perdono ricavi: io propongo di fare degli esperimenti per renderlo fruibile in quel lasso di tempo ed evitare questa assurda sospensione. Esperimenti che sicuramente porteranno degli introiti, ci metteremo d’accordo poi su come ripartirli, perché in fondo io mi rifiuto di chiamare pirata chi fa il download di una cosa che non è in vendita legale.”