direttore Paolo Di Maira

BOLOGNA/Come ti salvo i cinema del centro

di Enzo Chiarullo


Cambia il modo di andare al cinema e larghe fasce di pubblico, soprattutto i più giovani, sembrano apprezzare l’offerta dei multiplex dove è più facile parcheggiare, dove l’offerta dei film è differenziata, con orari flessibili e titoli “commerciali” che privilegiano l’azione e la spettacolarizzazione.
Tuttavia il mondo del cinema continua a comprendere anche un pubblico più tranquillo, che non ama i luoghi affollati, che predilige l’opera di registi blasonati o pellicole che privilegiano l’intreccio narrativo o le evoluzioni registiche rispetto agli effetti speciali, e che concepisce l’andare al cinema come un modo di vivere la città  e la comunità  di appartenenza.
Questo tipo di pubblico è stato ultimamente penalizzato dalle scelte di molti esercenti che, spinti dalla generalizzata crisi del settore, hanno gradualmente ridotto (quando non interrotto) l’attività  delle sale dei centri storici riconvertendole in spazi commerciali oppure cedendole alle imprese immobiliari, golosamente alla ricerca di spazi edificabili di pregio nel cuore delle città . 


“Si tratta di un’idea nata dalla necessità  – ci ha spiegato in proposito Claudio Reginelli, Segretario Agis Emilia Romagna “” i numeri di biglietti venduti a livello nazionale sono troppo pochi per far vivere tutte le sale esistenti, e la nascita di nuove strutture, più moderne e attraenti per il pubblico giovane, non aiuta di certo.
Tutti vorremmo i 140 milioni di biglietti venduti in Spagna per non parlare dei numeri ancora più interessati realizzati in Francia, Germania e Regno Unito, ma ci dobbiamo per il momento accontentare dei nostri 117 milioni scarsi con i quali dobbiamo consentire a tutti di lavorare. Non intendo demonizzare i multiplex che rappresentano una diversa fruizione del prodotto cinema e offrono servizi appetibili per un pubblico più mobile, ma le sale dei centri storici possono comunque avere una solida base di clientela e sono senza dubbio tra organi vitali della vivacità  culturale di una città “.
“Ci è voluto circa un anno di studi, incontri, confronti e approfondimenti – continua Reginelli – per arrivare al testo della convenzione che prevede facilitazioni per l’utenza (l’accesso alle ZTL e sconti sui parcheggi a pagamento) e la nascita di un apposito servizio navetta con un percorso studiato sui cinema del centro: lasciando l’auto nel grande parcheggio Tanari (nei pressi della stazione ferroviaria) e utilizzando il mezzo pubblico (la Navetta B appunto) si evita il costo del parcheggio e pagando solo il biglietto dell’autobus corsa urbana si raggiungono i principali cinema del centro in tutta comodità .
Gli esercenti invece possono contare su agevolazioni fiscali per quanto riguarda l’ICI, la tassa sulla raccolta dei rifiuti e l’azzeramento dei costi per l’insegna, oltre ad interessanti opportunità  di co – marketing con l’amministrazione comunale.
E’ un po’ presto per fare bilanci economici poiché la convenzione è in fase sperimentale (entrerà  uffi cialmente in vigore con l’anno nuovo) tuttavia posso confermare la soddisfazione da parte degli esercenti perché con questo tipo di sostegno l’amministrazione comunale non si sostituisce ai gestori bensì riconosce il nostro ruolo di elementi fondamentali per la vivibilità  di un centro storico”.


Bologna ha dunque risposto concretamente ad una situazione delicata che riguarda molte altre città  italiane, molte delle quali non possono neppure contare su un contesto normativo regionale come quello emiliano-romagnolo che, di fatto, limita il proliferare dei multiplex (Legge 12 del 2006 firmata dall’Assessore Alberto Ronchi).


Per entrare nel merito della convenzione e sentire il parere degli amministratori firmatari della convenzione abbiamo contattato anche Angelo Guglielmi (assessore alla cultura del Comune di Bologna) il quale ha confermato l’urgenza del provvedimento:
“Ce ne siamo accordi tardi “” ha spiegato Guglielmi “” il casus belli è stata l’ennesima chiusura di una sala storica del centro (il cinema Nosadella ndr.) circa un anno fa, chiusura ancora non del tutto risolta (si sta parlando del trasferimento dell’attività  in altra struttura e sono al vaglio le soluzioni tecniche possibili per far rivivere il Nosadella, ndr.) che è però servita a mettere a fuoco un problema che fino a quel momento era un po’ rimasto tra le pieghe dei permessi commerciali e delle concessioni edilizie.
Dal dibattito seguito alla chiusura del Nosadella, è seguito anche un acceso confronto tra utenti, esercenti e amministratori sulle conseguenze sociali derivanti dalla chiusura dei cinema del centro”. “Fino a circa un anno fa non c’erano particolari limitazioni per un proprietario che intendesse vendere o cambiare destinazione d’uso del proprio cinema e questo ha infatti comportato la chiusura repentina di molte sale, trasformate in spazi commerciali, uffici o residenze.
Per fermare questa pericolosa emorragia siamo intervenuti con una delibera che pone precisi limiti sui cambiamenti di destinazione d’uso (cosa che in altre città , per esempio a Roma, era già  attiva da molto più tempo) ma poi ci siamo accordati con le associazioni di categoria per mettere a punto uno strumento utile a sostegno degli esercenti”.

“Come primo passo – prosegue Guglielmi – abbiamo incontrato gli operatori per meglio comprendere le esigenze di chi per tanti anni ha gestito i cinema cittadini e oggi si trova a fronteggiare una crisi generalizzata e inevitabile.
La tendenza globale che vede il proliferare dei multiplex non ritengo possa essere fermata, ma il calo fisiologico di spettatori nelle sale del centro può certamente essere arginato con interventi che rendano più comodo scegliere una sala del centro storico e supportando il gestore con qualche agevolazione economica.
Dal nostro punto di vista di amministratori c’è poi il dato fondamentale che i cinema sono solo uno dei tasselli che rendono viva una città  insieme ai ristoranti, i musei, le botteghe, i bar, i circoli culturali e così via.
Se una di queste categorie entra in sofferenza ne risentono anche le altre, innescando chiusure di attività  che poi non vengono rilanciate, preparando così il terreno all’inevitabile degrado.
La chiusura dei cinema è divenuta quindi un tassello importante nella catena del degrado dei centri storici, preoccupando molte amministrazioni comunali che hanno visto chiudere i cinema, i bar e ristoranti adiacenti, lasciando spazio al buio e all’abbandono soprattutto nelle ore serali e notturne.
I provvedimenti anti-smog e le limitazioni al traffico cittadino hanno poi dato il colpo di grazia e molti potenziali utenti delle sale cittadine si sono rivolti all’offerta dei multiplex decisamente meno complicata.
Tra le amministrazioni che hanno provato a rispondere con decisione a questo stato di cose segnaliamo il caso di Bologna, che fa un po’ da apripista per altre città , proponendo una soluzione che potrebbe diventare un modello esportabile in realtà  paragonabili per dimensione e tradizione.
Il centro storico del capoluogo felsineo racchiuso da 9 porte (ciò che resta dell’antica cinta muraria) ha visto chiudere negli ultimi anni molte sale del centro, assediate da almeno tre multiplex costruiti nelle immediate vicinanze e strategicamente posizionati per coprire le esigenze di ampie porzioni dell’abitato.
Grazie al lavoro di studio di una commissione intersettoriale, e del provvedimento che ne è scaturito, Bologna sembrerebbe essere il primo comune italiano a riconoscere ufficialmente il ruolo sociale, economico e culturale svolto dai cinema del centro.
Il problema è stato analizzato da tutti i punti di vista e la convenzione che è stata recentemente siglata dalle parti, Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) e Amministrazione comunale, mette in evidenza l’approccio multidisciplinare alla questione.


Tornando quindi all’approccio strategico del problema, l’altro importante passaggio è stato quello di assimilare le sale cinematografiche del centro ai musei per quanto riguarda il trattamento fiscale, agevolandoli quindi con importanti riduzioni sull’ICI (passando dall’aliquota massima alla minima “” quella dei musei appunto) e sulla tassa sui rifiuti, ma anche con l’esenzione delle spese per l’insegna (che non è più considerata come un’insegna commerciale) con l’esenzione del canone di occupazione del suolo pubblico e altre possibilità  di contenimento delle spese fisse.
Poi siamo intervenuti su un’altra problematica che a nostro modo di vedere poteva rappresentare un fattore critico di scelta per lo spettatore, ovvero la possibilità  di arrivare con la propria auto vicino alla sala senza incappare nelle sanzioni previste nelle Zone a Traffico Limitato o, ancora, avere la possibilità  di lasciare l’auto nei parcheggi custoditi, a tariffa agevolata.
Praticamente all’atto dell’acquisto del biglietto lo spettatore comunica il numero di targa della propria auto e questa viene comunicata all’ufficio competente per evitare che venga riconosciuta dalle telecamere e dal sistema informatico della ZTL come trasgressore.
Poi viene consegnato un contrassegno per il permesso di parcheggio e le istruzioni per poter godere della tariffa scontata nel principale parcheggio coperto del centro.
La convenzione è partita in via sperimentale in queste settimane e andrà  a regime all’inizio del 2009.
Ancora non disponiamo di dati sull’utilizzo e neppure abbiamo fatto una stima del mancato introito per il comune.
Si tratta comunque di cifre piccole (poche sale) e il beneficio ottenuto dal portare più persone nei cinema del centro e a vivere la città  è di gran lunga maggiore rispetto agli eventuali costi”.
“Non possiamo ovviamente impedire ai proprietari delle sale di vendere o di chiudere l’attività  però, a differenza del passato, quando il Comune viene interpellato per i necessari adempimenti burocratici si lavora in una direzione precisa: salvare sala e schermo, che potranno certamente essere ridotti per capienza e potranno prevedere spazi commerciali adiacenti ma non potranno più essere soppressi.
Proprio in questi giorni siamo in trattative con l’esercente di una multisala del centro che intende ottimizzare la gestione riconvertendo una parte dei suoi spazi in più remunerative attività  commerciali.
Con il fisiologico calo degli spettatori potrà  certamente diminuire il numero delle poltrone disponibili, ma il grande schermo – conclude Guglielmi -, grazie al nuovo quadro normativo, resterà  lì, a disposizione di quanti ancora preferiscono vivere la propria città  e fare un giro in centro per andare al cinema”.

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