di Anna Rotili
Sono stati mesi molto caldi per il Cinema Pubblico quelli seguiti all’arrivo di Francesco Rutelli alla guida del ministero del Beni culturali avvenuto a maggio scorso.
Appena insediato il ministro, azionista al 100% di Cinecittà Holding, non ha perso tempo. Prima ha azzerato i vecchi amministratori della holding, nominando contestualmente amministratore unico pro-tempore il direttore generale dello spettacolo, Gaetano Blandini. Blandini fa una attenta ricognizione dello stato patrimoniale e finanziario del gruppo e, tempo un mese, come previsto, lascia l’incarico.
Poi, alla fine di luglio, il Ministro ha rinnovato l’intero gruppo dirigente (e i Consigli di amministrazione) della holding, dell’Istituto Luce e di Filmitalia emanando una direttiva che ridisegna i compiti e le finalità del gruppo. Per Cinecittà si apre dunque un capitolo tutto nuovo come chiedeva l’intero mondo del cinema in scarsa sintonia con la precedente gestione.
Alla presidenza di Cinecittà holding è salito Alessandro Battisti. Ex senatore della Margherita, Battisti è un manager molto vicino a Rutelli per antica amicizia e storia politica, che inizia nel ’93 come segretario della Lista civica di supporto a Rutelli sindaco. Battisti è un avvocato con un’attività ventennale, che non ha mai interrotto, e non è un uomo di cinema in senso stretto anche se con il cinema ha rapporti di contiguità , avendo sposato la costumista Paola Comencini.
Lo abbiamo incontrato per capire come sta riorganizzando il sistema Cinecittà .
Quale è la nuova mission del Gruppo?
Dobbiamo valorizzare il nostro ruolo di servizio pubblico e di supporto alla comunità del cinema, autori, produttori industria e associazionismo. In questa prima fase ci stiamo mettendo in linea con la direttiva del Ministro che ci ha chiesto, tra le priorità , di operare una semplificazione della macchina amministrativa.
La holding è diventata una pletora di società , alcune delle quali vanno eliminate sia per ridurre il costo complessivo per lo Stato sia per essere più efficienti.
Quali società saranno chiuse?
Abbiamo già trasformato Cinecittà Diritti da società in una funzione della holding per gestire il pacchetto dei nostri film e, in base ad una convenzione con il ministero dei Beni culturali, i film di proprietà dello Stato.
Faremo la stessa operazione con Cinesud e Cinefund (le due società create da Ubaldo Livolsi, ex amministratore delegato di Cinecittà holding, l’una per sviluppare attività cinematografiche nel mezzogiorno e l’altra per attirare capitali privati da investire nel cinema, ndr).
Ma in questa prospettiva che farete di Cinefund?
La società ha ottenuto dalla Banca d’Italia e dalla Consob l’autorizzazione a gestire un fondo e questa autorizzazione ha un suo valore. La mia idea è di cederla a soggetti interessati al sistema bancario liberandoci così di una attività che, a mio parere, non possiamo svolgere.
Come può un soggetto pubblico come il nostro fare una raccolta di capitali privati destinati ad una attività di lucro? Questa è la mia opinione che dovrà essere però condivisa dal Consiglio.
Come cambierà l’Istituto luce?
Abbiamo avviato anche la svolta del Luce. Daremo un forte impulso all’Archivio , che sarà l’attività preminente della società .
Qui non abbiamo ereditato criticità , anzi è stato fatto un grosso lavoro di riorganizzazione. Buona parte dell’archivio e di altri archivi regionali, come quello dei Fratelli Alinari e di Folco Quilici , è stata digitalizzata ed è fruibile attraverso Internet.
L’ obiettivo è di valorizzare ancora meglio questo patrimonio sviluppando la diffusione e la commercializzazione dei materiali. Tenga conto che il nostro Archivio specie sulla storia, in particolare la storia d’Italia e del fascismo, è tra i più completi al mondo.
Il Luce continuerà a produrre e coprodurre film?
Si, ma esclusivamente cinema italiano ed europeo d’autore, in part icolare opere di registi esordienti o alla seconda prova.
Non si faranno più dunque operazioni tipo il “˜Mercante di Venezia’ il film con Al Pacino?
Il ministro ha dato un mandato chiaro: favorire e sostenere il cinema italiano giovane e di qualità . Una linea che ha delle ricadute anche sulle attività di distribuzione del Luce che possiede un circuito di sale specializzate e un circuito di multiplex. Raffoorzeremo il primo ma dismetteremo l’altro.
Quindi vendete Mediaport?
Questa è la nostra intenzione sia perché un circuito di multiplex non è più in sintonia con il nuovo indirizzo sia per ragioni di carattere finanziario. Mediaport ha accumulato un enorme deficit di circa 33 milioni di euro e perde 6 milioni di euro all’anno. Non possiamo più permetterci un peso del genere che blocca lo sviluppo delle altre attività . Da un mese ho assunto la presidenza di Mediaport per curare la procedura della vendita. E’ stata avviata una valutazione del circuito e, dopo il via libera del Consiglio di amministrazione, apriremo un bando pubblico avendo sessanta giorni di tempo per ricevere le offerte. Anche i sindacati hanno condiviso questa linea e noi ci siamo impegnati a garantire i livelli occupazioni dei 250 dipendenti impiegati nelle multisale.
Cinecittà holding deve anche promuovere il cinema italiano. Quali novità si profilano?
Agiremo in stretta sinergia con FilmItalia che ha il compito di portare il cinema italiano all’estero. Finora le attività hanno marciato su binari nettamente separati. La holding si occupava del cinema classico, Filmitalia del cinema contemporaneo. Nel 2007, per la prima volta, le iniziative saranno integrate . E’ un fatto assodato che i film del passato hanno ancora una forte attrattiva all’estero mentre i film più recenti vanno un po’ spinti. Per questo riteniamo che presentare “˜Nuovo Mondo’ in accoppiata con un film di Rossellini aiuterà anche l’opera di Crialese a farsi largo.
C’è già qualche idea?
Per l’estero stiamo preparando “˜Italiana’, una grande rassegna che andrà in giro per il mondo cominciando, a gennaio, dalla Cina, e che proporrà film di carattere regionale coll’idea di promuovere il territorio . Ma stiamo anche lavorando ad una iniziativa italiana che si chiama “˜Giro d’Italia’. Tra aprile e luglio un grosso tir molto pittoresco raggiungerà ventitremila comuni di medio taglio per sensibilizzare i cittadini, coinvolgendo in particolare le scuole, sulle tematiche dell’immigrazione. E’ un progetto con finalità sociali oltre che culturali che realizziamo in tandem con i ministeri della Pubblica istruzione e degli Affari sociali. E inoltre, in linea di tendenza, diminuiremo la partecipazione a rassegne e festival concentrandosi solo sulle più importanti, oltre naturalmente a Venezia Cannes e Berlino, per non avere una dispersione di energie e di soldi. Non avete ancora rinnovato il contratto di affitto con Cinecittà Studios, la società privata che gestisce gli studi e nella quale detenete una partecipazione del 25%. Stiamo ridefinendo gli accordi . Non sono faccende che si risolvono in un minuto ma lavoriamo in un clima di collaborazione. Le difficoltà di tutti gli studi italiani, non solo Cinecittà , sono note. Anche Cinecittà Studios che gestisce altri spazi oltre Cinecittà , sta ripensando la sua strategia ed ha espresso la volontà di fare un piano industriale per rivitalizzare il comparto. E’ un obiettivo che condividiamo e li aiuteremo in questo percorso. Resteremo nella società se c’è una mission che tuteli un interesse pubblico. Se mancasse questa condizione potremo in accordo col ministero decidere diversamente.
Ma qual’ è l’interesse di Cinecittà holding?
Il nostro interesse primario è che le produzioni italiane tornino a lavorare in studi italiani. Tutti i produttori, che anche legittimamente e forse giustamente da un punto di vista industriale preferiscono andare a girare oltre frontiera, rappresentano risorse, attività , lavoro che perdiamo a vantaggio di altri paesi. Per invertire la tendenza, il primo nodo da sciogliere è il meccanismo fiscale. La materia va riregolata. In Italia c’è un regime non in linea con gli altri paesi europei che prevedono per le produzioni defiscalizzazioni o crediti di imposta pari al 14%-20% delle spese. Al ministero si è formato un gruppo di lavoro che ha elaborato una proposta. Vedremo se sarà inserita nella legge cinema o se oggetto di un provvedimento separato . Continuerete a sviluppare le attività dell’Osservatorio nato a supporto delle politiche di finanziamento del cinema? Certamente.
E’ un lavoro importante che rientra pienamente nella nostra missione di servizio. E’ in dirittura d’arrivo una nuova pubblicazione che aggiorna il Libro bianco con tutti i dati sull’industria. Con uno spirito di servizio lavora anche il settore della comunicazione che non si limita semplicemente alla comunicazione istituzionale di Cinecittà . Produce anche il daily on line Cinecittà News, a cui si affianca una versione periodica cartacea, che è diventato un vero strumento di lavoro per gli operatori e che spesso, in occasione dei Festival, fa da service per soggetti terzi. Siamo stati media- partners della Festa del cinema di Roma ma diamo risalto anche ad eventi più laterali per coprire al meglio le iniziative della categoria. Quest’anno avete subito una forte riduzione del finanziamento ministeriale. Di quanto potrete disporre per il 2007? Cinecittà ha sofferto dei tagli che hanno colpito tutto il sistema cinema. Ora il ministro vuole recuperare maggiori risorse e anche noi avremo sicuramente qualcosa di più. Facendo valere il nostro marchio puntiamo però anche a trovare risorse aggiuntive attraverso le sponsorizzazioni. Quest’anno a Venezia abbiamo allestito uno spazio multifunzionale molto visitato con un grosso contributo di aziende e sponsor. Seguiremo questa linea anche per altre rassegne ed eventi importanti.
Cinema&Video International 11/12-2006