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direttore Paolo Di Maira

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BFFB/Quando la musica funziona

Perché deve esserci della musica? Cosa deve narrare? Dove deve essere ? Che tipo di musica? Chi la suona ?

Sono, queste, le cinque regole base che il compositore svedese Johan Ramström, docente della Reale Accademia di Stoccolma, ha insegnato agli allievi del Conservatorio Claudio Monteverdi di Bolzano in due workshop che hanno prodotto la realizzazione della colonna sonora di cinque cortometraggi presentati alla 32a edizione del Bolzano Film Festival Bozen, conclusosi lo scorso 15 aprile. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con IDM, ha dato luogo, durante il festival, ad una giornata dedicata alla musica per film: se n’è parlato, in una tavola rotonda , si è ascoltata, nel concerto di Verena Marisa al theremin, si è vista, in serata al cinema Film Club, nei coirtometraggi selezionati.

Inizialmente ci sembrava che il corto non avesse bisogno di niente, era bello così”, raccontano i due allievi del Conservatorio Daniele Corbari e Zeno Lösch, che hanno composto la colonna sonora di “Fireworks” uno dei cinque lavori presentati. Il cortometraggio, diretto da Jasmin Mairhofer, é ambientato in Siria, e racconta, in una manciata di minuti, la tragedia di una donna e del suo bambino sotto i bombardamenti:sono fuochi d’artificio, dice la mamma per rassicurare il suo piccolo.

“La rappresentazione era già molto forte e chiara, noi dovevamo soltanto sottolineare le emozioni prodotte dalle immagini, interpretando, ma senza strafare, le intenzioni della regista, con cui ci siamo continuamente confrontati”.

Mettendo a frutto gli insegnamenti del professor Ramström, i giovani compositori hanno lavorato “con umiltà”. “Il compositore è parte del regista, partecipa alla sua idea e la condivide”.

Già, ma quale dev’essere il rapporto tra musica e film, tra compositore e regista? Questioni affascinanti, anche per lo spettatore, che la tavola rotonda ha provato a districare.

La musica per film non deve necessariamente essere bella musica, ma deve avere una funzione, ha esordito Edi Demetz, docente del conservatorio e coordinatore del progetto.
Punto di vista condiviso da Ramström, secondo cui la cosa più importante è sapere come funzionano i film, come si raccontano le storie. Dunque: saper comunicare con chi i film li fa. Si può diventare un buon compositore di colonne sonore “anche senza aver studiato in un conservatorio”.
Di parere diverso
Gustavo Del Gado, docente al Conservatorio Monteverdi, il quale ha rivendicato il primato della formazione accademica, la sola capace di dare quella conoscenza che rende liberi dalle standardizzazioni imposte dal mercato, che permette di scegliere tra tanti linguaggi, perché “come compositori dobbiamo comunicare, trasmttere sensazioni al pubblico”.
A volte il compositore lavora sul film già montato: “ può essere un limite, ma allo stesso tempo, posso esere ispirata dalle immagini, generando idee che non avrei se lavorassi da sola”, nota Verena Marisa, attingendo alla sua esperienza di composizione di colonne sonore. Simmetricamente, qualche volta la pre-esistenza della musica è utile in fase di montaggio, “perchè aiuta a raccontare la storia”, ammette Milena Holzknecht. Altre volte nasce assieme al film, in fase di sceneggiatura.
E’ “un lavoro di squadra” secondo il regista Stefan Wolner, presente al Festival con il documentario “Mabacher”, il cui protagonista è un disabile. In quel caso. “il compositore mi propose di registrare il suono di una sediua a rotelle e modificarlo elettronicamente e io ho detto ok proviamo”.

Questioni affascinanti, si diceva all’inizio, che hanno aperto nuovi orizzonti anche al Conservatorio Monteverdi, dove sta maturando l’intenzione di istituire un corso per composizione di musica da film.

E’ stata un’esperienza molto interessante che vogliamo ripetere”, commenta Helene Christanell, direttrice di Bolzano Film Festival Bozen:“ la promozione dei giovani filmmaker è un aspetto identitario del nostro Festival, e aver offerto supporto anche ai giovani musicisti, irrobustendo il nostro percorso.

Questo progetto si aggiunge alla direzione che Bolzano Film festival Bozen sta seguendo verso il sostegno ai giovani, tra cui ad esempio la Giuria studenti Euregio che, ogni anno, porta nove studenti di Tirolo, Alto Adige e Trentino ad essere parte integrante del festival in una giuria e in un workshop di formazione verso le professioni nel mondo del cinema”.

Anche il Conservatorio Monteverdi entra, dunque, nella rete di alleanze tessute con costanza da BFFB, quest’anno arricchita dalla collaborazione con il Festival Internazionale di Landshut che ha inaugurato la sezione “corti in trasferta”.

Il legame con il territorio e la sua storia – marcato con le sezioni Local Artists e Made in Sudtirol – rimane il perno attorno a cui si muove il Festival, ed è stato, quest’anno, anche il criterio che ha guidato la giuria nell’assegnazione dei premi nelle due maggiori sezioni del concorso: hanno vinto il lungometraggio di finzione “A Ciambra” di Jonas Carpignano, e “Wildes Herz”, documentario di Charly Hübner: due storie di marginalità, dal sud italia , in Calabria, alla Germania nord-orientale , nel Meclenburgo-Pomerania.

Bolzano Film Festival Bozen ha chiuso l’edizione 2018 con un aumento di pubblico e addetti ai lavori che si assesta sulle 5.500 presenze. Soddisfatta la direttrice, Helene Christanell: “ Uno stimolo in più per la prossima edizione, alla quale stiamo già lavorando”.

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