direttore Paolo Di Maira

CANNES/Promozione, patto con i Produttori

di Chiara Gelato


Non ritengo che un film in concorso sia l’unico segnale di apprezzamento di una cinematografia, perché ci sono diverse variabili, equilibri nella valutazione delle giurie e dei direttori di Festival. L’importante è che un cinema non sia ignorato, come è accaduto all’ultimo Festival di Berlino, dove l’Italia non concorreva con alcun titolo, ma erano presenti sei prodotti nelle diverse sezioni collaterali che testimoniavano la vitalità  del nostro cinema e la sua diversificazione”.


Alla vigilia dell’appuntamento di Cannes, il presidente di Cinecittà  Luce Roberto Cicutto commenta così la presenza italiana al Festival: “Quest’anno sfileremo sulla Croisette con quattro prodotti e non possiamo lamentarci. Non si può fondare lo stato di salute di un cinema sulla sua selezione nelle competizioni dei principali Festival. Quel che vale è la continuità . Normalmente, poi, i titoli che vanno ai Festival “” e non necessariamente in concorso “” si vendono bene e la vera risposta è il mercato a darla”.


Come giudicare, a questo proposito, l’anomalia della distribuzione internazionale di alcuni titoli italiani di spicco ad opera di società  estere? Pensiamo a “Gomorra” e al recentissimo caso de “La nostra vita” di Luchetti, venduto nel mondo dalla società  parigina Celluloid Dreams.
Effettivamente è un fenomeno grave, che confermo anche da distributore.
Il problema è che l’Italia non ha più una rete di distributori forti, mentre gli stranieri possono assicurare un minimo garantito che diviene assolutamente appetibile.
E poi bisogna considerare quelle società  che distribuiscono tradizionalmente un certo cinema italiano all’estero, come ad esempio la Wild Bunch con i titoli di Moretti o di Martone.
In fondo, con l’ingresso dell’Italia in Europa la cosa non dovrebbe poi tanto stupirci, se non fosse per il fatto che i nostri distributori non gestiscono le vendite dei principali titoli europei e dunque non c’è una reale reciprocità .
Questo stato di cose è il frutto della debolezza strutturale della nostra industria dell’audiovisivo.

Che si confronta, ancora oggi, con il problema irrisolto della promozione del cinema italiano all’estero.
Fallita l’esperienza del Comitato tecnico voluto dal MiBAC per lavorare alla predisposizione di un piano organico di promozione, quali saranno i prossimi passi in questa direzione?

Il Comitato si è insediato prima del mio arrivo a Cinecittà  allo scopo di coprire l’interregno tra l’inglobazione di Filmitalia in Cinecittà  Holding e la creazione delle premesse per un’Agenzia autonoma.
Si pensava di poterlo fare in tempi brevi, ma le condizioni non si sono create.
Il tavolo non ha prodotto quello che in termini pratici ci si aspettava – ossia la disposizione delle risorse – e in questa fase transitoria si è pensato di potenziare la struttura dell’ex Filmitalia all’interno di Cinecittà  Luce tramite il coordinamento della Presidenza.


In che termini?
La prima cosa che ho voluto fare una volta insediato è stata quella di stringere un patto d’acciaio con i produttori, perché loro hanno la materia prima e a noi spetta il compito di promuoverla.
In pratica questo si è tradotto nella volontà  di legare le rassegne a momenti di mercato, far intervenire sempre i compratori locali e coinvolgere i produttori nelle iniziative.
Lo abbiamo appena fatto a Tokyo per il Festival del Cinema Italiano e lo faremo a novembre a Los Angeles.
Con l’obiettivo ultimo di creare una rete “” insieme alle altre entità  coinvolte in questa mission, dall’Anica all’Ice ai Ministeri preposti “” che monitori costantemente il mercato, non tralasciando alcun diffusore di cinema.
L’attenzione non deve essere alta soltanto durante le rassegne o le iniziative, ma tutto l’anno, per dare continuità  all’attività .
E poi si fa sempre più necessario rafforzare i rapporti con il Ministero degli Esteri attraverso l’attività  degli Istituti di cultura locali, che possono fare molto creando degli eventi mediatici e delle retrospettive in occasione dell’uscita dei nostri film all’estero.
Da quest’anno stiamo tentando di muoverci in questa direzione con le risorse di cui disponiamo, che sono pari a poco meno di due milioni di euro.


Come vede l’Agenzia del futuro?
Mi auguro possa divenire presto un progetto concreto e non solo una volontà .
Certamente, quello che sarà  dipenderà  dal modo in cui verrà  finanziata. Se lo sarà  solo dal Fus e dai soldi pubblici, è una cosa.
Se sarà  invece un Fondo che attingerà  anche da altre entità , non pubbliche “” cosa che auspico “” aumenterebbero le risorse a disposizione del cinema più consolidato, ma anche di quello degli esordienti.
Di sicuro, l’autonomia del finanziamento del cinema dalla politica non avverrà  in tempi brevi.
In questo contesto, cerchiamo almeno di fare in modo che non vengano disperse energie.
Ed è quello che stiamo tentando di fare.

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