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GOLINO/Un “Nero” esistenziale
Cannes 2016: dopo la delusione per l’assenza di film italiani in concorso per la Palma d’Oro (ma abbiamo in giuria Valeria Golino), tornano i sorrisi: la nostra cinematografia è viva e vegeta. Soprattutto sul versante dei giovani autori, delle opere non mainstream, coraggiose e controcorrente, degli sguardi “collaterali” e meno omologati, anche se di autori conclamati, che la solennità del concorso ha trascurati.
E allora ecco la lista, il catalogo dei film per cui a Cannes sarà bello tifare italiano.
Cominciamo da «Pericle il nero» di Stefano Mordini, incluso nel Certain Regard, la sezione “sperimentale e curiosa” del festivalone. Dal cupissimo romanzo di Giuseppe Ferrandino, un’opera senza redenzione su un uomo, manovale della camorra, con Riccardo Scamarcio nel ruolo del titolo .
Il colpo grosso arriva nella Quinzaine des Réalisateurs, dove sono tre le opere selezionate: e non potrebbero essere più diverse, rappresentare percorsi diversi del nostro cinema e del nostro paese.
«Fai bei sogni» di Marco Bellocchio è il film di apertura. Prodotto da IBC Movie di Beppe Caschetto in coproduzione con i francesi di Kavac Film, è tratto dal libro autobiografico di Massimo Gramellini, con un cast di assoluto prestigio, da Valerio Mastandrea a Piera Degli Esposti, da Roberto Herlitzka a Fabrizio Gifuni: ancora una volta una (seppure remota) elaborazione del lutto per la perdita della madre.
È un piccolo film senza orizzonti, perché dietro le sbarre, «Fiore» di Claudio Giovannesi: storia di un amore fatto di soli sguardi e biglietti clandestini tra le mura di un carcere minorile. Niente in comune tra queste due pellicole, ma molto in comune: la fotografia di Daniele Ciprì, la presenza ne cast di Valerio Mastandrea, la produzione IBC Movie.
È una coproduzione Italia-Francia (Lotus Prod. e Manny Film) «La pazza gioia» di Paolo Virzì, già definito il «Thelma e Louise» italiano, con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, imperfette e improbabili amiche in fuga da una casa di cura per malattie mentali a bordo di una vecchia Lancia che, seppure rossa, fa tanto «Il sorpasso». Virzì firma anche la sceneggiatura con Francesca Archibugi.
Alessandro Comodin, alla sua opera seconda dopo «L’estate di Giacomo», è invece il nostro uomo nella Settimana della Critica. La sempre severissima e soprattutto oculata sezione ha scelto il suo «I Tempi felici verranno presto»: altra coproduzione con la Francia (Okta Film, Shellac Sud e Arte France) altra storia di una fuga – quella di due ragazzi, durante la guerra, dal carcere in una foresta – che trascolora nella leggenda.
E poi, ancora: nella sezione ufficiale ma fuori concorso, sezione proiezioni speciali di mezzanotte, con bandiera italo-franco-greca il documentario «L’ultima spiaggia» che l’ateniese Thanos Anastopoulos firma con il triestino Davide Del Degan.
A questi si aggiungono poi all’Atelier de Cinéfondation «La santa che dorme» di Laura Samani, produzione Centro Sperimentale di Cinematografia, e nel concorso cortometraggi «Il silenzio» di Farnoosh Samadi e Ali Asgari, iraniani che hanno studiato in Italia e che la Kino Produzioni di Giovanni Pompili ha finanziato: in un ospedale una dottoressa parla a una donna, rifugiata curda; la figlia, che dovrebbe tradurre, invece tace.
La prima volta in 20 anni di un produttore italiano in gara per la Palma d’Oro in questa sezione.
Ciascuno in modo diverso finanziato da MiBACT, film commission o fondi regionali per l’audivisivo, Rai Cinema è il minimo comune denominatore di tutti i lungometraggi: per oculatezza, fortuna o perché unica realtà pronta a sostenere il cinema d’autore?