direttore Paolo Di Maira

CINEMA ITALIANO/Cos’è questa Crisi?

di Marco Spagnoli


L’idea generale comunicata dai media al grande pubblico e ribadita da qualche suo esponente è che il cinema italiano sia in una crisi complessa, determinata dai tagli alla Cultura, dalla mancanza generalizzata del sostegno pubblico, dall’incertezza normativa che rende il mercato ancora più fragile, dalla mancanza di una strategia centrale, resa ancora più evidente dall’intervento periferico non sempre illuminato delle Film Commission.
Eppure, nell’anno della grande crisi economica, nella stagione dominata dal 3D (in cui due film insieme come “˜Avatar’ e “˜Alice in Wonderland’ hanno conquistato oltre novanta milioni di euro in meno di cinque mesi), non solo la quota di mercato del cinema italiano tiene, ma “” sorpresa, sorpresa “” è la più alta mai raggiunta da oltre trent’anni: un 34% di un mercato che nei primi sei mesi è cresciuto di quasi il 15%.

Un risultato sorprendente, soprattutto se paragonato a quello dei “˜cugini modello’ francesi che, nello stesso periodo preso in considerazione, hanno segnato un 32%.
Un momento d’oro della nostra produzione, che al Festival di Venezia vede proporre oltre 41 produzioni nazionali, di cui 29 lungometraggi.


“Questa è la prova che non è vero che c’è la crisi”, puntualizza Giampaolo Letta, Amministratore Delegato e Vicepresidente di Medusa:
“Ripeto da anni che senza dubbio ci sono dei problemi e delle difficoltà , ma non c’è nessuna crisi, e questa situazione ne è l’evidente dimostrazione.
Abbiamo raggiunto ottimi risultati e il Festival di Venezia è ricchissimo di proposte molto interessanti.
I listini da qui al 2011 contengono un’offerta molto varia e di grande potenzialità .
Basta parlare di crisi, perché così facendo si ignorano le problematiche e le difficoltà  che vanno giustamente affrontare e risolte. Fortunatamente chi il cinema lo fa non crede alla crisi, ma investe risorse rischiando e mettendoci l’anima. Un atteggiamento premiato dal pubblico.”
Giampaolo Letta insiste sulla necessità  di una normativa chiara:
“Nessuno vuole più sentire parlare di assistenzialismo e di finanziamenti a pioggia.
Quell’epoca è finita per sempre. Nulla è dovuto!” continua, “ci dobbiamo conquistare il sostegno altrui ed è giusto che vi siano dei meccanismi automatici come Tax Credit e Tax Shelter che premiano chi investe e chi rischia mettendoci la propria faccia, il proprio denaro.
I soldi non ci sono più, perché è giusto che lo Stato abbia altre priorità  come la sanità , le pensioni e i servizi essenziali, sicuramente più importanti del cinema.
E’ al tempo stesso sacrosanto che si pensi alla Cultura in generale e al cinema in particolare, incentivando l’investimento con forme di intervento in grado di stimolare l’interesse imprenditoriale.
Un po’ sulla scia di quello che abbiamo fatto per il film di Paolo Sorrentino con Sean Penn insieme a Banca Intesa.
Un lavoro che abbiamo fatto noi così come stanno facendo anche altri.”


Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema:
“Il cinema italiano è vivo, ed è proprio quando ci sono difficoltà  che ha sempre dimostrato, nella sua storia, grande vivacità , sia sul piano produttivo che artistico, grazie alla sua fantasia, intraprendenza e creatività .
Malgrado una serie di difficoltà  oggettive, i risultati sono ottimi grazie non solo agli artisti consolidati, ma anche alla scoperta di nuovi talenti.
Abbiamo cominciato a raccontare di nuovo i cambiamenti sociali come faceva il grande cinema.
E’ arrivato il momento, però – osserva Del Brocco – di avere delle certezze, perché nel lungo periodo la fantasia e la creatività  non possono essere sufficienti.
Riprogettare l’architettura economica ed industriale del settore è, a questo punto, determinante.
Per farlo, abbiamo innanzitutto bisogno di regole chiare.
Il finanziamento pubblico deve avvenire attraverso la tassa di scopo. Personalmente sono molto ottimista, perché in questo momento si stanno definendo le linee che vorrei iniziare a seguire a Raicinema: da una parte i lavori di autori giovani che raccontano storie altrui, dall’altra un prodotto commerciale che va verso il mercato, dalla fattura, però, medio-alta.”


L’Amministratore Delegato di Cinecittà  Luce, Luciano Sovena spiega:
“Risultati del genere si ottengono solo grazie alla vitalità  del cinema giovane italiano, in grado come pochi altri di attirare nuovo pubblico .
Le opere più interessanti e attuali presenti a Venezia, ad esempio, sono proprio quelle degli esordienti.
Siamo testimoni di un importantissimo cambiamento di mentalità .
Accanto ai grandi registi c’è un cinema indipendente che riesce a produrre film con un budget massimo di un milione di euro.
Quello che solo fino a qualche anno fa sembrava impossibile, oggi è diventato realtà .
Evidentemente qualcuno, prima, lucrava con i fondi di garanzia.
Ben venga, quindi, il sostegno solo per le opere prime e seconde, in modo che gli altri possano aguzzare l’ingegno per arrivare a produrre”. Luciano Sovena indica un’unica via per il futuro:
“La soluzione è arrivare presto all’Agenzia per il Cinema.
Dappertutto è possibile, deve potersi realizzare anche in Italia.
Il rapporto con le televisioni deve cambiare, ma, al tempo stesso, le produzioni indipendenti devono imparare a dialogare con il mercato e non pensare di essere “˜incomprese’.
Solo un cinema che può interessare tutti, alla fine, è destinato ad arrivare in televisione.
Fare film a tutti i costi non funziona più, perché il rischio è troppo alto.” In futuro si può pensare di avere maggiore attenzione da parte della politica?
Sovena è cauto:
“La maggior parte dei politici nostri interlocutori ha preso molto a cuore la situazione del cinema italiano, il problema è che, in termini assoluti, non sono tanti.
I politici interessati allo spettacolo, sia a destra che a sinistra, sono un numero ancora esiguo.
Quanta gente va a cinema e quanti tra loro svolgono funzioni politiche e istituzionali?”


Il produttore Nicola Giuliano esprime grande perplessità  rispetto all’attuale situazione e ne fornisce un’interpretazione a trecentosessanta gradi:
“Viviamo una crisi di mercato e di finanziamenti, a dispetto della creatività  e del valore del cinema italiano e dei suoi talenti.
Non si capisce perché si parla così poco dei successi cheraggiungiamo: Elio Germano ha vinto la Palma d’Oro, il film di Luca Guadagnino è uscito in tutto il mondo e ha toccato quota tre milioni di dollari al Box Office americano, “La doppia ora” è venduto in diciotto paesi e sta per uscire negli Stati Uniti; “Mine Vaganti” di Ozpetek sta spopolando in Francia e in Germania, mentre i venditori internazionali tornano ad interessarsi a noi.
Da quanto tempo non ci ricordiamo un momento così florido per il nostro cinema?”
Secondo Giuliano bisogna, però, distinguere nettamente il prodotto dal mercato:
“Quest’ultimo vive una crisi mostruosa dovuta alla crisi mondiale e al disimpegno dello Stato nei confronti del finanziamento al cinema; nonostante che, a differenza del passato, i nostri film restituiscano quanto hanno preso dalle alle casse dello stato.
A fronte, però, di questo straordinario momento, le televisioni, invece, si disinteressano completamente del prodotto cinema, e la Pay Tv opera in un regime scandaloso di monopolio.
In più non si fa nulla contro la pirateria che erode miliardi d’introito, che i provider si guardano bene dal restituirci in qualche maniera.
Mentre Orange in Francia opera attivamente, qui da noi nessuno fa nulla.
Il nostro mercato è attualmente “˜morto’ a fronte di un momento produttivo straordinario.
L’unico elemento di novità  è rappresentato dal Tax Credit e dal Tax Shelter che, a differenza del nostro film diretto da Paolo Sorrentino e dalla vocazione fortemente internazionale, sarà  molto difficile potere applicare alla media dei progetti realizzati in questo momento in Italia. Un produttore per fare un film deve cedere tutti i diritti e quindi ha poco da offrire ad un finanziatore esterno.
Insomma, alla fine il tema è sempre lo stesso: nonostante tutto mancano ancora le regole certe per consentire al mercato di svilupparsi e di crescere.”

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