E’ stato selezionato fra i 16 documentari che concorreranno per il Berlinale Documentary Award del valore di 40 mila euro Canone Effimero, il nuovo film dei fratelli De Serio presentato oggi nella sezione Berlinale Forum.
Un film che è anche un viaggio “fuori dai raccordi autostradali” dicono i De Serio, “nato dall’esigenza di raccontare un paese che non conosciamo più, attraverso luoghi persone canti che vengono ignorati e appartengono a contesti popolari che stanno scomparendo.”


Un viaggio verso l’ “osceno” nel senso etimologico del termine, che intende cioè rimettere al centro ciò che è fuori dalla scena, i luoghi più remoti a livello geografico e della narrazione contemporanea. E lo fa anche con il linguaggio: usando il formato 1:1 con cui “abbiamo scelto di dare a tutti gli elementi, la stessa dimensione e dunque lo stesso valore etico ed estetico: dai paesaggi, ai personaggi, agli oggetti. I volti sono come icone bizantine o miniature medievali, la composizione rifugge il naturalismo del documentario, si avvicina alla statuaria o alla pittura. Il film vive così di ritratti autonomi, reperti
disseppelliti e portati alla luce, pagine illustrate di un diario collettivo, un fragile codice da
completare.”
La Calabria è il punto di partenza, incipit narrativo e poetico del film. E’ qui che Vincenzo Piazzetta ricostruisce antiche lire calabresi su disegni dei vecchi suonatori, e poi la Locride, dove Vincenzo da giovane è andato ‘a bottega’ dal suo maestro Natale Rotella, nei boschi di Serrastretta.
Apparentemente agli antipodi dal luogo dove vivono e operano i registi, il Piemonte (è infatti piemontese la produzione, La Sarraz Pictures di Alessandro Borrelli, che conta sul sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Ma, dicono i De Serio, “il film riflette anche il nostro sradicamento, una sorta di ritorno alle nostre radici meridionali idealizzate astratte.” Una sorta di ‘cinema itinerante’ proprio come è adesso il cinema italiano, poco rappresentato al festival in questo momento (il loro è l’unico film dove l’Italia è unico produttore e maggioritario) e che però “è presente nelle collaborazioni con gli altri paesi”


In un’ottica, tengono a precisare, che è tutt’altro che reazionaria.
Un film dove ovviamente i canti sono protagonisti in un’ottica “anti Sanremo” scherzano i registi. E a farli rivivere troviamo molti giovani, “che guardano al passato con un’ottica tutta contemporanea: con i telefonini, i social e la tecnologia odierna hanno accesso a questa cultura centenaria che per loro rappresenta anche un tratto identitario. Lo è ad esempio per un gruppo di polifonico di ragazze arbresh del pollino lucano che fanno tour in Italia, vivono tutte in posti diversi e si ritrovano d’estate. “

Giovani generazioni che hanno deciso di imparare dai loro genitori e dai loro nonni come atto di resistenza culturale “ Ma che poi ovviamente poi ascoltano anche Toni F. e tutta la musica di oggi.” Perché, precisano ”è necessario sfatare questa visione manichea che impernia il discorso sulle giovani generazioni”.
Il film è in cerca di un distributore italiano, mentre la distribuzione internazionale è curata da Ana Saiz di Improntafilms, che ha iniziato le vendite a Berlinale EFM.