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direttore Paolo Di Maira

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CANNES, FUORI NETFLIX, DENTRO VON TRIER

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Sui 21 film del concorso, quest’anno al Festival di Cannes è la cinematografia orientale a guidare la corsa ai Palmares, mentre marginale è la presenza statunitense, e, come di consueto, corposa quella francese.

Per la Francia concorrono infatti Jean-Luc Godard (“Le livre d’image”) Stéphane Brizé ( “En Guerre”), Christophe Honoré (“Plaire aimer et courior vite”) e Eva Husson (“Girls of the Sun”); quest’ultima tra le tre cineaste donna in concorso, oltre all’italiana Rohrwacher e la libanese Nadine Labaki, che porta a Cannes il sapore del cinema mediorientale con la fiaba politica “Capharnaum”.
Ancora: “ Todos los saben” dell’iraniano Asghar Farhadi e “ 3 visages” del connazionale Jafar Panahi.

“Ayka” segna il ritorno a Cannes del kazako Sergey Dvortsevoy, già autore di “Tulpan”, che vinse il Prix Un Certain Regard nel 2008; ci riprova anche Nuri Bilge Ceylan, con “Ahlat Agaci”: il regista turco nel 2014 vinse la Palma d’Oro con “Winter Sleep”. Folta la pattuglia dell’est asiatico : dal cinese Jia Zhang-ke (“Ash is purest white”), ai due giapponesi Hirokazu Kore-eda (“Shoplifters”) e Ryusuke Hamaguchi (“Asako I & II”), al coreano Lee Chang Dong (“Burning”).
Se la Cina è sempre più vicina, lontana appare la cinematografia statunitense che schiera in concorso Spike Lee con “Blackklansman” (storia di un poliziotto afroamericano infiltrato nel Ku Klux Klan) e David Robert Mitchell con il noir “Under the Silver Lake” .

Sembra che le Major abbiano quest’anno disertato Cannes, fatta eccezione per la Disney che presenta fuori concorso “Solo: A Star Wars Story” lo spin off, diretto da Ron Howard, della saga di Guerre Stellari.

Ha sicuramente disertato Netflix, in polemica con i regolamenti del Festival che vietano il concorso ai film che non hanno l’uscita in sala.

Nello stesso tempo il direttore Thierry Fremaux, quasi a voler marcare la distanza dalle “ragioni del mercato”, ha recuperato un autore di culto come Lars Von Trier, il cineasta danese, persona non gradita dal 2011, quando, in concorso con “Melancholia”, pronunciò frasi considerate filonaziste.
Torna a Cannes, fuori concorso, con “The House That Jack Built”.

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