“Per la prima volta quest’anno gli incassi dei videogiochi hanno superato quelli del cinema: è ovvio che siamo nel bel mezzo di un cambio di paradigma, che la Pandemia ha semplicemente accelerato, per questo reputo fattibile e anche interessante lavorare per costruire delle sinergie fra i nostri settori.” Sono parole di Emanuele Nespeca, intervenuto nel doppio ruolo di produttore e di presidente di CNA Cinema e Audiovisivo- Toscana, al webinar su Cinema e Video Game realizzato da First Payable, (il principale evento B2B internazionale per il settore del gaming in Italia Organizzato da IIDEA e Toscana Film Commission), lo scorso 10 dicembre.
Nespeca ha poi fatto notare che un film come “Glassboy” di Samuele Rossi, il primo lungo dedicato all’infanzia da lui prodotto con la sua Solaria Film, “in America sarebbe probabilmente scontato che venisse trasformato in un videogioco e gli fossero costruite attorno delle azioni di merchandising”.
Sulle affinità sempre maggiori fra i due mondi, concordano anche i produttori di videogiochi, soprattutto per quanto riguarda la fase della scrittura, con il ricorso, ad esempio, alla writers room, come evidenzia Pietro Polsinelli, di Open Lab, realizzatori di “Football Drama” (“non a caso, tra l’altro, abbiamo iniziato a fare video giochi dopo l’esperienza in Rai di scrittura seriale, e ci è stato chiesto recentemente da un’agenzia internazionale di sondare presso le case di produzione cinematografiche la possibilità di trasformare Footbal Drama in un film”) e del doppiaggio: “è importante ricordare sempre l’importanza cruciale dell’audio” dice Roberto Semprebene di Storm in a Teacup (produttori di “Close to the Sun”).
Il cinema italiano però ha ancora terreno da recuperare rispetto ai video giochi nel campo dell’internazionalità, in quanto “il video gioco per sua natura è un prodotto internazionale, mentre molto cinema italiano contemporaneo fatica ancora su questo fronte”. Continua Semprebene, puntando il dito soprattutto sulla tipologia delle storie, mentre Nespeca rileva come questo sia un problema anche legato al doppiaggio: “un film è più complicato da doppiare rispetto ad un’animazione o a un videogioco perché si lavora in live.”
Di video giochi e doppiaggio ci occupiamo anche sul nuovo numero di Cinema&Video International, con un’intervista a Marzia Dal Fabbro di Sound Art 23 che racconta l’esperienza con Willem Dafoe su “12 Minutes”(leggi qui).
Dedicato ai video giochi anche l’articolo sulla sezione “Games” presente nel portale di Italy for Movies (leggi qui).