direttore Paolo Di Maira

Le novità di Real Screen e la collaborazione con BerlinalePanorama

“Sono passati 30 anni dagli accordi di Oslo, che si svolsero il 23 settembre 1993, con l’obiettivo di accelerare il processo di pace fra Israele e Palestina e non è cambiato praticamente niente, anche se guardando questa regione geografica particolare da 14 anni, ci rendiamo sempre più conto che la sua costante è un perenne stato di cambiamento.” Così Lisa Chiari, direttrice assieme a Roberto Ruta di Middle East Now introduce il tema di quest’anno del festival dedicato al cinema e alla cultura mediorientale di Firenze: Permanent Transition.

É questo il filo rosso che tiene assieme un programma composto da 35 film, con tante anteprime italiane ed europee, suddivisi in tre sezioni diverse dedicate alle transizioni sociopolitiche, generazionali e alle storie (Life& Beyond).

Tantissimi anche gli ospiti che saranno a Firenze, dal 10 al 15 ottobre, fra il Cinema La Compagnia, il Cinema Astra, il Museo del Novecento e altri spazi della città, grazie anche, ricorda Ruta, “alla linfa aggiuntiva iniettata dal fatto di essere all’interno del grande contenitore della 50 Giorni”, di cui il Middle East Now sarà il secondo appuntamento (leggi qui).

La conferenza stampa di presentazione del Middle East Now

Il focus di quest’anno è sulla Palestina, territorio da cui arrivano i film di apertura e chiusura: la commedia irriverente: A Gaza Weekend di Basil Khalil, che racconta le vicende di un maldestro giornalista britannico e di sua moglie, un’israeliana nevrotica, che quando un virus si diffonde rapidamente in Israele causando una pandemia e bloccando tutti gli spostamenti via terra e via mare, sono costretti a tentare la fuga a Gaza, Bye Bye Tiberias sullo straordinario viaggio emotivo che vede la regista Lina Soualem e sua madre, la famosa attrice palestinese Hiam Abbas, ritornare nel villaggio ancestrale della famiglia in Palestina, che la Abbass lasciò poco più che ventenne per inseguire il suo sogno di diventare un’attrice in Europa. 

Dalla Palestina arriva anche, in anteprima europea, il documentario di fantascienza, Lyd di Rami Younis e Sarah Ema Friedland, che segue l’ascesa e la caduta della città di Lyd, una metropoli vecchia di 5.000 anni, che un tempo era una vivace città palestinese, fino alla sua conquista avvenuta con la fondazione dello Stato di Israele nel 1948. 

Pluripremiato al festival di Amman (Miglior Film e Premio Fipresci), il film ha come produttore esecutivo Roger Waters dei Pink Floyd, e la voce narrante della famosa attrice palestinese Maisaa Abd El-Hadi. 

Bye Bye Tiberias

Altra produttrice d’eccezione è Cate Blanchett, che ha firmato Shayda, opera prima della giovane regista iraniano-australiana Noora Niasari, al festival in anteprima italiana prima di uscire nelle sale, ritratto poetico della vulnerabilità ma anche dell’anima radiosa di una donna iraniana che rivendica con coraggio i suoi diritti. Il film, che ha chiuso il Locarno Film Festival e ha vinto l’Audience Award al Sundance Film Festival, ha come protagonista Zar Amir Ebrahimi, migliore attrice a Cannes 2022 per Holy Spider, acclamata anche come regista.

L’Iran è un altro paese centrale per del Middle East, che avrà come ospite speciale il regista, scrittore e produttore Mohsen Makhmalbaf, considerato tra i più influenti registi del cinema mondiale e tra i fondatori della new wave del cinema iraniano. L’autore di tanti film capolavoro, tra cui Viaggio a Kandahar, presenta al festival, il suo ultimo lavoro Talking with Rivers, una conversazione tra Iran e Afghanistan in forma di film, due paesi vicini che un tempo erano una sola terra. Questi, dopo essersi separati, condividono ora le loro storie, dall’era dell‘invasione sovietica alla Guerra civile e all’era Talebana, fino ad arrivare all’ascesa e alla caduta dell’America e al ritorno dei Talebani. In programma anche The List,  ultimo film della figlia del maestro, Hana Makhmalbaf, che racconta la mobilitazione internazionale del mondo del cinema e della cultura per salvare gli artisti e i registi in Afghanistan, a rischio di essere giustiziati con il ritorno dei talebani al potere dopo il ritiro definitivo delle forze internazionali da Kabul.

La proposta cinematografica di quest’anno si arricchisce anche di due  film selezionati da Michael Stütz, direttore di Berlinale Panorama, la sezione del festival di Berlino che storicamente dà spazio a film indipendenti e anticonvenzionali che esprimono il concetto di “nuovo”. Sono Miguel’s War di Eliane Raheb (Libano, Germania, Francia, 2021), narrazione monumentale, che tra documentario, animazione e film d’archivio presenta l’incredibile parabola di vita di un uomo gay libanese, che torna nel suo paese d’origine dopo 37 anni vissuti in Spagna, per riflettere sulla sua esperienza di infanzia queer durante la guerra civile libanese. E, sempre dal Libano, Death of a Virgin, and the Sin of not living di George Peter Barbari, protagonista un gruppo di adolescenti libanesi che mette assieme i soldi per perdere la verginità, un impressionante film di debutto che con straordinaria sensibilità decostruisce il mito di un rito di passaggio maschile.

E anche il lato ‘industry’ del festival presenta un’importante novità: Real Screen, un evento speciale – aperto al pubblico – dedicato ai documentari work-in-progress in collaborazione con Close-Up Initiative, il programma che supporta registi emergenti che si impegnano con le loro opere a rappresentare il dialogo, la lotta per la giustizia e la libertà nelle regioni del Medio Oriente e Nord Africa. Sabato 14 ottobre, dalle ore 10.30, al Cinema La Compagnia, saranno presentati 6 progetti di film documentario work-in-progress (WIP) provenienti da Iraq, Turchia, Afghanistan, Algeria e Libano, e nell’occasione i registi potranno interagire col pubblico e con una serie di professionisti dell’industria cinematografica, per avere feedback sui loro progetti e sul percorso di sviluppo. Una giuria selezionata di professionisti assegnerà anche il Real Screen Award, contributo allo sviluppo del progetto più promettente. Un’occasione unica per il pubblico del festival di partecipare all’anteprima assoluta di storie uniche che diventeranno un film.
Il progetto è realizzato in collaborazione con Berta Film.

Baghdad on Fire

Già negli anni passati erano stati presentati progetti WIP al Middle East Now, fra cui, ricorda con soddisfazione Lisa Chiari, Baghdad on Fire di Karrar Al-Azzawi, racconto bruciante delle speranze e dei sogni dei giovani iracheni, che manifestano in piazza guidati da una giovane donna di 19 anni, che affronta le enormi conseguenze della lotta per la democrazia, la libertà e un futuro migliore. Il film sarà al festival assieme al suo autore.

Oltre all’ultimo istituito “Premio Cinema Iran e Afghanistan”, in memoria di Felicetta Ferraro, tornano i premi che il festival assegna già: il “Middle East Now Audience Award”, al miglior film votato dal pubblico, il “Best OFF”, riconoscimento al miglior cortometraggio d’autore conferito da OFF Cinema, e il “Middle East Now Staff Award” al miglior corto o mediometraggio, assegnato dallo staff del festival.

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