di Adriana Marmiroli
Claudia Mori, attrice, cantante, produttrice, inseparabile compagna di vita di Adriano Celentano, da sempre donna molto attiva e indipendente, da qualche anno ha abbracciato la carriera di produttore televisivo (anche se, in realtà tutto, come vedremo più avanti, era iniziato con un film, nel 1988): pochi titoli ma di qualità .
Con la sua casa di produzione, la Ciao Ragazzi, ha realizzato “Padri”, “Un anno a primavera”, “De Gasperi”, “Rino Gaetano”.
E quest’anno “C’era una volta la città dei matti”, che ha da poco vinto il premio come miglior miniserie al Television Festival di Montecarlo e a quello di Shanghai.
E ora il RomaFictionFestival le consegnerà il Premio Speciale RomaFictionFest “per l’impegno produttivo”.
Insomma un 2010 molto importante, forse di svolta per la sua attività .
Al di là della semplice ricorrenza, come mai ha deciso di affrontare un tema così delicato come la legge 180 e un personaggio come Basaglia?
La decisione di produrre una fiction su un tema così delicato e importante come la malattia mentale nasce da me, come tutte le altre storie che ho prodotto.
E la motivazione che mi porta a tali scelte è l’istintivo desiderio di produrre ciò che vorrei vedere in televisione oltre all’impegno etico-morale che a mio avviso ogni produttore di fiction non dovrebbe ignorare.
La televisione aggrega un tale numero di telespettatori che le nostre responsabilità sono evidenti.
Così come l’editore, o meglio le emittenti, dovrebbero tenerne conto quando fanno le loro scelte influenzando il telespettatore su strade di qualità o non di qualità .
Il successo di “C’era una volta la città dei matti”, la legge 180 (applicata male o non applicata) conferma tutto ciò.
Il pubblico è molto meglio della televisione che in questi anni stiamo guardando.
In genere cosa la spinge a scegliere determinati soggetti? Le vengono proposti e lei sceglie quelli più “congeniali” o ha un team che sviluppa storie e soggetti?
A grandi linee, da questo punto di vista come è strutturata la sua società ?
Alla Ciao Ragazzi, la mia casa di produzione, ho dei collaboratori molto validi, a partire da mia sorella Anna, che hanno un ruolo importante soprattutto nel vigilare che questo nostro impegno venga rispettato fino in fondo.
Di questo impegno fanno parte anche le scelte produttive, a partire dai registi.
Regie di grande impegno e professionalità che garantiscono appunto la qualità e la credibilità .
Come ad esempio Liliana Cavani, Margarethe Von Trotta o Marco Pontecorvo.
E’ la seconda volta che sceglie Fabrizio Gifuni come protagonista: cosa ama di questo attore? La scelta degli interpreti (almeno i protagonisti) è sua, lascia libero il regista, viene fatta anche in concerto con il committente?
Il mio ruolo di produttore lo svolgo fino in fondo come si faceva una volta.
A partire dalle sceneggiature.
Quando non mi convincono, intervengo.
E’ accaduto ad esempio per “Rino Gaetano”. La seconda parte non mi convinceva.
L’abbiamo cambiata cercando, nei limiti del possibile, di non prevaricare soprattutto il regista e gli sceneggiatori.
Nasco nel cinema, ho imparato tanto dal grande cinema e questa mia esperienza la metto al servizio del mio lavoro di produttore.
Gifuni è un attore che amo molto e in quasi tutte le mie produzioni lui sarebbe il protagonista giusto”¦
I bravi attori, in teoria, potrebbero essere credibili in quasi tutti i ruoli. Gifuni, Santamaria, Pasotti. Cavani e Turco, von Trotta, Pontecorvo.
Preferisce lavorare con attori e autori di formazione cinematografica?
E’ vero che preferisco tendenzialmente lavorare con registi di cinema perché hanno un modo diverso di far recitare gli attori e di “girare” il film.
Per il mio gusto, meno “finto”.
Ha tentato la strada della commedia, ma mi pare di capire che l’ha un po’ messa da parte. O mi sbaglio?
La commedia mi interessa molto e avrei voluto produrre, ad esempio, la prima serie di “Tutti pazzi per amore” o i “Cesaroni””¦ Non è detto che non lo faccia.
Anzi, le anticipo che sto scrivendo una lunga serie per una commedia “sentimentale”.
Un po’ di storia: cosa l’ha spinta sulla strada della produzione audiovisiva? E come mai la scelta di privilegiare quella televisiva invece del cinema? Quale il suo primo progetto da produttrice, quello che l’ha messa “on the road”?
La mia prima produzione fu proprio un film, tratto dal libro di Andrea de Carlo che lo diresse come prima regia, “Treno di panna”.
Il protagonista era l’esordiente Sergio Rubini che aveva debuttato con Fellini qualche mese prima.
Girammo anche negli USA.
Vinsi a Venezia il premio come produttore esordiente/opera prima. Sono stata e lo sono ancora”¦”on the road””¦ moralmente e caratterialmente. Una vera figlia dei fiori! Quindi”¦sono sempre on the road!
I suoi prossimi titoli?
Si era parlato anche di un suo possibile sconfinamento dalla fiction alla creazione di un format per un programma di intrattenimento, o erano solo voci?
Sono in preparazione la serie di 4 puntate “Un corpo in vendita”, sulla violenza alle donne.
I registi sono tre: Liliana Cavani, Margarethe Von Trotta e Marco Pontecorvo.
Sempre quest’anno gireremo la miniserie su Caruso.
Per l’anno prossimo sto per iniziare a scrivere una lunga serie sul tema del gioco d’azzardo (6 puntate) e la miniserie su Fred Buscaglione. L’attore dovrebbe essere Filippo Timi.
Riguardo al format per un programma di intrattenimento, l’ho presentato in Rai: sto aspettando una risposta.
Dubito che l’accettino.
Sarebbe opportuno iniziare a ideare noi questi format di intrattenimento e non mettere in onda soltanto format stranieri. Invertiamo la tendenza.
Divulghiamo la nostra cultura all’estero. Per la fiction è accaduto da tempo e, a mio parere, le nostre fiction sono superiori rispetto a molti altri prodotti stranieri.