Dove va il cinema italiano? La risposta è stata a data ai molti professionisti – in prevalenza autori e produttori – che hanno affollato lo scorso 13 giugno l’incontro organizzato a Roma dall’ANICA.
Come era prevedibile l’incontro ha generato nuove domande, creando comunque, nell’ampio confronto, una tensione positiva, una volontà condivisa di trovare risposte.
Che ci siano problemi lo mostra il crollo dell’affluenza in sala: secondo i dati cinetel, la quota di mercato del cinema italiano dal 1° gennaio al 25 giugno è al 18,22%, inferiore di circa 20 punti rispetto al 38,07% dello stesso periodo dello scorso anno. La contrazione è di poco superiore alla flessione d’incassi e presenze complessivi: nel periodo 1 gennaio-25 giugno 2017 si sono incassati 314,8 milioni di euro, -16,84% rispetto all’analogo periodo 2016, e si sono venduti 51,3 milioni di biglietti, -12,59% rispetto al 2016.
Appare chiaro che Cinema2Day (cinema in sala a 2 euro nei secondi mercoledì del mese), non ha funzionato, neanche al netto del fenomeno Zalone, il cui film “Quo vado?” ha realizzato, nello scorso anno, incassi eccezionali. Infatti, se risaliamo al 2015, permane la flessione degli incassi rispetto a quell’anno (- 4,75%), mentre le presenze aumentano di appena lo 0,65%.
Di conseguenza, l’ iniziativa promozionale fortemente voluta dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, è stata archiviata.
Tra i critici c’è chi l’ha considerata addirittura controproducente: è la convinzione del produttore Nicola Giuliano, espressa durante il citato incontro dell’ ANICA.
In questi ultimi anni, ha denunciato il produttore, è stato fatto passare il messaggio che il cinema “non vale niente”; che si possono vedere film gratis, acquistando un abbonamento al telefonino o una busta di patatine. Oppure si può pagare 2 euro, ha rincarato Giuliano, aggiungendo che la promozione avrebbe probabilmente potuto funzionare se l’offerta fosse stata focalizzata sui giovani, e non rivolta a tutti indistintamente.
Il cinema si promuove con film che funzionano, ha ribadito, e per avere qualche risultato bisogna giocare “due campionati”, lavorando parallelamente sui film commercialmente sostenibili, e sui film di ricerca, quei film che “si sa che non faranno un’euro in sala”, ma che possono comunque rappresentare “un primo passo di un percorso che porta a un pubblico ampio e internazionale”.
Il riferimento di Giuliano è alla corposa lista di film realizzati da giovani autori e produttori indipendenti, per lo più coproduzioni con altri Paesi, che approdano a mercati e festival inter- nazionali, e spesso vincono, ma in sala non escono o fanno fugaci apparizioni.
Il problema dell’accesso al mercato è stato sollevato,nell’incontro romano, da un altro produtto- re, Emanuele Nespeca, che ha tuttavia riposto grande fiducia nella Legge Cinema, i cui decreti attuativi sono in dirittura d’arrivo, in grado di difendere il prodotto di qualità ovunque: dalla fase produttiva a quella distributiva, alla sala.
La sala cinematografica, più volte evocata nell’incontro romano di giugno (tra chi ne ha prono- sticato l’estinzione, chi ne ha rivendicato la centralità e chi ne ha auspicato una complementarietà con altre piattaforme) sarà protagonista nel convegno del 4 luglio a Riccione, durante Cinè.
Sarà un “secondo tempo” dove la discussione si sposterà sul ruolo dell’esercente, il cui protagonismo sempre più è considerato utile al successo del film.