Cambia anche, aggiungiamo noi, l’approccio comunicativo dell’ANEC ( che si avvale ora della consulenza del collega Antonio Autieri, già direttore di Box Office) con il suo presidente che ha iniziato una collaborazione con Huffington Post inaugurando il blog proprio con le considerazioni riportate sopra.
“Solo una cosa non cambia mai in Italia”, cambia registro Cuciniello a un certo punto dell’intervento: “ il cinema d’estate è la solita barzelletta; solo che non fa ridere”.
Argomenta: “ Proprietari e gestori di cinema, grandi e piccoli, hanno investito in nuove strutture o rimodernato quelle esistenti, speso ingenti risorse nella trasformazione degli impianti digitali, adeguato le proprie sale sotto il profilo del comfort (sistemi audio/video, poltrone, aria condizionata) e proposto nuovi servizi, iniziato a usare gli strumenti di comunicazione moderna proponendosi come partner importanti per la distribuzione. La quale però, a fronte di continue promesse, continua a disattendere -nel suo complesso: le eccezioni positive ci sono, ma da sole non bastano- l’impegno per arrivare a proporre al pubblico un’offerta completa tutto l’anno”. Insomma: il problema dell’estate è la mancanza di film.
Il debutto del blog di Cuciniello sul quotidiano on line ha coinciso con l’apertura di Cinè, il 5 luglio a Riccione, che a sua volta ha riproposto, in apertura, la questione dell’estate al cinema in un convegno curato da Box Office dal titolo “Viaggio nel cuore dell’estate. Cosa accade in Italia e nei principali mercati europei”.
Il valore dell’estate in Italia ( la quota cioè di presenze e incassi nei cinema nei mesi estivi) negli ultimi 20 anni è sostanzialmente invariata: lo ha confermato il grafico mostrato ad apertura del convegno. E’ sempre rimasto sotto il 15%, con cadute al 4,9% nel 1998 e picchi al 14,5% nel 2011. Non così vanno le cose nei principali paesi europei con cui i dati italiani sono stati confrontati relativamente all’ultimo triennio: Francia e Germania sono tra il 20 e il 22%, la Gran Bretagna si attesta intorno al 25%, la Spagna ha conquistato nell’estate 2015 un formidabile 26%
Un dato, quest’ultimo, che smonta giustificazioni di carattere “climatico”: solo in Italia l’estate picchia al punto da dimezzare le presenze rispetto al vicino paese mediterraneo, oscillanti tra il 13,8% del 2013, ik 12,3% del 2014, e il 12,8% del 2015).
Dall’analisi condotta da Box Office emerge che nell’estate italiana mancano all’appello i blockbuster, in particolar modo i film d’animazione, e i film nazionali assolutamente marginali ( 5,4% nel 2015) a differenza degli altri paesi considerati ( Francia in testa,che nell’estate dello stesso anno ha messo a segno un 24,6%).
Cosa fare?
Come Dory, la smemorata pesciolina del cartoon Disney prossimamente sugli schermi, distributori ed esercenti intervenuti a commentare i dati sembravano non ricordare di aver espresso valutazioni molto simili negli anni scorsi.
Così , tra esortazioni ( da parte dei distributori) a “fare sistema” perché “tutti nella stessa barca”, necessità di lavorare di più sulla comunicazione per “cambiare le abitudini culturali” degli italiani e sconfortate repliche degli esercenti convinti che senza film, d’estate, si chiude, il tempo, nella sala Polissena che ha ospitato il convegno al Palacongressi, sembrava non essere passato.
Una proposta concreta è stata fatta da Andrea Malucelli, presidente del consorzio di esercenti di cinema indipendenti UniCi, che ha invitato i distributori a elaborare un piano triennale di uscite. Ma non c’è stata risposta.