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direttore Paolo Di Maira

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CARTOON ITALIA/Futuro animato

All’indomani dal successo degli Stati generali dell’Animazione italiana, promossi da Cartoon Italia e Asifa Italia in collaborazione con ANICA lo scorso 1 marzo a Roma, e in attesa di una seconda giornata sulle stesse tematiche in programma a Venezia nel corso del festival Rai Cartoons on the Bay, Cinema & Video International ha fatto il punto con la presidente di Cartoon Italia, Anne- Sophie Vanhollebeke, sulle principali istanze segnalate ai legislatori nazionali ed europei per un rilancio del comparto.

“Abbiamo avuto molte richieste di affiliazione dopo quella giornata”, esordisce Vanhollebeke. Una buona notizia per l’associazione dei produttori italiani di animazione, che aderisce all’ANICA, con 12 aziende fra i soci. Un comparto che in Italia conta, dati della stessa associazione, 81 aziende attive nella produzione di animazione, di cui 45 “service providers”.

Una parte di questi studi che mettono la loro professionalità al servizio di clienti terzi, si è recentemente costituita in associazione fondando Animation Italia, che raggruppa 16 aziende di produzione audiovisiva e multimediale in animazione e della relativa filiera, e siglando al contempo un accordo con Asseprim – Confcommercio Imprese.
“E’ una cosa molto positiva”, commenta Vanhollebeke, “in questo modo insieme possiamo rappresentare tutta la filiera ai tavoli istituzionali. Asifa Italia (l’associazione nazionale degli autori e professionisti dell’animazione, ndr) ha siglato un accordo con 100autori (associazione delle autorialità cine- televisive, ndr), noi con l’Anica e Animation Italia con Asseprim. Se lo schema è questo, abbiamo tutto da guadagnare, ma è importante che siano chiari gli obiettivi e i ruoli delle singole associazioni”.
Tutte le sigle comunque salutano con favore il nuovo disegno di legge sull’audiovisivo approvato a fine gennaio, nonché la trasformazione della Rai in media company annunciata dal neo amministratore delegato, Antonio Campo Dall’Orto.
Quest’ultimo è stato ospite particolarmente gradito all’incontro romano, dal cui i produttori si aspettano un’attenzione particolare nell’ambito della riforma e riorganizzazione della concessionaria del servizio pubblico. “Il piano di lavoro che sto costruendo – aveva detto l’ad Rai agli Stati generali di marzo – trova nel settore dell’animazione una delle sue forme più chiare ed interessanti” rappresentando “una delle prossime sfide”.

Quanto al disegno di legge, fra le altre cose, esso accoglie la richiesta di un fondo per lo sviluppo dei progetti. “Questo farà la differenza”, afferma la presidente di Cartoon, “fino ad oggi, a differenza dei francesi che possono attingere da numerosi fondi ad hoc, noi abbiamo a disposizione solo “l’attivazione” del progetto da parte della Rai. Come si sa, un progetto in animazione costa molto e dobbiamo essere sicuri e lungimiranti che piaccia al pubblico che lo vedrà solo dopo due o tre anni. Anche i focus group, a cui molti ricorrono, hanno un costo, senza contare che il successo delle nostre serie è il punto di partenza di un altro business, quello del licensing e merchandising”.

Riguardo al rispetto delle quote di investimento e programmazione da parte di tutti gli operatori, rassicurazioni in tal senso sono venute sia dal sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli che dalla Presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo Silvia Costa, mentre a Venezia, durante Cartoons ojn the Bay, è atteso il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, il cui dicastero gestirà il fondo per lo sviluppo dei progetti.
“Il rispetto delle quote – continua Vanhollebeke – ci permetterà di non seguire un’unica linea editoriale. Contrariamente a quanto accade negli altri paesi europei che beneficiano di sostegni pubblici e di una pluralità di canali televisivi che investono nella produzione nazionale, in Italia, fino ad ora, siamo riusciti a produrre e distribuire in tutto il mondo contenuti di animazione frutto della creatività italiana, grazie alla coproduzione internazionale e all’unico interlocutore attivo, la Rai”. Fondamentale per lo sviluppo dell’industria dell’animazione italiana sarà l’elevazione del tax credit al 30 per cento previsto dal ddl.
“Per noi cambierà tutto”, sostiene Vanhollebeke, “non ci sarà più bisogno di andare in Asia per fare l’animazione. Questa percentuale ci permette di allinearci ai costi degli altri paesi europei di cui subiamo la concorrenza al pari di quella dei paesi asiatici. Gli studi italiani riusciranno a consolidarsi e a mantenere le risorse in Italia”.
Considerato che il sistema televisivo italiano conta 22 canali per bambini e ragazzi, e ad oggi solo l’11 per cento della programmazione è di produzione nazionale, con le nuove normative – inclusa la direttiva europea sui servizi di media audiovisivi (Avsm) in fase di revisione e, parola di Giacomelli, la disponibilità a rispettare la produzione della creatività italiana anche da parte degli OTT come Facebook, Amazon, Netflix – per i produttori italiani si aprono rosei orizzonti.

 

LO SCENARIO/L’animazione italiana in cifre

Il comparto dell’animazione in Italia è costituito da 80 aziende con circa 3 mila addetti e un fatturato annuo di oltre 100 milioni di euro. Buona parte di questo fatturato è dovuto ad accordi di co- produzione con partner internazionali. L’attività genera sul territorio nazionale un investimento per circa 70 milioni di euro. Sono i numeri di un pezzo strategico dell’industria audiovisiva italiana, sia per la sua valenza educativa, rivolgendosi prevalentemente a bambini e ragazzi, sia per l’aspetto promozionale, veicolando nel mondo la cultura italiana. Senza dimenticare che il settore si estende ad un mercato molto più ampio, ad iniziare dal licensing e il merchandising.

Eppure, in un sistema televisivo che in Italia conta 22 canali per bambini e ragazzi, solo l’11% della programmazione è di produzione italiana . In Francia – il raffronto è utile – la produzione nazionale occupa il 42%

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