di Adriana Marmiroli
All’inizio molta esitazione e molto ottimismo.
Ora molta eccitazione e molto ottimismo.
Il bilancio di costi, benefici e ricavi della prima edizione del RomaFictionFest è più che soddisfacente.
Lo aveva tracciato a caldo il direttore artistico Felice Laudadio l’ultimo giorno di festival.
Lo aveva ribadito pochi minuti dopo Piero Marrazzo, governatore del Lazio e “padre spirituale” dello stesso.
Soddisfazione che è il risultato di un più che lusinghiero concorso di pubblico (30mila persone in 5 giorni), di un cospicuo ritorno di stampa (ci hanno pensato un paio di piccoli casi mediatici e un Presidente della Repubblica in visita inattesa), di un’organizzazione che logisticamente ha avuto poche falle pur dovendo gestire oltre 140 titoli e relative repliche da spalmare sulle 10 salette del cinema Adriano e al vicino Auditorium della Conciliazione.
Questo mentre gli “eventi collaterali” “” convegni, “masterclass” e pitching date “” andavano a gonfie vele e facevano il pienone. Inaspettato?
Francesco Gesualdi, segretario generale della Regione Lazio, e “braccio operativo” di Marrazzo nell’operazione, ammette di sì, che speravano che tutto andasse liscio per non “essere impallinati” da chi li aspettava al varco, ma che un risultato come quello che s’è verificato era al di sopra delle aspettative.
Due gli obiettivi della manifestazione secondo Gesualdi: creare un momento di incontro tra i beniamini della fiction italiana “” personaggi, produzioni e loro interpreti – e il loro pubblico, e iniziare dialogare con i maggiori braoadcast italiani.
Del pubblico si è detto.
“Volevamo una festa nazional popolare come è nazional popolare la fiction e ci siamo riusciti”.
Dei broadcast Gesualdi cita la presenza dei titoli dati in anteprima (da “O’Professore” a “Caravaggio”, da “L’ultimo padrino” a “Guerra e pace”, “L’amore proibito”, “Giuseppe Moscati””¦) e i complimenti “bipartisan” raccolti da Fedele Confalonieri sul fronte Mediaset e da Petruccioli e Saccà sul versante Rai.
L’altra soddisfazione deriva dall’aver dimostrato che si può fare un festival per la fiction avendo a modello quelli cinematografici, che il prodotto di qualità c’è, che la fiction non è “figlia minore” del cinema.
E cita l’emozione di 1700 persone che, arrivate alle 7 di sera per vedere la nuova versione di “Guerra e pace” per un totale di 400 minuti con stop intermedio di rifocillamento, erano, a fine proiezione, ancora oltre 1000.
“Albeggiava. E non avevamo pensato a caffé e cornetti. Sarà per un’altra volta”.
Questo dal punto di vista dell’immagine e degli effetti sul breve periodo. Ma il RomaFictionFest ha generato anche effetti a lunga scadenza, già visibili in prospettiva.
“La fiction ha bisogno di capitali importanti per attrarre il pubblico. Coproduzioni come “Guerra e pace” sono fattibili e da incentivare, sono indice di una tendenza che la Regione Lazio vuole favorire anche da un punto di vista legislativo.
Il Lazio, distretto fondamentale per l’audiovisivo italiano con decine di migliaia di maestranze impiegate direttamente e indirettamente, aveva bisogno di una vetrina che parlasse anche di questo settore di importanza crescente dell’audiovisivo: l’ha trovata.
E il benessere di questo settore non potrà non generare la fortuna di altri comparti economici, a partire dal turismo e dall’artigianato”.
Ma naturalmente si può fare di più.
Da subito e senza perdere tempo per l’edizione 2008.
Certa, ovviamente, anche se non ancora con date definite (un avanzamento verso giugno è possibile ed auspicabile, ma non più di tanto: il cinema Adriano, che tanto bene ha funzionato, è ancora in piena stagione cinematografica e non darebbe la propria disponibilità ). Quali i fronti da potenziare?
“Vorremmo coinvolgere maggiormente il territorio laziale.
Creare una struttura stabile per dare fiato nel tempo alla manifestazione.
Pensiamo di far diventare il festival una fondazione o, meglio, perché più agile e snella, un’associazione. Vorremmo portare a 6 milioni di euro il budget a nostra disposizione, ma senza pesare ulteriormente sull’ente pubblico (per ora abbiamo avuto 3 milioni dalla Regione Lazio, 1 dalla Camera di Commercio e 400mila dagli sponsor).
Inizieremo quindi a lavorare prima e meglio sull’individuazione di nuovi sponsor privati.
Vorremmo coinvolgere maggiormente l’anno prossimo i nostri maggiori broadcast, che in questa prima edizione si sono mossi in modo molto guardingo e sospettoso.
Un budget maggiore forse ci permetterà anche di avere la presenza di qualche star americana in più.
Senza esagerare, ovviamente, nell’accondiscendere alle loro richieste”. E racconta, Gesualdi, di una star inglese di una serie americana che ha chiesto per la propria presenza l’udienza con il Papa, una settimana di vacanza in Toscana con la famiglia, l’aereo privato.
“Non possiamo e non vogliamo soddisfare simili richieste.
Quelli che sono venuti alla fine erano molto contenti.
Si sono divertiti e sono rimasti impressionati dalla città “.
Anche se non dice che alcuni hanno fatto le bizze a posteriori e sono “spariti” o si sono concessi solo per una rapida apparizione.
Ma forse anche le major Usa daranno più credito al festival dopo questo fortunato esordio.
E comunque “è lo star system italiano che va spinto e appoggiato in queste occasioni”.
Qualche lamentela, ma blanda, dal fronte degli ospiti di serie straniere non conosciute o non importate: scarso affl usso di pubblico, conferenze stampa disertate.
“Ma sono incertezze organizzative cui porremo rimedio”.
Anche diminuendo il numero dei titoli selezionati. “Obiettivamente, anche per frenare certo scetticismo, abbiamo esagerato.
Saremo più selettivi”.
Cinema&Video International n. 8-9 Agosto/Settembre 2007