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direttore Paolo Di Maira

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BILANCI/2016 senza squillo di trombe

Un film di Checco ZaloneNel 2016 il consumo di cinema è cresciuto: i biglietti staccati in sala sono stati 105.385.195, con un incremento del 6,06% rispetto al 2015.
In aumento anche gli incassi: 661.844.025 di euro, + 3,86%. Un trend positivo rispetto anche al 2014, con un incremento pari al 15,14% per le presenze e al 15,05% per gli incassi.

 

Aumenta la quota di mercato del cinema italiano che in termini di presenze nel 2016 sale al 28,71% contro il 21,35% del 2015.

In calo la quota di mercato del cinema statunitense, passata dal 60,01% del 2015 al 55,19% del 2016.
I numeri ( dati elaborati da Cinetel, vedi dati cinema ) sono stati presentati e commentati il 17 gennaio a Roma, presso l’ANICA, dalle associazioni degli esercenti ANEC e ANEM e dai distributori e produttori dell’ANICA.
Alla presentazione, introdotta dal presidente ANICA, Francesco Rutelli, sono intervenuti i presidenti ANEC, Luigi Cuciniello, ANEM, Carlo Bernaschi, Sezione Distributori ANICA, Andrea Occhipinti, Sezione Produttori ANICA, Francesca Cima, l’Amministratore Delegato di CINETEL, Richard Borg, e il direttore generale Cinema del MiBACT, Nicola Borrelli.

Della generale soddisfazione si è fatto interprete Francesco Rutelli, ma “senza squillo di trombe”, ha precisato, permanendo, anche nell’anno appena trascorso, l’antico problema della stagionalità, “che i decreti attuativi della nuova Legge Cinema dovrebbero aiutare a risolvere”.
Il contrappunto della stagionalità ha caratterizzato un po’ tutti gli interventi, con diverse sfumature, una rimozione ( la valutazione dell’iniziativa promozionale Cinema2Day è stata frettolosamente rinviata ad un’indagine in corso) e una premessa implicita: senza gli eccezionali incassi di “Quo Vado?” di Checco Zalone, che con circa 65 milioni di euro al botteghino ha rappresentato circa il 10% degli incassi complessivi, non ci sarebbe stato nessun dato positivo da commentare.
E se Luigi Cuciniello ha insistito sulla “distorsione natalizia”, che ha registrato l’uscita, nel solo mese di dicembre, di ben 29 film ( determinando un calo dell’8,71% di presenze e una diminuzione del 15,05% di incassi rispetto allo stesso periodo del 2015), Carlo Bernaschi ha aggiustato il tiro sul periodo 16 dicembre 2016/6 gennaio 2017, evidenziando il crollo di presenze, -35,71% e di incassi, – 38,06% .
Andrea Occhipinti si è limitato a ribadire che occorre programmare le uscite durante tutti i mesi dell’anno, segnalando che chi può fare la differenza sono le major americane, con le uscite estive dei blockbuster day and date.
Francesca Cima ha proposto un approccio positivo, commentando che il successo inaspettato di alcuni film ha indicato la strada da battere per incontrare il favore del pubblico: diversificazione dei generi (“Lo chiamavano Jeeg Robot”) un modo nuovo di fare la commedia ( “Perfetti sconosciuti”) il superamento della stagionalità ( “La pazza gioia”, uscito in maggio), l’interesse per il documentario ( “Fuocoammare”).
Le ombre hanno decisamente prevalso sulle luci nell’intervento di Nicola Borrelli, che ha invitato a riflettere, oltre al problema della stagionalità, sull’enorme numero di film usciti nel 2016 ( 554, a fronte dei 480 del 2015, 208 quelli italiani , contro i 189 dell’anno precedente), e sul fatto che tra i primi 20 incassi ci siano solo 4 film italiani .
Per tanti di questi film, ha detto il dg cinema, si tratta di “passaggio tecnico”, dove, cioè, la sala non è determinante, ma funzionale all’accesso a contributi statali e regionali ( in particolare per i film documentari), o allo sfruttamento televisivo ( soprattutto per i titoli non italiani).
Anche questo fenomeno, secondo Borrelli, contribuisce a distorcere il mercato e non fa crescere il pubblico, e spiega perché in 20 anni il numero di spettatori in Italia ha sempre oscillato tra i 90 e i 120 milioni circa.
“E’ un range troppo basso – ha detto- il nostro paese è quello che , in rapporto ala popolazione, in Europa cresce meno”.
Ognuno, dal produttore al distributore, ha detto in sostanza Borrelli, pensa a coltivare il proprio orticello, senza curarsi di quel che vuole lo spettatore. Il salto di qualità ci sarà quando il pubblico sarà al centro: è ciò che si propone la nuova Legge, che “ha ambizioni più elevate di un +6%”, ha concluso.

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