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Bolzano Film Festival Bozen, conclusosi il 17 Aprile, ha segnato una crescita di spettatori di oltre il 30%: un dato che premia le novità introdotte in questa trentesima edizione. Sono passati trent’anni, da quando il Festival nacque per segnalare a produttori e distributori a nord del Brennero l’esistenza di un pubblico desideroso di vedere in lingua originale il nuovo cinema tedesco.
In questo particolare contesto (i pubblici sono due: in lingua tedesca e in lingua italiana), molte cose sono cambiate.
“Abbiamo sentito il bisogno di aprirci”, spiega la direttrice, Helene Christanell: “non più soltanto verso il nord. Per noi è sempre stato importante creare occasioni in cui s’incontrano nord e sud, in cui possano dialogare le culture”.
L’edizione 2016 ha infatti caratterizzato il suo trentesimo anniversario con una maggiore attenzione al cinema italiano (italiani sono tre degli otto lungometraggi in concorso: “Bella e perduta” di Pietro Marcello, “La terra dei Santi” di Fernando Muraca, “Era d’estate” di Fiorella Infascelli), e lo ha enfatizzato con l’omaggio all’attore e regista Sergio Castellitto, ospite d’onore calorosamente accolto dal pubblico in un incontro moderato dal giornalista Franco Montini al Foyer del teatro Stabile di Bolzano (“gli attori sono spesso fragili e hanno bisogno di essere accarezzati dal pubblico” ha ammesso con autoironia Castellitto). C’era anche il premio Oscar Jiri Menzel che ha dialogato con gli appassionati di cinema nella corte interna della Galleria Prisma.
“Siamo un festival per giovani registi, ma alcuni ospiti molto conosciuti servono anche ad un festival”, nota Helene, sottolineando l’altro elemento di novità del Festival, che, coinvolgendo quest’anno sale nel centro di Bolzano frequentate usualmente da cittadini di lingua italiana, ha potuto offrire al suo pubblico anche la presenza di Christian De Sica, interprete del film d’apertura di “Fräulein”.
Interamente concepito in Alto Adige, “Fräulein” conduce ad un altro elemento identitario del Festival, quel forte legame con il territorio che ha generato la sezione “Made in Alto Adige” giunta alla sua quarta edizione con grande partecipazione di pubblico (affollatissime le proiezioni di “Fräulein” e di “König Laurin”, dell’esordiente Matthias Lang).
Determinante, oltre allo storico legame con la scuola ZeLIG, è la collaborazione con la giovane Film Fund & Commission altoatesina, che ha dato luogo a una serie di iniziative collaterali, come il workshop e speed dating di Campus (terza edizione dell’ iniziativa rivolta ai giovani interessati a lavorare nel cinema) e la prima edizione di Final Touch, offerta formativa per giovani filmmaker.
In questo ecosistema il festival ha accompagnato la crescita di un pubblico fatto prevalentemente di giovani; quest’anno ancor più protagonisti, con la creazione di un nuovo concorso con giuria composta da 9 studenti di liceo, provenienti da Alto Adige, Trentino e Tirolo.
Coerentemente, gli organizzatori hanno potuto elaborare in modo originale la necessità di rafforzare i rapporti con il mondo professionale: non tentando di costruire, come accade spesso, uno spazio dedicato al mercato, ma imboccando con convinzione la strada della formazione e della promozione dei nuovi talenti.
Sono, queste, le linee guida che Helene Christanell intende seguire anche per il futuro, confermando tutte le iniziative avviate in questa edizione, compreso il Focus Europa, inaugurato quest’anno, e puntato sul cinema sloveno con una corposa delegazione di autori e produttori tra cui i registi Jan Cvitkovič e Janez Burger, il produttore Miha Černec, il direttore del Festival di Portorose Igor Prassel, Nerina Kocjančič dello Slovenian Film Centre.
“Abbiamo pensato che ha più senso dedicare spazio alle cinematografie meno conosciute, e per questo l’anno prossimo coinvolgeremo nuovamente un paese dell’Est Europa”.
Infine, i premi: “Herbert” di Thomas Stuber è il miglior film e “Lampedusa im Winter” di Jakob Brossmann miglior documentario.
Il premio del pubblico è andato a” Un tango màs” di German Kral e il Premio Euregio Giuria Studenti a “Die Schwalbe” di Mano Khalil.