Dall’anno prossimo Eurimages mette a disposizione quattro premi, da 50 mila euro ciascuno, da destinare a progetti “atipici”, sia dal punto di vista drammaturgico che produttivo, tutti quei progetti che si trovano, ad esempio, nelle sezioni ‘work in progress’ dei festival e dei mercati.
I cosiddetti Lab Projects. Lo ha annunciato Roberto Olla, direttore esecutivo di Eurimages nel corso del panel dedicato alle co-produzioni internazionali tenutosi al MIA il 18 ottobre scorso.
”Abbiamo già individuato una decina di festival che hanno una sezione work in progress e ci incontreremo con loro entro fine anno, per sondare la loro disponibilità a ri-orientare la loro linea editoriale verso questo tipo di progetti più nuovi e originali”.
Anche un fondo storico come Eurimages ( esiste da 26 anni) si rigenera tenendo il passo con i tempi e l’evoluzione della tecnologia e dei linguaggi (Olla ha anche detto che sempre dal prossimo anno Eurimages aggiungerà una ‘casella’ per classificare un progetto come non convenzionale, con la possibilità di fornire materiale aggiuntivo che lo illustri meglio e di dare quindi una ‘chance’ a progetti che normalmente siamo costretti a respingere).
Da Iole Giannattasio, coordinatrice del Centro Studi della Direzione Generale Cinema del Ministero e rappresentante per l’Italia di Eurimages, e’ arrivata l’idea di creare un gruppo di studio che proporrà un metodo che, nel processo di valutazione e selezione dei progetti, porti a valorizzare di più gli aspetti produttivi, riequilibrando uno sbilanciamento che esiste ora sugli aspetti artistici.
“Adesso il 90% della discussione riguarda la sceneggiatura” spiega Iole Giannattasio. Fermo restando l’importanza di quest’ultima e la necessità di riequilibrare un gap che vede i progetti del Nord Europa consegnare la 17esima versione della sceneggiatura, e quelli del sud Europa solo la terza (“un problema, dovuto anche al fatto che la figura dello script editor in Italia non è abbastanza forte”), c’è da dire che il primato della sceneggiatura sta attenuandosi un pò ovunque nei processi di selezione dei progetti.
Nella Commissione Cinema italiana è stato introdotta la categoria di film di ricerca, per includere i progetti più sperimentali, innovativi e presentati dagli autori più giovani, ha detto Graziella Bildesheim, uno dei membri della commissione.
“A Europa Creativa, -ha aggiunto Cristina Loglio-, diamo sempre più spazio a componenti legate agli aspetti sociali di un progetto, alla sua capacità di attrarre audience…”
Un’altra innovativa pratica di selezione, ha ricordato Olla, è quella del Guerrilla Funding, per cui un comitato di selezione, se crede nel progetto, dà una prima tranche di finanziamento con cui vengono girate le prime immagini. Se queste sono convincenti, si procede con la seconda tranche e così via.
Si tratta di un metodo praticato da certi Fondi nazionali, che hanno procedure decisionali più snelle, e che sarebbe impraticabile per una struttura come Eurimages (36 paesi, che possono riunirsi solo 4 volte l’anno), “per questo ci siamo inventati i Lab Projects”.
Oltre alle evoluzioni procedurali, ci sono quelle geografiche, con cui Eurimages sta aprendo anche a paesi non europei, come ad esempio il Canada: “stiamo definendo la possibilità di ingresso del Canada in Eurimages che renderebbe eleggibili al Fondo le co-produzioni bilaterali, maggioritarie e minoritarie” continua Olla.
”Anche in Italia, -ricorda Maria Giuseppina Troccoli, Dirigente Servizio II- Cinema e Audiovisivo MIBACT, -esiste un fondo di co-sviluppo con il Canada, l’unico dedicato solo ai documentari, anche destinati a una distribuzione non in sala.” E prosegue:
“In Italia abbiamo a disposizione circa 39 accordi di co-produzione, alcuni dei quali non sono mai stati sfruttati. Ciononostante c’è una grande voglia di co-produrre con l’Italia, abbiamo appena avuto un incontro con la delegazione iraniana, con cui stiamo discutendo di questo. Proprio per incentivare le co-produzioni ci siamo inventati i fondi di co-sviluppo, come quello, appena stipulato, con la Macedonia.”
C’è una gran voglia di co-produrre da parte dei produttori italiani, ma ci sono anche grandi difficoltà: lo ha sottolineato Francesca Cima, presidente dei produttori dell’ANICA e lo ha documentato Bruno Zambardino, docente della Sapienza-Università di Roma che ha moderato l’incontro: nel 2014 sono stati prodotti 180 film totalmente italiani (137 nel 2013), mentre le coproduzioni maggioritarie sono 14 (17 nel 2013), nessuna paritaria (1 nel 2013) e 7 minoritarie (11 nel 2013).
“Si fa molta fatica, anche perché non ci sono grandi possibilità di vendere alle televisioni– ha affermato Cima.- Dobbiamo cambiare passo, e penso che in questo senso sarebbe necessario creare un fondo per le co-produzioni minoritarie. Anche se legislativamente non c’è n’è bisogno (perché la legge non fa differenza fra produzioni minoritarie e maggioritarie, come ha ribadito Troccoli, n.d.r.), sarebbe comunque molto utile, darebbe un segnale di dove vuole andare questo Paese.”
Utile e psicologicamente necessario, rafforza Olla: “sarebbe rassicurante per i produttori sapere che c’ è una somma a parte per le co-produzioni minoritarie, e che quel denaro non è in competizione con i loro progetti maggioritari.”
L’Eurimages Co-production Development Award (del valore di €20,000) a New Cinema Network, è andato a “Just like my Son” di Costanza Quatriglio, prodotto da Andrea Paris: la storia di un immigrato afgano in Italia il quale, in cerca di sua madre, intraprende un viaggio nel proprio passato che lo porterà alle origini della storia del genocidio degli Hazara e delle donne afgane. E’ la prima volta che il premio viene assegnato a un progetto italiano.