spot_img

direttore Paolo Di Maira

spot_img

BERLINALE/Lampedusa, Europa

L’orso si è mosso, gira per la città: le diverse pose dell’immagine simbolo della Berlinale, catturate nei poster di questa 66° edizione, sembrano suggerire un’accentuata propensione del Festival all’esplorazione, all’apertura verso realtà nuove e nuovi generi.
Una lettura, questa, che calza bene alla selezione dell’unico film italiano in concorso: “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi.
Il film è un documentario, così come “Sacro Gra”, che valse a Rosi il Leone D’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2013.
“Fuocoammare” racconta l’isola di Lampedusa, confine tra l’Europa e l’Africa, terra da cui quotidianamente fuggono migliaia di migranti.
E’la storia di Samuele, 12 anni, che va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla del mare e di persone che cercano di attraversarlo sognando una vita migliore.
“Fuocoammare”, prodotto da Donatella Palermo e Gianfranco Rosi, è una produzione 21 Uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce Cinecittà e Rai Cinema ed è una co-produzione italo-francese Les Films D’Ici e Arte France Cinema.

“Questo film, così “italiano” ma allo stesso tempo così internazionale – ha commentato Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema alla vigilia del festival – porterà nel cuore dell’Europa immagini e sentimenti utili ad arricchire la riflessione sui nuovi fenomeni migratori, temi su cui tutte le politiche nazionali europee in questo momento si interrogano”.
Con una giuria internazionale presieduta da Meryl Streep, la 66° edizione del Festival di Berlino aprirà l’11 febbraio con “Hail Caesar”, film dei fratelli Cohen (fuori concorso) sulla Hollywood dell’età dell’oro, che vanta un cast stellare composto da George Clooney, Ralph Fiennes, Scarlett Johansson e Frances McDormand.
In competizione 23 film di cui 19 anteprime mondiali. Oltre a “Fuocoammare” c’è un altro documentario, lo statunitense “Zero Days” di Alex Gibney (e, in Berlinale Special, “Where to invade next” di Michael Moore).
Targati USA sono “Midnight Special” di Jeff Nichols e “Chi-Raq” (fuori concorso) di Spike Lee.
“L’avenir” di Mia Hansen- Løve è una co-produzione franco-tedesca, “Soy Nero” di Rafi Pitts è co-prodotto da Germania, Francia e Messico; altra co-produzione è “Alone in Berlin” di Vincent Perez (Germania / Francia / Regno Unito).
Tedesco è “24 Wochen” di Anne Zohra Berrached e francese è “Quand on a 17 ans” di André Téchiné. Seguono “Des nouvelles de la planète Mars” (Francia / Belgio) di Dominik Moll, “Smrt u Sarajevu” di Danis Tanović (Francia / Bosnia Herzegovina) “Genius”, esordio di Michael Grandage (Regno Unito / USA), “Chang Jiang Tu” di Yang Chao (Cina) “Boris sans Béatrice” di Denis Côté (Canada) “Kollektivet” di Thomas Vinterberg (Danimarca / Svezia / Olanda), “Ejhdeha Vared Mishavad!” di Mani Haghighi (Iran) “Mahana” (Nuova Zelanda) di Lee Tamahori, “Hele Sa Hiwagang Hapis” di Lav Diaz (Filippine / Singapore) “Cartas da guerra” di Ivo M. Ferreira (Portogallo), “Zjednoczone Stany Miłosci” di Tomasz Wasilewski (Polonia).

La presenza italiana, mai generosa a Berlino, quest’anno è particolarmente avara.
Oltre al film di Gianfranco Rosi in competizione si può solo aggiungere che c’è Alba Rohrwacher in giuria, e che il nostro tricolore sventola su Culinary Cinema con “One Zero Future Hunger”, cortometraggio di Jonathan Dumont e su Forum Expanded con la co-produzione greco-italo- egiziana “Moderation”, film sperimentale di Anja Kirschner.

Articoli collegati

- Sponsor - spot_img

FESTIVAL - MARKET

- sponsor -spot_img

INDUSTRY

LOCATION

Newsletter