Fare quello che appassiona, che significa trattare anche temi“difficili”, di marginalità ed esclusione, ma senza mai perdere
di vista il mercato e la necessità di arrivare al pubblico: è qui la forza di una casa di produzione come La Sarraz, che
Alessandro Borrelli ha fondato nel 2004. Ha iniziato con i documentari con i quali è stato in Italia il pioniere della forma di racconto transmediale. Nel 2010 “Giallo a Milano” di Sergio Basso e “Bakroman” dei fratelli De Serio (miglior documentario al Torino Film Festival 2010) sono usciti in sala supportati da progetti crossmediali pubblicati sulla piattaforma web del “Corriere della Sera”. La Sarraz di solito gestisce anche la distribuzione dei documentari che produce, in questo momento sta portando in giro “Cadenas” di Francesca Balbo, vincitore del premio Solinas documentari.
La Sarraz ha prodotto nel 2011 “Sette Opere di Misericordia”, opera prima dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, film che ha fatto il pieno di premi nei festival internazionali, e che è stato un po’ il biglietto da visita di Borrelli per Cannes.
Dice il produttore: “Se sono arrivato qui è grazie anche a questo film, il primo film a soggetto che abbiamo prodotto (uno dei requisiti di selezione era proprio questo, n.d.r.), una coproduzione europea (con la romena Elefant Films), che ha
anche beneficiato del fondo Eurimages e di un contributo del FIP (Film Investimenti Piemonte).
Ci piacerebbe annunciare la loro seconda opera a Cannes, anche perché dopo “Sette Opere di Misericordia” c’è molta curiosità all’estero verso i due registi, soprattutto in Francia e in Spagna: qui il film verrà distribuito e c’è anche
chi ha espresso interesse ad entrare in coproduzione nel loro secondo lavoro.”
Continua Borrelli: “Aver prodotto questo film ci ha reso eleggibili anche per il network ACE (Ateliers du Cinéma Européen) dove abbiamo partecipato con “Fingertips” di Sergio Basso, progetto in sviluppo di coproduzione con la
Cina, che abbiamo presentato al Filmart di Hong Kong.”
Sergio Basso è un altro autore su cui Las Sarraz punterà a Cannes: “Oltre che con ‘Fingertips’anche con ‘One Day in an Eternal present” un documentario che affronta il problema dei rifugiati del Butan in Nepal con un approccio originale, quello del musical (in stile Bollywood). Un progetto difficile, a cui però è abbinato anche il progetto crossmediale Facelessbook, che ci ha portato un coproduttore danese molto interessante, specializzato nella creazione di
piattaforme interattive: DieAstaExpereince, la cui fondatrice, Asta Wellejus, è anche cofounder della società di Lars von Trier, Zentropa.”
In cantiere per La Sarraz anche “Quello che non ho” di Umberto Spinazzola, di cui Borrelli dice: “è un film autoriale, che affronta uno dei temi oggi più caldi, quello dello spreco alimentare, e che vede già la partecipazione di FIP (che già aveva sostenuto “Sette Opere”), e l’interessamento di società francesi, spagnole e tedesche”. E ancora “At Matinè” di Giangiacomo di Stefano, documentario creativo sul panorama delle matinèè nella New York degli anni ’80.
Borrelli ama le sfide: “Io scelgo i progetti che mi sento di fare, le cose che mi appassionano, cosciente del fatto che produrre non è il problema principale, il problema è distribuire.”
Una consapevolezza che diventa anche criterio di scelta: “Quello su cui mi piacerebbe di più lavorare in questo periodo è un progetto distributivo, che però venga costruito in fase di sviluppo produttivo. “Quello che non ho” ha ad esempio
un’enorme potenzialità di diventare unprogetto transmediale: creando rapporti con piattaforme web che trattano la stessa tematica del film, con serious games, istaurando quindi un rapporto con il pubblico molto prima che il film esca. E poi mi interessa sfruttare la distribuzione web. Certo, per far questo c’è bisogno di un partner forte, come è stato per noi il ‘Corriere della Sera’, di una comunicazione che vada in profondità.
La libertà che il web promette, infatti, non prescinde dalla necessità di dover comunque investire tanto in promozione, proprio come con la sala.”