Si trova in Campania il più grande set d’Europa, a Marcianise, in provincia di Caserta: è quello de “L’Amica Geniale”, la serie tv diretta da Saverio Costanzo e tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante. A definirlo così è stato Lorenzo Mieli, che con Mario Gianani ha prodotto la serie per HBO- RAI Fiction e TIMVISION, assieme a Domenico Procacci per Fandango, in collaborazione con Rai Fiction, TIMVISION e HBO Entertainment, in co-produzione con Umedia.
Il Rione Luzzatti, quartiere operaio della periferia di Napoli e principale ambientazione della serie, è stato riportato al suo aspetto degli anni ’50 in un meticoloso lavoro di ricostruzione – comprendente 12 palazzine, 9 set di interni, una chiesa e un tunnel – sulla superfice di un’ex area industriale alle porte di Caserta, per un totale di 40 mila metri quadrati. Un’opera imponente, proprio come la saga raccontata dalla Ferrante, che si compone di 4 romanzi (è prevista infatti la realizzazione di altre tre stagioni tratte dai rimanenti tre volumi della quadrilogia “Neapolitan Novels”) che hanno goduto di un incredibile successo planetario, gettando le basi di questa grande co-produzione internazionale.
In Italia, dove il libro ha venduto un milione e mezzo di copie”, dopo il passaggio alla Mostra del Cinema di Venezia i primi due episodi hanno avuto un’anteprima al cinema, l’1-2-3 ottobre, mentre le otto puntate di cui si compone la prima stagione saranno trasmesse su Rai Uno a novembre.
L’attesa è forte soprattutto nei paesi dove il romanzo è stato venduto (tradotto in quaranta lingue, ha totalizzato due milioni di
Nel frattempo, continua il produttore, “siamo in fase di scrittura delle sceneggiature della nuova stagione, le cui riprese partiranno nel 2019.”
In totale saranno 32 episodi, 8 a stagione, una grossa mole di lavoro e un forte investimento, anche sul territorio regionale: “Siamo ancora al lavoro per post produrre la prima stagione, e dunque non siamo in grado di quantificarne il budget definitivo, tanto meno, dunque, quello dell’intera serie. Possiamo però dire che si tratta sicuramente di un grande investimento, nell’ordine di parecchi milioni di euro, che ha avuto una forte ricaduta economica sul territorio, e di questo siamo felicissimi.”
L’apporto del territorio infatti, sia a livello istituzionale che professionale, è stato determinante. Continua Mieli: “Cercavamo uno spazio che si prestasse alla ricostruzione dell’intero Rione – e che ospitasse attrezzeria, locali tecnici, una grande mensa capace di accogliere troupe tecnica, cast e decine di comparse. Dopo aver tanto girato lo abbiamo finalmente trovato a Caserta, dove, grazie alla collaborazione degli enti locali, della Regione Campania e della sua Film Commission, in soli cento giorni abbiamo costruito questa cittadella. Questo grazie anche alle straordinarie professionalità che abbiamo ingaggiato in loco e alla grande collaborazione delle istituzioni che hanno subito capito il valore economico, oltre che di immagine, che una serie internazionale come “L’Amica geniale” avrebbe avuto.”
Principale artefice di questo ‘miracolo architettonico’, è lo scenografo, Giancarlo Basili, una lunga esperienza nel cinema, al suo ‘debutto’ nella serialità televisiva: “Abbiamo avuto tante proposte su dove realizzare questa serie, ma l’idea mia e del regista Saverio Costanzo è stata sempre quella di rimanere in Campania, perché anche a livello psicologico era molto importante essere nei luoghi dove la storia era stata scritta, e trovare uno spazio reale, di 4/5 ettari,dove ricreare il quartiere Luzzati degli anni ‘50”. “Quando ho ideato il progetto – prosegue Basili – sono andato una settimana a vivere nel vero quartiere Luzzati, a contatto con gli abitanti, che mi hanno dato indicazioni su come era il quartiere in quell’epoca, quando, tra l’altro, portava i segni del periodo razionalista. Con queste indicazioni, e con la lettura del libro e della sceneggiatura, ne ho reinventato la struttura, seguendo le esigenze di regia di Saverio.”
“Un’area che abbiamo bonificato e su cui abbiamo costruito il quartiere partendo da zero. Abbiamo praticamente ricreato un teatro di posa” ricorda lo scenografo: “Questo ci ha permesso di restare in Campania e avere un rapporto straordinario con la gente del luogo.”
Enfatizza Mieli: “è stato incredibile il calore umano che ha reso meno difficile la lunga trasferta per chi, a cominciare dal regista Saverio Costanzo, è stato tanti mesi lontano da casa.”
Racconta Basili: “Gli spazi fondamentali della storia che abbiamo ricreato sono il tunnel, la strada dei negozi (la tabaccheria, la salumeria Carracci, il bar Solara), lo stradone, la chiesa (che è venuta davvero identica a quella reale!), i giardinetti, il cortile dove vivono le due pro- tagoniste, il terrapieno del treno. Abbiamo poi contornato tutto con il greenback, per ricreare intorno al quartiere la Napoli di sfondo, in computer grafica. Quando le persone del quartiere lo hanno visto, si sono commosse ricordando com’era bello in passato!”
Ad iniziare dall’uso dei colori: “abbiamo deciso con Saverio di optare per la monocromaticità, usando una ventina di tonalità di grigi sulle palazzine. L’idea era di passare ai colori quando le giovani protagoniste escono dal quartiere e scoprono Napoli, la città, e poi Ischia. Una monocromaticità che abbiamo tenuto anche all’interno delle abitazioni, allestite usando solo arredamento originale. Ne sono uscite case vere, ma reinventate, con queste atmosfere grigie, slavate, e un occhio particolare anche al rapporto fra costumi e fondi”.
I colori sono stati il primo dei molteplici elementi di cui si è composto quest’ imponente lavoro di mano d’opera artigianale, realizzato anche con una certa preoccupazione da parte di Basili, veterano del cinema, ma alla prima esperienza con la serialità televisiva: “temevo anche che, essendo una grande produzione HBO, ci fosse una forte aspettativa su una Napoli ‘alla De Sica’, la Napoli anni ’50 che resta nell’immaginario internazionale, mentre le nostre prime immagini sono molto diverse, perché ambientate in un luogo altro, in un quartiere periferico e poco conosciuto”.
La tradizionale capacità artigianale del cinema italiano, ha trovato qui il suo contesto ideale. Lo sottolinea Maurizio Gemma, direttore di Film Commission Regione Campania: “La realizzazione di scene ambientate fuori dal set di Caserta ha richiesto un impegno senza precedenti da parte degli enti e delle istituzioni territoriali coinvolte, nondimeno dei cittadini che con la loro pazienza e passione hanno circondato il progetto di affetto e solidarietà. Senza questi apporti sarebbe stato ancora più difficile raggiungere la qualità visiva de “L’amica geniale”.”
Fra le location napoletane ‘extra’, Palazzo Gravina, sede del Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II, dove sono stati ricostruiti ambienti scolastici e uffici, la Galleria Principe di Napoli, via dei Tribunali, il Molo San Vincenzo al porto borbonico, Piazza del Plebiscito (“che a metà anni 50 era un parcheggio di mezzi, e che abbiamo quindi un po’ riadattato”).
Gli anni continueranno a passare, seguendo la storia di Elena e Lila, bambine e poi donne, in questa cittadella che sarà il set anche delle prossime serie. E poi?
Risponde Mieli: “Di sicuro gireremo lì le prossime stagioni, il Rione si evolverà e cambierà di pari passo con l’evoluzione della storia. Per ora il nostro programma è questo, per usi futuri del set vedremo quando avremo finito la serie”.
Certamente “L’amica geniale” ha aperto nuove prospettive strategiche per il territorio, con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il quale, in occasione dell’anteprima veneziana della serie, ha anticipato che “la Regione intende strutturare gli interventi e puntare a un piano industriale che riprenda in considerazione il progetto di un distretto del cinema”.
Le condizioni ci sono.
“Possiamo dire con orgoglio – conferma Maurizio Gemma – che da qualche anno la Campania non è più soltanto una terra capace di grande forza ispiratrice e generatrice di creatività. Progetti di questo genere confermano la nostra capacità di accogliere e accompagnare produzioni complesse, l’affidabilità di un comparto maturo, e l’esistenza di un sistema regionale che funziona”.
“Ma soprattutto – conclude il direttore della Film Commission- l’approvazione di una legge Cinema regionale che in maniera organica ci ha dato la possibilità di gestire un sistema di incentivazioni efficace, ha fatto la differenza”