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direttore Paolo Di Maira

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ANDREA ROCCO/Le Film Commissions rispondono

di Andrea Rocco


Trovo estremamente utile ed interessante lo spazio di confronto aperto da Cinema&Video/luoghi&locations e l’intervento degli amici dell’Ape sul ruolo delle Film Commission.


Presi come tutti siamo nella routine quotidiana di lavoro, sono poche le occasioni di riflessione e di dialogo su quello che facciamo e su come potremmo farlo meglio.
E devo dire che trovo nelle parole dei produttori esecutivi, di tutti loro, un’attenzione e una comprensione del nostro lavoro e del nostro ruolo che mi sembra assai positiva, anche nelle critiche che ci vengono mosse.


Entro nel merito, ma con una premessa, che forse serve a spiegare alcuni limiti e ritardi (che ovviamente ci sono) nel nostro operare.
Le Film Commission italiane, e in genere quelle europee, sono entità  e organismi relativamente “giovani”, hanno alle spalle in media neanche un decennio di vita, e sono nate da un processo spontaneo attraverso la germinazione di idee e proposte di provenienza diversa, spesso difformi, fatte proprie da alcuni enti locali, in genere Regioni, ma non solo, ed hanno attraversato, sia dal punto di vista degli assetti istituzionali che da quello del concreto operare, una lunga fase di sperimentazione.


Questo ha portato una certa dose di disomogeneità , come rilevano gli amici dell’Ape, ma ha anche consentito di provare nuove strade, trovare soluzioni, confrontare esperienze, aggiustare il tiro.


Oggi ci sono 18 Film Commission che aderiscono alla nostra Associazione nazionale ed esse coprono la grande maggioranza del territorio italiano.


Come lo fanno?
Io credo piuttosto bene, anche in situazioni di obiettiva ristrettezza di risorse.
Nel senso che le attività  di base, o standard, storicamente assegnate alle Film Commission in tutto il mondo (offerta e individuazione di location, “liaison” con le autorità  e gli enti locali, concessione di autorizzazioni e permessi, valorizzazione delle professionalità  e delle maestranze locali) credo che in Italia, almeno per quanto riguarda i nostri associati, non siano assolutamente deficitarie o “in ritardo” rispetto al resto d’Europa.


Il problema vero è che il sistema dell’audiovisivo italiano (cinema, tv, documentario, pubblicità ) che ha iniziato a lavorare proficuamente con le Film Commission, ha anche “alzato il tiro” delle richieste verso le stesse.
Credo che sia un processo in qualche modo inevitabile e comprensibile. E che ha ovviamente il suo punto centrale nella questione degli incentivi.
Non è un “issue” esclusivamente italiano, ma attraversa l’Europa tutta ed è al centro del dibattito anche nel neo-costituito European Film Commission Network al quale hanno aderito numerose FC italiane.


 Va sottolineato che a livello continentale i casi in cui sono le Film Commission a gestire sistemi di incentivi finanziari alle produzioni, rappresentano sporadiche eccezioni.
Né in Francia, né in Germania né in Regno Unito le Film Commission sono organismi di “finanziamento” del cinema e dell’audiovisivo.
Lo potranno diventare?
E’ giusto che lo diventino?
Lo possono fare con le competenze e le professionalità  che hanno attualmente?
Su questo non credo nessuno abbia risposte e certezze assolute. Stiamo anzi pensando a momenti di incontro con i nostri “clienti” (produttori, produttori esecutivi, location manager) e con le istituzioni locali e nazionali per cercare di individuare assetti futuri che siano razionali ed utili per l’intero comparto.


Altre richieste ci vengono fatte e riguardano ad esempio lo “sfruttamento” delle occasioni create dai film e dalle serie televisive per il territorio in termini di turismo e, in genere, di marketing del territorio (comprendendovi anche la valorizzazione di prodotti tipici, l’offerta enogastronomica, ecc.).
E’ un tema che abbiamo ben presente e sul quale, salvo lodevoli eccezioni, indubbiamente scontiamo ritardi che speriamo di colmare.


In ultimo vorrei concludere ritornando su una notazione di Enrico Ballarin, che mi trova in piena sintonia.
Lo scopo ultimo di ogni Film Commission, in quanto strumento di marketing del territorio e di sviluppo locale è quello di favorire la nascita, la crescita e la buona salute di un comparto produttivo locale dell’audiovisivo.
Tenendo presente le questioni di dimensione e sostenibilità  economica ed evitando velleitarismi o illusioni, credo sia possibile immaginare come punto di arrivo una rete di attività  produttive locali legate all’audiovisivo con qualità  e talenti diffusi su tutto il territorio nazionale.
 A guadagnarci saremmo non solo noi e i produttori esecutivi, ma l’intero sistema-Paese dell’audiovisivo.

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