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direttore Paolo Di Maira

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CINE’/Il disco dell’estate

Nel saldo tra l’andamento positivo dell’inverno 2014 e lo scivolone della primavera ci si è attestati ( al 6 luglio) su un meno 1,16 % di spettatori al cinema rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le prospettive immediate, con la scarsa offerta di film per l’estate unita all’evento coincidente dei mondiali di calcio, preoccupano non poco esercenti e distributori.

E infatti la “stagionalità del prodotto”è stata la questione più frequentata negli interventi che hanno scandito le  4 giornate di Cinè.

 Nicola Maccanico, direttore generale di Warner  Bros Italia, ha ricordato numeri impietosi: il 46% dei film copre il 93% degli incassi; come dire che al 54% dei film resta solo il 7% degli incassi. C’è una sola cosa da fare, secondo Maccanico: “allungare la stagione e spalmare il numero dei film su un tempo più lungo”. Allungare vuol dire “collaborare e rischiare” perché, ha aggiunto con lucidità, “in un mercato che non cresce vince il più forte”.

Lo ha confermato  Ernesto Grassi, direttore generale di Adler, che ha lamentato la scarsa tenitura   del film di Cronenberg “Maps to the stars” uscito in day and date con il Festival di Cannes. Effetto della scarsa capacità contrattuale nei confronti degli esercenti.

Che fare? “Aprire un tavolo di confronto permanente” con gli esercenti, per ascoltare “le proposte delle giovani generazioni”, ha proposto Aurelio De Laurentiis.

E le Associazioni? Appare  poco creativo in questa fase il loro ruolo, oscillante tra generiche esortazioni del presidente dei distributori Andrea Occhipinti a “investire tutti di più nelle uscite estive”, e l’ecumenico appello di  Lionello Cerri, presidente degli esercenti ANEC, a risolvere i problemi del mercato “ guardando all’interesse di tutti, e non del singolo”.

Quello dell’allungamento della stagione è una questione che esercenti e distributori si rimpallano da qualche decennio in Italia. E ritorna, ora più acuta, ora più sfumata, a seconda che gli incassi vadano bene oppure siano in rosso.

“Non aspettate a essere nei guai come noi per mettervi d’accordo”: ha detto  Jaime Tarrazòn Rodòn, importante esercente spagnolo oltre che delegato FECE ( l’associazione degli esercenti europei). Tarrazòn è stato uno dei relatori dell’incontro, organizzato da Box Office, che ha messo a confronto i mercati di Italia, Spagna e Francia. Si è tenuto nella prima giornata di Cinè, ma l’ avvertimento del delegato FECE avrebbe potuto benissimo chiudere la convention di Riccione.

La Spagna ha subito, nel 2013, una caduta di presenze al cinema del 22%, registrando , nello stesso anno la chiusura di 24 cinema ( 200 schermi). Il mercato cinematografico spagnolo è duramente penalizzato dalla pirateria ( fenomeno di dimensioni più preoccupanti che in Italia), ma anche dall’innalzamento dell’IVA (nel settembre 2012) dall’8 al 21%, prova del disinteresse delle istituzioni nazionali per questo settore.

Eppure in Spagna, paese climaticamente (oltre che culturalmente) assimilabile all’Italia, l’estate al cinema funziona. Anzi: è Agosto il mese scelto soprattutto dalle major americane per far uscire i propri titoli di punta. In Spagna funziona anche la festa del cinema, che quest’anno verrà raddoppiata. Con la Francia, poi, non c’è partita: in quel paese la multiprogrammazione, su cui in Italia ( lo ha comunicato Richard Borg ) sono attualmente in corso dei test, esiste da trent’anni.

Anche la quarta edizione di Cinè, promossa e sostenuta da ANICA, in collaborazione con ANEC e ANEM, è stata prodotta e organizzata da Cineventi.

 

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