Il Festival di Cannes ha voltato le spalle al cinema italiano: nessun titolo nazionale correrà per la prestigiosa Palma D’oro.
Dal coro di polemiche e recriminazioni scatenate dalla esclusione si chiama fuori Riccardo Tozzi, produttore molto quotato e presidente dell’Unione produttori. “In Italia si fanno tempeste in un bicchier d’acqua invece di guardare le cose per come sono” dice Tozzi “Quello che è successo è molto semplice. L’anno scorso Marco Muller, anche in chiave difensiva nei confronti del Festival di Roma, aveva sventolato ai quattro venti che Venezia era l’unico Festival con anteprime mondali. Cannes non è voluta essere da meno. Quest’anno la selezione è stata fortissima e si è voluto prendere soltanto le “˜scoperte’. Ma non c’è nessun film italiano disposto ad uscire nelle sale dopo Cannes perché la data è molto penalizzante”.
In questa vicenda Tozzi è parte in causa avendo prodotto “˜Mio fratello è figlio unico’, il film di Daniele Lucchetti di cui tutti alla vigilia davano per certa la partecipazione al concorso. Invece, proprio mentre si accingeva al debutto in sala (il 20 aprile, ndr), è sopraggiunto il verdetto di Cannes che lo ha relegato nella sezione laterale del Certain regard (e analoga sorte è toccata anche ai “˜Centochiodi’ di Ermanno Olmi che figurerà fuori competizione nelle celebrazioni per i sessant’ anni del Festival ). Se delusione c’è stata, Tozzi non lo dà a vedere e ribadisce:” Se non ci fosse stato questo problema pratico uno o due titoli italiani sarebbero stati scelti. Non voglio dire del mio film ma so per certo che Cannes avrebbe voluto Olmi in concorso”.
Dunque è un problema che si ripeterà anche in futuro?
Se non cambia la situazione sarà molto diffcile per i film italiani partecipare alla manifestazione della Croisette. Abbiamo già sperimentato che uscire il 28 maggio è un disastro né regge la contemporanea col Festival e anche il rinvio ad ottobre non funziona perché tutti si sono scordati di Cannes e si parla solo dei film di Venezia e di Roma.
Come se ne esce?
Francamente non lo so ma invece di dire che i francesi ci fanno la guerra o tirare in ballo l’Uefa sarebbe più produttivo interrogarci su come porci rispetto a Cannes. Una via d’uscita sarebbe la stagione estiva, ma ci si arriverà piano piano perché un produttore italiano fa questo passo a suo grande rischio. Non a caso hanno cominciato gli americani che possono provarci perché per loro l’Italia è soltanto uno dei tanti mercati. Per noi è l’unico. Chi se la sente di azzardare ?
A.R.
Cinema&Video International 5-2007