Cartoon Italia è l’associazione nata alla fine degli anni ’90 per sostenere, promuovere e tutelare gli interessi delle imprese di animazione associate in Italia e all’estero. 18 le società di produzione aderenti. Un comparto, quello dell’animazione in Italia, che comprende circa 3mila addetti, con un fatturato medio annuo di oltre 100milioni di Euro. Con Anne-Sophie Vanhollebeke, Presidente, e Alfio Bastiancich, responsabile rapporti istituzionali dell’associazione, facciamo il punto sullo stato dell’arte del settore, dopo l’emanazione dei decreti attuativi della nuova legge Cinema che ha introdotto nuovi strumenti di sostegno al cinema e all’audiovisivo, rendendo disponibili risorse certe per 400 milioni di euro l’anno.
Un virtuoso meccanismo di “auto finanziamento” della filiera produttiva, sul modello francese, che viene incentivata a investire e innovare e che fa scomparire l’incertezza annuale sui fondi destinati al cinema e all’audiovisivo.
Settembre è stato un mese chiave per l’animazione italiana, si è sostanzialmente completata la fase attuativa della normativa. Come queste nuove norme potranno contribuire alla crescita del settore?
Alfio Bastiancich: Il lungo lavoro di collaborazione con il ministero, durante il quale sono emerse le potenzialità intrinseche dell’animazione a partire dalla sua vocazione internazionale e del suo pubblico universale, ha avuto come risultato il riconoscimento del cartone animato made in Italy. I nuovi decreti assegnano a tale settore circa 6,5milioni di euro l’anno per finanziare nuove produzioni. Questo aiuterà non solo la crescita delle società di produzione, ma anche quella dei giovani talenti che non saranno più costretti ad andare all’estero, trovando più facilmente sbocchi occupazionali in Italia.
Oltre a questi contributi, l’aumento del tax-credit al 30% per le coproduzioni internazionali ci aiuterà a competere ad armi pari con i nostri omologhi europei spesso partner nelle coproduzioni. Ma i finanziamenti da soli non bastano, occorrerà anche un sistema di regole nuove sui rapporti tra produttori, TV, OTT a partire dagli obblighi di investimento, che aiutino a creare condizioni strutturali più stabili.
Dal primo gennaio 2016 Cartoon Italia ha aderito all’Anica, l’associazione che rappresenta le industrie italiane del cinema e dell’audiovisivo nei rapporti con le istituzioni. Alla luce del percorso fatto, siete soddisfatti di questo accordo?
Anne-Sophie Vanhollebeke: Questa collaborazione, iniziata nel 2015 prima ancora della formale adesione, si è sempre più consolidata nel tempo. Siamo grati ad ANICA e al suo presidente Francesco Rutelli per la considerazione dimostrata nei confronti dell’animazione.
Il coinvolgimento nei tavoli di lavoro della legge cinema, l’organizzazione delle missioni in Cina, la continua collaborazione tra le nostre associazioni ogni qualvolta ci sia un’azione per la tutela dell’intero settore anche a livello europeo, ha dato ottimi frutti ed è la dimostrazione che fare sistema è la strada vincente. Infatti, in tale senso c’è stata anche una proficua collaborazione con ASIFA Italia, l’associazione che rappresenta gli autori e i professionisti dell’animazione italiana.
C’è ancora lavoro da fare su alcuni punti, come la de nizione di produttore indipendente che, ad oggi, è chi non è controllato da o collegato a emittenti, o per un periodo di tre anni non destina almeno il 90 per cento della propria produzione ad una sola emittente. Una definizione che mal si adatta alla situazione nazionale, con la Rai praticamente unico investitore nella produzione di serie televisive animate. Qual è la vostra posizione?
AB: Su questo punto siamo lavorando al testo del decreto legislativo che verrà presentato a breve al consiglio dei ministri. Sulla prima bozza abbiamo esposto le nostre perplessità, soprattutto perché rimane il criterio della destinazione delle precedenti produzioni per l’individuazione del produttore indipendente. Questo rischia di penalizzare fortemente il comparto dell’animazione poiché non tiene conto dell’attuale contesto di mercato. Nonostante in Italia ci sia un elevato numero di canali tematici destinati ai bambini, questi si limitano nella maggior parte dei casi a comprare prodotti finiti all’estero, che certamente costano meno, ma è solo tramite l’investimento sul progetto che l’industria dell’audiovisivo può continuare ad esistere e crescere.
A che punto è il rispetto delle quote di investimento e programmazione da parte delle reti televisive private?
ASV: Ad oggi, è cambiato poco, molte reti hanno chiesto deroghe. Con Anica abbiamo fatto ricorso per l’annullamento al TAR.
Ma siamo fiduciosi perché, sempre nella legge Cinema, è previsto che si cambi il sistema di queste quote. Le nostre proposte sono state in parte recepite nella bozza del decreto legislativo di riforma che imporrà obblighi più stringenti alle emittenti e sanzioni più adeguate.
Per noi è un aspetto molto importante. La nuova legge Cinema sostiene tutto il settore compreso quello dell’animazione, ma per la crescita del nostro comparto è necessario sbloccare questa situazione quasi monopolistica, nella quale una sola emittente, la RAI, investe nella produzione indipendente mentre gli investimenti delle altre reti sono del tutto marginali, soprattutto nella programmazione per ragazzi.
Finché tutti gli operatori (SVOD, VOD, OTT, broadcaster) che offrono sul territorio italiano contenuti ricavandone utili, non ne reinvestiranno una parte in Italia, non potrà esserci una reale crescita del nostro mercato.
Per questo al di là della quota d’investimento prevista, è importante che sia stabilito in modo inequivocabile che la maggior parte di questa quota sia destinata alla coproduzione o al preacquisto, e che sia introdotta una sottoquota per le opere di animazione appositamente prodotte per la formazione dell’infanzia.
Sul settore cinema di animazione la Rai non sembra intenzionata ad investire. Con la nuova legge c’è però nalmente anche il fondo per lo sviluppo dei progetti. Sarà la volta buona per far ripartire la produzione di lungometraggi?
ASV: Ci auguriamo che il successo a Venezia e nelle sale del lungometraggio napoletano “Gatta Cenerentola” faccia da traino all’intero settore e ridia fiducia a tutti gli investitori italiani.
AB: Ci sono degli ambienti del cinema italiano che ancora considerano l’animazione un genere marginale. Così come per le serie tv, anche il lungometraggio animato, che sia rivolto al pubblico dei ragazzi o degli adulti, ha un notevole potenziale di mercato, nazionale e internazionale. Si tratta naturalmente di dargli la possibilità di svilupparsi. Siamo convinti che gli incentivi della nuova legge lo permetteranno e noi faremo il possibile a nché questo avvenga.