Economia e cultura: il film come prodotto culturale da promuovere in sé, ma anche come volano per la promozione generale del sistema Italia.
Claudio Pasqualucci, da un anno direttore dell’ICE di Shanghai, crede molto in questo doppio ruolo del cinema. Lo abbiamo incontrato a Shanghai, alla vigilia della 17esima edizione del Festival (14-22 giugno), che si apre in un momento in cui la collaborazione fra Italia e Cina nell’ambito delle produzioni cinematografiche è sempre più sotto i riflettori.
Sono almeno sei i progetti in sviluppo che al festival di Pechino (16-23 aprile) hanno trovato dei partners e che potrebbero realizzarsi entro la fine dell’anno, beneficiando, per primi, degli effetti del trattato di coproduzione tra Italia e Cina. Sono i primi concreti segnali del “Progetto Cina”, nato per creare un rapporto stabile di interscambio tra le due cinematografie (vedi notizia in basso).
L’ICE, agenzia deputata alla promozione all’estero e all’internazionalizzazione delle imprese italiane, è, con i suoi 4 uffici in Cina, il soggetto più indicato a coordinare il progetto sul territorio (assieme al desk dedicato, attivo dal 2013). “Mi interessa molto farne parte”, dichiara Claudio Pasqualucci.
A Shanghai ICE supporta, per il decimo anno consecutivo, la presenza del cinema italiano assieme a Istituto Luce Cinecittà, (che festeggia anch’esso il 90 esimo anniversario nel 2014). 17 film presentati (“Sacro Gra” nella selezione ufficiale, 13 film in Focus Italy e tre nella sezione Spectrum) e la presenza al mercato del Festival, con uno stand dove erano presenti tre compagnie di vendita italiane, Intramovies, Fandango e Rai Trade, “un piccolo hub che abbiamo per diffondere i servizi dell’industria cinematografica italiana e ovviamente il prodotto finito, cioè i film, e per stimolare la creazione di un network fra distributori e proprietari di cinema” spiega Pasqualucci.
“A Los Angeles l’Italian Film Commission fa un lavoro importante per la promozione del Made in Italy attraverso i film, e a mio giudizio qui in Cina dovremmo fare lo stesso, nei limiti delle condizioni imposte dal mercato, che pur esteso e in crescita, pone delle barriere.”
La prima barriera è la censura (“che sinceramente rappresenta sempre meno un problema), poi c’è il contingentamento: sono infatti solo 22 i film stranieri ammessi ogni anno in Cina; neanche da dire che gli Stati Uniti fanno da padrone, “la concorrenza è sterminata, e una via per aggirare l’ostacolo è sicuramente quella della coproduzione. In questo modo il film tecnicamente non è più straniero ed ha meno difficoltà ad entrare nel paese”.
La prima cosa da fare secondo Pasqualucci è una razionalizzazione dell’offerta Italia: “Noi abbiamo molte richieste di operatori cinesi che vorrebbero andare in Italia, ci sono ad esempio varie corporate cinesi che realizzano video sulla storia dell’azienda, produzioni piuttosto importanti dal punto di vista del volume delle risorse impiegate. A loro piacerebbe molto girare in Italia. I cinesi si muovono in forma massiccia ma vogliono essere guidati, si aspettano di ricevere dall’Italia un pacchetto chiavi in mano, un insieme di opzioni da cui scegliere. Per questo sarebbe bello ricevere anche dalle film commission regionali degli aggiornamenti sui servizi che offrono, sapere quali territori sono più adatti alle varie tipologie di produzione. Sarebbe opportuno che le f.c. attivassero questi canali, i consolati le ambasciate, gli uffici enit, e stimolassero questa ricerca di opportunità. Anche noi dovremmo muoverci in maniera più strutturata. Io vorrei realizzare, in collaborazione con ANICA, una presentazione articolata e strutturata dell’Italia dal punto di vista delle opportunità per le riprese cinematografiche: locations, servizi, personale in Italia che riesca a parlare cinese, offrire cioè un pacchetto complessivo per le tantissime produzioni cinesi. In Cina c’è un sistema Italia ben integrato e radicato che andrebbe attivato in questo senso. Fra Shanghai e Pechino ci sono tanti produttori cinesi, e si potrebbe organizzare proprio un forum dedicato a questo.”
Altrettanto utile sarebbe, secondo Pasqualucci, un’azione di promozione più generale e diffusa, che vada oltre la cerchia dei professionisti, e che tratti il cinema come gli altri prodotti italiani che pian piano si sono affermati in Cina, lavorando cioè alla formazione di un gusto e creando un’esigenza da colmare sul mercato:
“I due veicoli chiave per la formazione dell’opinione pubblica sono la promozione online e quella televisiva. Credo che si dovrebbe insistere a invitare delegazioni di opinion makers cinesi ai festival di Roma, Torino, Venezia, per dargli una panoramica più ampia sulla produzione cinematografica in Italia.
Realizzare una sorta di educational sul cinema, un po’ come è stato fatto sui vini, sui prodotti alimentari, creando un bisogno dove prima non c’era.
Ci sarebbe anche spazio per organizzare una rassegna di cinema italiano, qui ad esempio c’è un bellissimo museo del film, aperto da poco.” E viceversa, conclude Pasqualucci, ci sarebbe anche spazio per la promozione del prodotto italiano attraverso i film cinesi: “Qui c’è una comunità italiana molto forte di imprese di altissimo livello, dai beni di lusso, ai beni di consumo alle automobili, e molte di queste sarebbero disponibili a lasciarsi coinvolgere in produzioni che possano servirgli anche da veicolo promozionale. C’è da considerare, inoltre, che l’attenzione e la richiesta di prodotti italiani è alta, ma rispetto al livello totale delle importazioni cinesi è ancora a livelli modesti: su un interscambio di 33 miliardi di euro, 10 rappresentano le esportazioni italiane in Cina, e 23 le importazioni dell’ Italia dalla Cina”.
PECHINO/OPERATIVO L’ACCORDO DI CO-PRODUZIONE
E’ finalmente attivo l’accordo di coproduzione cinematografica tra la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica Italiana, entrato in vigore il 17 aprile 2013: le norme di procedura attuative sono state firmate il 19 giugno all’Ambasciata d’Italia a Pechino da Alberto Bradanini, Ambasciatore d’Italia in Cina, e Zhang Hongsen, Direttore Generale del Dipartimento Cinema dell’Amministrazione per le Pubblicazioni stampa, Radio, Cinema e TV della Repubblica Popolare Cinese
“Da oggi abbiamo una nuova responsabilità: fare buoni film che mettano insieme le nostre due culture approfittando di un mercato in piena espansione internazionale com’è quello della Cina di oggi -ha commentato il Presidente ANICA, Riccardo Tozzi, -Un quadro normativo chiaro è quanto serve alle imprese.
Anica lavora sul campo con un desk aperto appositamente a Pechino e un programma di iniziative concordate anche con il MiSE nell’ambito del ‘Progetto Cina’”.
Ciascun film coprodotto ai sensi del Trattato avrà doppia nazionalità, italiana e cinese, e potrà quindi accedere a tutti quei benefici fiscali e incentivi pubblici che i rispettivi Governi mettono a disposizione per la promozione e divulgazione della propria cultura cinematografica. Per quanto riguarda il cinema italiano, l’Accordo (che riguarda anche produzioni televisive e fiction) offre poi l’importante possibilità di superare la barriera d’ingresso al mercato cinese rappresentata dal sistema delle quote dei film stranieri che si possono trasmettere annualmente nelle sale cinematografiche cinesi.
Il “Progetto Cina” è voluto dal MiBACT e dal MiSE e attuato da ANICA in accordo con Luce Cinecittà, ICE, Unefa, 100 Autori, Coordinamento Nazionale Film Commission, Scuola Nazionale di Cinema.