“Le co-produzioni sono il nostro mantra, -ha detto Lucia Milazzotto in apertura del MIA, il Mercato Internazionale dell’Audiovisivo da lei diretto.-
Le co-produzioni sono anche il filo conduttore del nostro percorso.”
Anche se sono solo una parte degli ottantadue incontri che circa trecento ospiti hanno animato durante il Mercato, danno tuttavia il senso della scommessa giocata da istituzioni e categorie professionali per riportare l’audiovisivo italiano sulla scena internazionale.
La prima edizione del MIA ( si può tranquillamente non parlare di numero zero) è stata un successo: non tanto per i numeri, comprensibilmente inferiori a quelli dei maggiori mercati internazionali, quanto per il consenso ottenuto dall’innovativo progetto, che ha messo assieme cinema e tv, documentari e videogames; che, soprattutto, ha creato uno “stile”, puntando oltre la compravendita, moltiplicando spazi e occasioni d’incontro tra i partecipanti, creando un corto circuito tra l’imponenza dell’Hotel Boscolo, la grandiosità delle Terme di Diocleziano, e lo spirito “intimo” ( come anticipò lo scorso agosto Lucia Milazzotto in un’intervista con Cinema & Video International) che ha voluto caratterizzare il MIA.
E’ stato un successo l’ aver messo assieme le diverse componenti della nostra industria, rappresentate in ANICA, APT e Doc/It , che stavolta – sotto la spinta del MiSE che ha dato il supporto finanziario – sembra abbiano fatto sistema non solo nelle parole ma anche nei fatti.
Infine: un ottimo risultato per Fondazione Cinema per Roma che ha compiuto la “missione” gestendo l’organizzazione e, forse, offrendo un volano alla Festa del Cinema.
Un Mercato che promuove un Festival sarebbe davvero inconsueto, ma anche questa potrebbe essere un’interessante innovazione.
L’importante è – raccomandazione legittima – che non si cambi rotta.
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